Per l'osservatorio sull'adolescenza tre giovani su dieci sono ansiosi.
Dai venti ai trent'anni la fascia di età più fragile. In aumento suicidi e stati depressivi.
Bologna, 9 Ottobre 2021. L’ennesima tragedia nel mondo universitario, l’ennesima vita che si è spenta.
Un ragazzo di 29 anni, originario di Pescara, ha deciso di togliersi la vita buttandosi dal ponte Stalingrado di Bologna, dopo aver organizzato una falsa festa di laurea alla quale aveva invitato i genitori.
Il ragazzo aveva detto loro di raggiungerlo a Bologna, per poi andare insieme a Forlì, dove avrebbe discusso la tesi di laurea. In realtà, il traguardo era ancora lontano; il ragazzo aveva infatti sostenuto pochi esami, senza mai riferirlo alla propria famiglia.
Un caso, questo, non isolato, che rappresenta l’emergenza suicidi tra gli universitari.
Storie che si ripetono con un diverso copione, ma con lo stesso epilogo.
Giovani ragazzi che scelgono di rinunciare alla propria vita piuttosto che continuare a sentire il peso di non essere abbastanza bravi, abbastanza decisi, o in regola con gli studi.
Un onere che non lascia via d’uscita agli studenti travolti da tempi, scadenze, aspettative, pretese, bocciature, scelte sbagliate, fragilità.
Una tragedia che rappresenta a pieno la paura delle persone di essere valutate esclusivamente in base ai propri risultati. Un fenomeno che è aumentato con il passare del tempo, e che si è intensificato adesso più che mai.
La rappresentazione di una società in cui si viene visti solo se si sovrasta gli altri. Gli studenti, trovandosi in un’atmosfera di forte agonismo, vengono travolti dall’ansia di dover spiccare rispetto agli altri, consapevoli del fatto che il futuro mondo del lavoro è basato su una forte competitività.
I soggetti più fragili? Senza dubbio, gli universitari.
Risulterebbe infatti che l’ansia derivante dallo studio, così come essere iscritti all’università, sia uno dei motivi scatenanti di sviluppo di stati depressivi.
Questa situazione non ottimale va a sommarsi a quella che viene chiamata “Quarter-life Crisis”, meglio conosciuta come “Crisi dei 25 anni”: una condizione caratterizzata da ansia e incertezze, un periodo di confusione che sembra colpire la maggior parte dei giovani adulti che si scontrano con il “mondo reale”. I dati Istat riportano infatti che la fascia più esposta al fenomeno del suicidio è quella dai venti ai trent’anni, di cui un’alta percentuale formata da giovani sotto i 24.
L’Osservatorio Nazionale Adolescenza riporta che 3 giovani su 10 sono spaventati dal futuro e hanno profonda ansia e paura di sbagliare.
Gli “Young Adults” percepiscono intorno a loro troppe incertezze, si sentono disorientati, sfiduciati rispetto a cosa possa riservare loro l’università e terrorizzati dall’eventualità di aver intrapreso un percorso di studi che non li rispecchi a pieno.
La consapevolezza di dover studiare per anni, senza garanzie di riuscire a trovare lavoro nel campo del proprio percorso di studi, si somma alle precedenti preoccupazioni.
Una situazione, questa, che è andata a peggiorare con l’arrivo della pandemia, che ha avuto un forte impatto sul disagio psichico dei giovani.
Un periodo storico che ha contribuito ad aumentare le insicurezze e l’ansia nei confronti di un futuro instabile, precario, di cui non si hanno certezze.
Occorre cambiare mentalità, e occorre farlo velocemente.
Potremmo vivere nel dubbio che altri ragazzi si trovino nella stessa situazione per uno, due, dieci esami, e non lo sapremmo.
È necessario far capire ai giovani che è ammesso anche fallire, che è normale incontrare delle difficoltà e che non sono i risultati a determinare il tipo di persona che si è e che si potrebbe essere. Perché gli esami si recuperano, i percorsi di studio si cambiano, e nessuna difficoltà incontrata vale tanto quanto la vita umana.
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