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Immagine del redattoreRoberto Felici

Metà della terra è l'architettura

Come facevano i Greci a trovare il posto giusto per costruire il tempo o il teatro?

L’autocoscienza di confini che si ritiene di dover assumere come INVALICABILI porta alla rinuncia a sfidarli e diviene scelta assunta come “SAGGEZZA DEL LIMITE !

Parlando del PONTE, ma in realtà ciò di cui si discute, è l’IDEA di MODERNITA’.

All’interno dei limiti che noi ci poniamo c’è l’incapacità di generare NUOVI MITI (SIMBOLI). La nostra civiltà ricca di passato ha una radicale difficoltà ad immaginare il futuro.

L’incapacità di produrre miti sul terreno della modernità nasce dal fatto che la nostra cultura ha introiettato profondamente quella “saggezza del limite” che uccide la “SFIDA” per superarli. Ogni mito è caratterizzato proprio dalla violazione di un limite.

Non è una operazione di ragioneria (convenienza economica), nessuno ha fatto i conteggi della Torre EIFFEL, della Statua della Libertà, ma tutti capiscono che a Parigi e a New York senza di esse ci sentiremmo persi.

La bellezza del paesaggio è fatta anche dagli uomini e dai loro progetti, perché nessun UOMO ha mai visto la TERRA senza gli uomini.

Il PONTE SULLO STRETTO è l’opera più bella e avanzata che l’Italia può realizzare.

Anche la nostra cultura ha bisogno di MODERNITA’.

Perché finora il PONTE che è un’opera straordinaria (fuori dall’ordinario) fa discutere ma non fa SOGNARE?

Perché non stimola la CREATIVITA’ di ARTISTI, POETI, CANTASTORIE, CANTAUTORI, ROMANZIERI, REGISTI, ATTORI, SCULTORI?

Nel 1871 l’attraversamento ferroviario delle Alpi (Frejus) voluto da Cavour fece scaturire una TENSIONE EMOTIVA che non solo le SOCIETA’ OPERAIE promossero una colletta POPOLARE per innalzare un monumento celebrativo dedicato ai tre ingegneri ma generarono il “BALLO EXCELSIOR” di Luigi Manzotti (musica di Marengo) la cui Prima si tenne al teatro Alla Scala nel 1881.

All’altra meraviglia, il CANALE DI SUEZ, è legato il capolavoro verdiano dell’AIDA.

Alla funicolare sul Vesuvio del 1880 la canzone “Funiculì Funiculà” che contribuì ad avvicinare i turisti alla FUNICOLARE.

OPERE CHE FECERO SOGNARE.

In questo clima emotivo – culturale, il “PONTE” fa discutere ma non fa sognare. PERCHE’?

Forse perché è stato proposto “solo” come infrastruttura di trasporto. Eppure chi ammira il GOLDEN GATE a San Francisco non si chiede di quanti minuti abbia accorciato gli spostamenti lungo la Baia ma coglie lo STRAORDINARIO VALORE AGGIUNTO PAESAGGISTICO. Si percepisce come NUOVA NATURA, come PRODOTTO del RAPPORTO UOMO-NATURA, le cui risultanze appaiono “NATURALI” solo perché totalmente accettate dal punto di vista culturale e non vengono più sentite come alterazioni dell’UNIVERSO PRIMIGENIO (per esempio: le risaie del vercellese, le colline viticole delle Langhe, i castelli in cima ai monti, le città storiche come Venezia).

Il PONTE per colpire e far “sognare” deve superare la sua natura trasportistico-funzionale e proporsi come PAESAGGIO.

Il confronto tra SI e NO dovrebbe spostarsi tra SE e COME.

Questa provocazione non vuole essere un progetto ma solo uno stimolo culturale:

· lungo 3.300 metri

· campata unica

· torri alte 380 metri,

· dall’acqua 65 metri.



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