Il Direttore Generale di un’azienda conoscendo la mia passione per le api, mi chiese perché gli dedicassi una parte importante del mio tempo libero.
Gli risposi che oltre alla produzione di miele, prodotto naturale per definizione, trovavo estremamente interessante il loro modello lavorativo, irraggiungibile anche per la migliore azienda del mondo, la loro mirabile organizzazione sociale e poi aggiunsi, dandomi un certo contegno, considerando che le prime due ragioni non lo avevano convinto più di tanto, come le api lavorassero anche il sabato, la domenica e festività comprese senza alcuna rivendicazione sindacale.
Ridendo di gusto mi disse che con quest’ultima spiegazione lo avevo convinto dell’utilità dell’apicultura.
Superato il momento scherzoso, convenimmo che l’aspetto più affascinante delle api fosse il loro comportamento sociale, il loro mondo, in cui ciascuno ha un suo ruolo specifico e al quale nessuno si può sottrarre.
Una società in cui i componenti vivono in interdipendenza con gli altri, e svolgono le proprie funzioni finalizzate al benessere e alla salvaguardia della comunità, in totale armonia.
Ogni ape è fondamentale e indispensabile alla propria comunità.
Lo è l’ape regina che è tale non per motivi dinastici ma perché tutte le altre api dell’alveare decidono che sia così come avviene in uno stato democratico quando si procede al rinnovo delle cariche elettive: l’elezione di un Presidente o di un Sindaco.
Sono indispensabili le api più giovani, quelle che all’inizio della propria vita svolgono i lavori più umili.
Lo sono le api poste a guardia degli alveari, così come quelle esploratrici che individuano e comunicano alle altre i luoghi dove poter effettuare il raccolto. Lo sono quelle più anziane che, dopo aver svolto tutte le altre mansioni, a conclusione del proprio ciclo di vita, possono dedicarsi, finalmente, al lavoro più nobile: la raccolta del nettare dai fiori, che poi viene trasformato in miele da altre api.
Nella costruzione degli alveari le api hanno capito da millenni che le celle esagonali erano migliori rispetto alle altre forme geometriche perché costruendole così avrebbero risparmiato cera e ottenuto il maggior spazio possibile affiancando un esagono all’altro.
L’alveare è una società giusta e solidale in cui si pratica la sostenibilità e dove l’organizzazione è ferrea ma assicura a tutti il miglioramento della propria posizione sociale.
Le api all’inizio della propria vita svolgono i lavori più umili per arrivare, con il passare del tempo, a dedicarsi alle attività più gratificanti come il volo sui fiori. Osservando la vita delle api sembra proprio che non sia necessario aspettare l’arrivo della “livella naturale” per essere tutti ugualmente importanti. Nella società delle api ogni componente rispetta regole condivise per un bene superiore: il bene comune.
Tutto è ottimizzato.
Cosa possiamo imparare da loro?
A vivere spogliandoci degli abiti del male: l’invidia, la superbia, l’ingordigia, l’egoismo, tutti quei vizi capitali che conducono al dissolvimento della persona.
Comprendendo, come ha suggerito Lev Tolstoy, che un uomo oltre a vivere per il proprio bene personale, deve inevitabilmente contribuire al bene degli altri.
Che nessuno lo dimentichi.
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