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Immagine del redattorePaolo Massi

LA CITTA' DA QUINDICI MINUTI. UTOPIA?

Aggiornamento: 5 mag 2021

L'esempio di Parigi diventato modello per grandi e piccoli comuni. E se provassimo ad imitarlo?

La città, vista la forte concentrazione di funzioni e servizi in un centro relativamente piccolo avrebbe tutte le carte in regola per diventarlo ma mobilità pedonale e ciclabile sono al palo.

Da qualche tempo e soprattutto dopo che l’argomento è stato al centro della campagna elettorale che ha portato alla rielezione di Anne Hidalgo alla carica di sindaco di Parigi, si sente parlare sempre più del concetto di “15 Minute City” - “Città da 15 minuti”.

Sulla base di questo concetto Anne Hidalgo sta rapidamente rivoluzionando Parigi così come stanno facendo i sindaci di molte altre città grandi e piccole al fine di supportare una ripresa più forte dal COVID-19 e di aiutare a promuovere uno stile di vita più locale, sano e sostenibile.

Cosa si intende per "Città da 15 Minuti”? La “Città da 15 minuti” è un approccio alla progettazione/riqualificazione urbana che mira a migliorare la qualità della vita nella città creando condizioni per cui quasi tutto ciò di cui un residente ha bisogno può essere raggiunto in 15 minuti a piedi o in bicicletta.

Questo concetto si basa su una attenta pianificazione a livello di quartiere/città, in grado di dare ad ogni distretto da 15 minuti le caratteristiche necessarie a sostenere una vita piena - inclusi lavoro, cibo, ricreazione, spazi verdi, alloggi, studi medici, piccole imprese e altro ancora. Una vita piena che non richieda tuttavia l’uso giornaliero dell’auto.

Alla base del concetto c’è infatti la volontà di sfruttare gli enormi vantaggi generati dalla mobilità muscolare a livello ambientale, economico e sociale. Vantaggi ai quali si era accennato nell’articolo “Città per le persone - Sette motivi per progettarle” comparso nel numero di Dicembre del presente giornale. Il concetto di “Città da 15 Minuti” è in netto contrasto con le tendenze della pianificazione urbanistica del secolo scorso, che hanno visto la concentrazione di funzioni omogenee in aree residenziali, aree per uffici (con i cosiddetti “centri direzionali” di cui tanto piace ancora parlare agli amministratori delle nostre città), aree commerciali e di intrattenimento, quest’ultime spesso localizzate ai margini delle città. Un modello che ha portato, tra le tante cose, all’impoverimento dei centri delle città, a grandi flussi di traffico (con conseguente inquinamento) in ingresso ed in uscita ed all’accentuazione della crisi dei piccoli negozi. Sarebbe grave errore dimenticare che la crisi dei piccoli negozi è iniziata infatti alla fine degli anni 80 con l’arrivo in Italia dei grandi centri commerciali spesso localizzati a ridosso di crocevia di importanti vie di comunicazione (e quindi fuori dalle città).

Potrebbe Colleferro essere considerata una “15 Minute City”? In teoria Colleferro avrebbe tutte le carte in regola per diventarlo in toto (o almeno per farsi ispirare dal concetto), a partire dall’altissima concentrazione di servizi e funzioni presenti in un territorio relativamente piccolo. I due grafici a corredo di questo articolo dimostrano infatti che:

· Nella quasi totalità dei casi il centro è raggiungibile con una camminata di massimo 10 minuti.

· I due parcheggi Berni e Piscina già consentono di raggiungere il centro in soli 5 minuti a piedi.

· Nel cerchio più stretto dei 5 min a piedi trovano posto le vie principali del commercio (corso Filippo Turati, via Consolare Latina, viale XXV Aprile, via Francesco Petrarca), molteplici supermercati, 3 scuole elementari e 2 scuole medie, un ufficio Postale, un ospedale, diversi ambulatori medici e tanto altro.

Cos’è allora che impedisce a Colleferro di godere appieno dei vantaggi di una 15 minute city?

Semplicemente il fatto che a Colleferro non si cammina.

Non si cammina perché la città, i suoi percorsi ed i suoi spazi sono piegati all’uso (e spesso all’abuso) dell’auto: i percorsi pedonali non ci sono o sono discontinui, sporchi, stretti, poco interessanti o pieni di ostacoli (auto in sosta, mercanzie, bidoni ed ultimamente anche fioriere). Gli ultimi spazi restituiti ai pedoni sono stati una parte di piazza Gobetti (circa 20 anni fa) e maldestramente una piccola parte di via xxv Aprile (10 anni fa).

Al netto di piccole strisce di marciapiede schiacciate lungo i muri dei palazzi la maggior parte dello spazio urbano è costituito da distese di asfalto dove vale la legge del più forte (l’auto) e dove ci si illude (o c’è chi illude i cittadini) di poter dettare regole con l’aiuto di inutili strisce di vernice bianca ripitturate a terra ad intervalli più o meno regolari (la tanto decantata sui social quanto inutile cosiddetta “messa in sicurezza”).

Un qualsiasi spostamento a piedi, seppur breve, diventa per le ragioni di cui sopra difficile, per nulla piacevole e viene percepito come troppo lungo. La “Città da 15 minuti” come una utopia impossibile da realizzare.

In una tale situazione, in attesa che da qualche parte arrivi la volontà politica di far fare a questa città come ad altre un reale salto di qualità, togliendo spazio alle auto e restituendolo alle persone, sarebbe già qualcosa fare in modo che almeno gli attraversamenti pedonali esistenti fossero tutelati e protetti.

Se non altro un piccolo segnale di aver forse compreso che alla base della prosperità e dello sviluppo delle città negli anni a venire ci sono le persone e le loro interazioni sociali e non le distese di auto.

Ti interessa il tema dell’approccio “15-Minute City" per Colleferro?

Scrivi all’indirizzo email 15minuticolleferro@gmail.com

o invia un messaggio whatsapp alla redazione del giornale al numero 331.4660534

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