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Fabio Polidori

La qualità dell'amministrazione comunale si misura sulla qualità della pianificazione


COLLEFERRO. Perché in alcune città le condizioni di vita sono migliori che altrove? Perché in alcune di esse i dati economici e sociali quali il reddito, il risparmio, i livelli occupazionali, il grado di istruzione, tanto per citarne alcuni, sono elevati ed in altri no? Perché alcune città hanno perduto la loro rilevanza produttiva e si sono trasformate in periferie dormitorio?

Queste sono alcune delle tante domande che un Cittadino dovrebbe porsi.

Le risposte a queste domande sarebbero molte, articolate, e comunque tutte riconducibili all’intelligenza delle scelte degli Amministratori, alla loro capacità e al modo in cui esse vengono declinate nelle strategie e nelle attività gestionali.

Il governo delle attività gestionali di una Città richiede competenze, professionalità, esperienza, in misura molto maggiore rispetto al passato, perché le complessità sono accresciute, i margini di errore si sono drasticamente ridotti ed il contrasto ai fenomeni di degrado urbano e sociale non è più rinviabile.

L’attività di Amministratore non si impara per magia, di colpo.

Gli Amministratori devono produrre risultati.

Per garantire il corretto svolgimento dei servizi che quotidianamente devono essere offerti e garantiti ai Cittadini, occorre essere padroni di strumenti di natura amministrativa, economica, tecnico-gestionale, organizzativa.

Occorre essere capaci.

L’altro elemento che deve qualificare gli Amministratori è il pensare e l’agire in modo strategico.

La scelta di intraprendere la strada della pianificazione strategica, è, però, un argomento sconosciuto per molte Amministrazioni, adottato in altri casi parzialmente, e solo in poche realtà virtuose in modo completo e corretto.

Ci sarebbe da chiedersi perché avviene ciò. Credo che sia opportuno soprassedere su questo, perché ciò ci porterebbe lontano, troppo lontano.

Sicuramente c’è un aspetto culturale ed ideologico che conta ed ha un peso rilevante, oltre al fatto che per molti Amministratori prevale l’abitudine del dire piuttosto che la logica del fare.

Allora spostiamo l’osservazione su un altro versante, domandandoci perché, e in quale misura le Amministrazioni pubbliche abbiano bisogno della pianificazione strategica.

Prima di tutto perché il cambiamento pervade ogni ambito della vita delle persone.

Gli Amministratori sono chiamati a confrontarsi con necessità e condizioni dei propri Cittadini che le evoluzioni demografiche, produttive, tecnologiche, sociali, modificano a ritmi veloci.

Vanno definite le priorità, stabilite le decisioni che possono essere assunte in una prospettiva di più ampio respiro piuttosto che assumerle sotto la pressione di emergenze e di fatti contingenti.

In secondo luogo, perché la pianificazione strategica è uno strumento per veicolare processi di rifondazione, per la soluzione di problemi destinati a diventare nel tempo emergenze e, per la definizione di politiche di crescita sociale.

L’assenza di un disegno strategico dimostra la pochezza di una Amministrazione che si dimentica di gestire il presente e di definire il futuro, il futuro che si vorrebbe ma che non arriverà da solo.



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