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Capri, quella terrazza sul mare


Casa Malaparte a Capri

Raggiungere a piedi CASA MALAPARTE, oltre che attraversare l’isola di Capri e scoprire scorci nascosti e paesaggi a picco sul mare, è un po' come trovare, dopo un faticoso cammino nella fitta vegetazione della giungla americana, le piramidi MAYA. In entrambi i casi il sentimento di stupore nel raggiungere una ARCHITETTURA MONOLITICA, che emerge e si integra, nello stesso tempo, con il paesaggio circostante, è molto grande. Anche se il paragone può essere azzardato, è indubbio infatti che CASA MALAPARTE, architettura sorta su un picco di roccia verso la fine degli anni ’70, appare come forma UNICA e IRRIPETIBILE, ad unire magistralmente terra, mare e cielo, a sottolineare l’orizzonte interrotto solo dai faraglioni. Il ROSSO POMPEIANO che ricopre la costruzione aiuta a cogliere la sua immagine regolare e precisa di parallelepipedo sulla roccia di Capo Masullo su cui la casa poggia come per magia. Già da lontano, dall’alto del sentiero di Pizzolungo, si raggiunge la costruzione, alle spalle si coglie la scalinata ad imbuto (raccordo perfetto tra terreno e costruzione) che sale sulla grande terrazza-palcoscenico di cotto, completamente aperta verso il mare. Una vela bianca ed in curva interrompe in modo scultoreo il piano orizzontale, inglobando la canna fumaria e offrendo riparo all’ospite che cerca una dimensione raccolta. La casa più che un’opera d’architettura appare all’occhio di un osservatore attento come un atto poetico, quasi che proprio i mezzi della poesia abbiano dato ordine al disordine naturale, forma all’informe dello scoglio marino, e abbiano infine portato la materia ad una dimensione architettonica. La storia della casa di Curzio Malaparte appare complessa e, solo dopo gli studi che Marida Talamona ha raccolto nel libro “CASA MALAPARTE”, si può tentare un po’ di chiarezza nelle vicende che hanno accompagnato questa costruzione caprese, dal primo progetto di Adalberto Libera alle idee dello stesso Malaparte, influenzato dalla prima bozza, ma anche da suggerimenti di amici e artisti. Il Piano Regolatore voluto da Edwin Cerio (scrittore, ispettore ai monumenti e sindaco di Capri) impediva di costruire sull’isola senza l’approvazione della Soprintendenza di Napoli. Malaparte, superando i vari vincoli, inizia i lavori alla fine degli anni ’30. Rifiuta i caratteri e le tipologie delle ville capresi composte dal connubio tra moresco, gotico e romanico.

Lo scrittore cerca una nuova dimensione funzionante e poetica: ecco sparire anche la ringhiera sul terrazzo che viene lasciato pericolosamente, ma liricamente, aperto all’orizzonte senza ostacolo fisico e visivo. E i quadri della casa sono le grandi finestre a tutt’altezza che incorniciano i paesaggi dell’intorno. La Casa, oltre ad essere un’opera poetica, si configura come “ritratto architettonico” di Malaparte, che, assiduo sui lavori, affascinato dall’arte del costruire, diviene artefice dell’opera, appassionato ideatore e traduttore di idee altrui. “Il giorno che mi sono messo a costruire una casa non credevo che avrei disegnato il ritratto di me stesso... il migliore di quanti io non abbia disegnato finora in letteratura”. Non solo quindi l’eccezionale valore architettonico, paesaggistico e ambientale ha portato questa costruzione ad essere considerata e catalogata come la “casa più bella del mondo” da una rivista del settore, ma, affascinante, la sua storia unica e difficilmente ripetibile.



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