STRADE PROVINCIALI E COMUNALI SEMPRE PIU' DEGRADATE E PERICOLOSE
I romani costruirono la via Appia per rendere più facile la conquista dei territori del sud: concreti e veloci, ritennero le strade il mezzo per eccellenza per esplorare e poi assoggettare territori nuovi e ricchi e, successivamente, controllarli.
“Mi era noto ogni miglio delle nostre strade, forse il più bel dono che Roma abbia fatto alla terra”, dice l’Adriano della Yourcenar.
La strada, metafora di vita, connette mondi ed è davvero una potente sintesi dell’uomo nel tempo e nello spazio.
Meno epicamente, ma non meno eroicamente, uomini e donne ogni giorno percorrono strade malconce e malmesse per andare a lavorare, mettendo letteralmente in pericolo la loro vita.
Nel solo mese di gennaio, decine di tamponamenti e diversi incidenti hanno interessato la via Ariana, quattro nella sola giornata del 26 gennaio, quando, nella stessa mattinata, ma sulla via Carpinetana, un uomo di cinquant’anni perdeva la vita su un manto stradale ghiacciato.
Già, a gennaio fa freddo, e di prima mattina le strade appaiono ricoperte di un luccicante strato di acqua ghiacciata che, guarda un po’, diventa una pista infernale su cui i freni non possono nulla: le buche, gli avvallamenti, le radici che tentano di liberarsi sotto l’asfalto, fanno il resto.
Chi vive a Colleferro conosce bene lo stato pietoso delle strade che le passano intorno e che la attraversano; sperimenta la difficoltà nel mantenersi adeguatamente lontani dalle buche, evitando parimenti l’“incontro” frontale con chi a sua volta proviene dalla corsia opposta; quasi si è assuefatto a certe voragini sulla Casilina o nelle strade attigue e ai lavori permanenti in alcuni punti.
Mentre il giornale è in chiusura arriva la notizia del gigantesco tamponamento sulla Torino-Bardonecchia: un incidente con 2 morti, 30 feriti e 25 veicoli coinvolti. Lo sviluppo investigativo è d’obbligo.
Com’è avvenuto quell’incidente?
Il manto stradale ghiacciato era tale da provocare il maxi tamponamento?
Chi ha la gestione del tratto autostradale della Torino-Bardonecchia ha messo in campo tutte le contromisure per evitare che accadesse?
Se lo chiede La Stampa, dando voce alle domande dei cittadini.
Nel 2021 è inaccettabile che la cattiva manutenzione delle strade possa causare tante e tali tragedie.
Una parte del Recovery Fund dovrebbe servire proprio a questo, come han chiesto in molti, tra cui l’ANCE, a più riprese, poiché la prioritaria opera strategica che serve al nostro Paese è proprio la messa in sicurezza del territorio, con un piano pluriennale di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il degrado di tante infrastrutture rende centrale la questione della “messa in sicurezza”: delle strade, ma più in generale dei viadotti, delle gallerie, delle scuole, degli ospedali, delle università, delle condutture idriche, del sistema fognante, dei corsi d’acqua, degli edifici pubblici, delle caserme, degli impianti sportivi.
Se a pensar male si fa peccato ma spesso si coglie la verità, la spartizione a cui assisteremo di tanti bei soldi europei, nella fantasmagorica giostra delle sigle (si consiglia la lettura di https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it), temiamo non porti a una vera messa in sicurezza della quotidianità dei cittadini.
Ci piacerebbe che l’Europa, oltre che più ecologica, digitale e resiliente - obiettivo di questo pacchetto di stimolo senza precedenti, si legge sulla pagina ufficiale del sito della Commissione Europea - fosse anche più sicura.
Perché non c’è transizione ecologica, né innovazione digitale, né tantomeno resilienza - qualunque cosa voglia dire questa parola oggi tanto di moda - senza la sicurezza degli uomini e delle donne che lavorano.
E intanto si consuma una lenta ma inesorabile strage sulle strade di provincia, nome, per inciso, che proprio i nostri cari romani diedero ai territori conquistati. Lavoratori infreddoliti che si schiantano per un po’ di ghiaccio.
E poi le grandi opere, i governi, le coalizioni. Già, ti dici. Quando la vita vale meno di una manciata di sale.
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