Credo nel 2016, un libro con contenuti profondi e poetici ma anche molto colmi di realtà concreta, di O. Wilson, dal titolo “Metà della terra”, l’autore chiede di CONSERVARE META’ DELLA TERRA E DEGLI OCEANI, per preservare l’85% delle specie viventi.
Andando più in profondità, nel libro si dice che nella situazione attuale in molte aree ricche di specie sopravvive solo il 10% dell’Habitat naturale e che questo 10% può sostenere solo il 50% delle specie naturali, e che se andasse perduto, nessuna specie potrebbe sopravvivere. Risulta abbastanza evidente che si dovrebbe riflettere moltissimo su come comportarsi nell’attività del costruire: come, dove e quando sia il caso e l’opportunità di consumare ancora suolo. Meditare su un equilibrio tra Uomo e Natura, che, da tempo, abbiamo violentato. Un immediato e puntuale pensiero va ancora a come si possa credere che valga la pena mettere in piedi nuove ampie espansioni e creare vaste periferie e grandi insediamenti in luoghi verdi e agricoli, costruendo quartieri satelliti aggressivi. Ricordiamoci di come e quanta sia stata l’importanza del modo in cui gli edifici abbiano modellato lo spazio urbano e le strade fino ad oggi, con una densificazione rilevante, e come sarebbe necessario e indispensabile ripristinare un pò di paesaggi naturali.
Indispensabile sostenere che l’architettura non si intromette e non “si dovrebbe intromettere in un paesaggio, ma dovrebbe servire a spiegarlo”; l’ARCHITETTURA e il sito dovrebbero avere un legame metafisico e un legame poetico.
Nel XXI° secolo i cambiamenti climatici, la scarsità di cibo, gli incendi, le guerre e le pandemie minacciano il pianeta in modi inimmaginabili. Il pianeta e il mondo esterno sono fragili. Questa fragilità deve essere compresa, così come la responsabilità di proteggere ciò che dovrebbe essere eterno.
A volte l’apprendimento attraverso le emozioni può essere più profondo della comprensione intellettuale.
E questo apprendimento può e deve condurre ad una connessione sincera con la Terra, fatta di profondo rispetto.
Costruire qualsiasi cosa in un sito non corrisponde mai alla messa a riposo della metà della Terra. Costruire è sempre l’opposto di preservare l’ambiente naturale. Tuttavia si può preservare il più possibile se si progetta e si costruisce con l’obiettivo di conferire nuova unità al paesaggio. Per preservare è chiaro e ovvio pure che la forma più sostenibile di architettura è quella mai costruita. E’ più sicuro lasciare le idee sulla carta e riabilitare l’esistente anche privo di qualità architettoniche.
Penso però che questa sia solo una semplificazione eccessiva del problema totale. La questione fondamentale dell’architettura è sul piano concettuale: bisogna pensare che la distinzione tra Architettura e Natura sia ormai troppo vecchia e superata.
Occorre considerare l’ARCHITETTURA una forma di NATURA, come una seconda natura.
Comments