LA RICERCA DEL METODO MATEMATICO ALLA BASE DELL'AGIRE INSIEME
Gli studi di John Nash e la teoria dei giochi applicata alla politica
Applicare la matematica alla prassi politica non è qualcosa di fantascientifico, come ha ben raccontato Chiara Valerio nel libro “La matematica è politica” (Einaudi editore).
In un periodo in cui gli esecutivi di tutti i paesi si trovano costretti a prendere misure restrittive per fronteggiare l’avanzata della pandemia da Covid-19, rispolverare qualche concetto di economia politica può risultare utile. Vediamo il perché.
Nell’ambito della matematica applicata, esiste un modello denominato “teoria dei giochi” in base al quale è possibile focalizzarsi sulle decisioni assunte da singoli individui e da questi ultimi in interazione con altri soggetti rivali al fine di ottenere il massimo guadagno dalle scelte assunte in un contesto di tipo decisionale.
Lo scenario muta se i meccanismi messi in atto dai soggetti coinvolti nel “gioco” sono di stampo cooperativo o competitivo; nel primo caso, il singolo agisce in comunione con gli altri, nel secondo caso l’individuo si confronta in maniera diretta con il proprio competitor.
Quale delle due strategie è la migliore? Troppo presto per dirlo.
Un grande studioso della teoria dei giochi fu il matematico John Nash il quale arrivò a formulare il concetto di equilibrio - noto come equilibrio di Nash - che si realizza quando nessuno degli attori coinvolti nel gioco riesce a migliorare da solo la propria posizione, ma per farlo ha bisogno dell’aiuto degli altri: “per cambiare - è questo quanto sostenne lo stesso Nash - occorre agire insieme”. Con questo assunto, si aprono dunque le porte alla via della cooperazione non solo in economia e in matematica, ma anche in politica.
Negli ultimi tempi, causa appunto l’avanzare del Coronavirus, abbiamo assistito ad una produzione spropositata di Dpcm da parte di Palazzo Chigi; i cittadini in maniera passiva e per il bene della Nazione hanno accettato i precetti voluti da Conte e hanno cambiato radicalmente le proprie abitudini di vita.
Ma procedere per Dpcm non è risolutivo, soprattutto perché si tratta di soluzioni unilaterali adottate dal Potere nei confronti della cittadinanza tutta. Andrà meglio con i decreti legge di Draghi? Non sta a noi dirlo.
La cosa importante è porre l’accento sulla necessità di dar vita a progetti condivisi in cui nessuno si salva da solo, ma - per dirla con John Nash - occorre agire insieme.
Prendiamo la questione dei vaccini. Il buon senso civico vorrebbe che tutti si vaccinassero attendendo il proprio turno, come ha ben dimostrato il Presidente Sergio Mattarella. Tuttavia, in molti cercano di aggirare le regole e di vaccinarsi prima che arrivi il giorno stabilito, secondo una logica mors tua vita mea che non giova a nessuno.
Per non parlare poi di chi ha tentato di dar vita ad imitazioni di vaccini a scopo di lucro. Una cosa disgustosa.
Quale sarebbe allora la soluzione migliore? Fermo restando che è impossibile per gli Stati nazionali cooperare in formula piena, sarebbe il caso di lasciare più spazio alla cooperazione rispetto alla competizione.
Quest’ultima, se oculata e ben dosata, può agevolare il normale svolgimento della prassi politica; se esasperata, è senza dubbio nociva.
La teoria dei giochi e le intuizioni fortunate di John Nash ci dicono che nulla è perduto se ogni attore sociale rinuncia ad una fetta delle proprie certezze per garantire un maggiore benessere all’altro.
Rispolveriamo dunque questi teoremi e questi modelli: da soli non si va da nessuna parte.
Per vincere, occorre agire insieme.
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