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Marco Zacchera

Un consiglio (non richiesto) a Meloni sia sempre sé stessa, non si faccia distrarre

In poche settimane la politica italiana sembra profondamente cambiata e tutto il Paese si sta chiedendo se Giorgia Meloni riuscirà davvero a dare uno sbocco positivo a questa svolta.

Dal 13 ottobre è stato un fuoco pirotecnico: complici i problemi di salute di Sergio Napolitano, è toccato a Giuliana Segre presiedere la prima seduta del Senato che, poco dopo, ha eletto a presidente Ignazio La Russa.

Da una parte la visione plastica della shoah e dell’antifascismo, dall’altra quella di un personaggio che non ha mai nascosto le sue opinioni politiche che sicuramente erano antagoniste a quel mondo che nella Segre ha uno dei suoi esempi più alti.

Ironia della sorte i due si erano “beccati” ancora di recente quando - nell’ennesima polemica preelettorale sul fascismo per la presenza della fiamma missina nel simbolo di Fratelli d’Italia - La Russa ricordò come anche il marito della Segre, l’avvocato Alfredo Belli Paci, si candidò al parlamento, nel 1976, nella circoscrizione Milano-Pavia con il Movimento Sociale di Almirante.

Nessuno avrebbe mai pensato qualche mese fa che uno come Ignazio La Russa (che di secondo nome fa Benito) sarebbe salito alla seconda carica della Repubblica, così come Giorgia Meloni diventasse la prima donna premier in Italia affrontando la costituzione del nuovo governo con un piglio da veterana e dribblando gli scogli nonostante gli aperti sgambetti di Berlusconi che sembra aver voluto fare di tutto per renderle le cose ancora più difficili.

Visto il ritmo della sua partenza vorrei dare un consiglio (non richiesto) a Giorgia Meloni: continui ad essere sé stessa e non si lasci troppo distrarre da più o meno interessati “consigliori”.

Attraversa oggi un momento positivo in termini di popolarità e un (breve) periodo politico di relativa tranquillità, ma a parte qualche visibile crepa in Forza Italia che potrebbe incrinare la coalizione è soprattutto la situazione economica che esploderà – temo – a tempi brevi. Meglio si attrezzi da subito all’emergenza.

Il momento è economicamente difficile, la “tempesta perfetta” più che essere in agguato è già iniziata visto che ci stiamo infilando a testa bassa in un periodo turbolento e che per l’Italia rischia di diventare critico non solo perché il “sistema paese” è logorato e sarà messo alla prova, quanto perché molti saranno tentati – all’interno e all’esterno – di sparare da subito a palle incrociate sulla premier e la sua nuova maggioranza sperando di abbatterla il più presto possibile, come avvenne con Berlusconi nel 1994.

Al di là dei sorrisini, Giorgia Meloni non può risultare molto gradita agli apparati speculativi, alle solide (e a volte torbide) alleanze politica-potere incrostatesi nel tempo a Roma come a Bruxelles.

Dall’altra parte, la gente l’ha votata perché spera, magari considerandola come ultima spiaggia, oppure per protesta, o “perché il resto è anche peggio”. In definitiva tutti hanno un grande senso di aspettativa.

La Meloni deve dimostrare quindi di essere piccola ma tosta, seria ma anche dura e vivace, fuori dagli schemi e visibilmente “diversa” dal passato.

Vale sul fronte interno dove avrà presto ostili la maggior parte delle fonti di stampa, i partiti avversari, sicuramente la struttura “alta” della piramide che la politica ha messo in piedi nei decenni e che teme di essere a rischio di emarginazione. All’esterno, il “boccone Italia” è già stato abbondantemente spolpato, ma un po' di buono c’è ancora e il forte richiamo ai valori nazionali non è stato da subito una bella musica per chi è abituato a considerare l’Italia una realtà debole, piagnucolosa, indebitata e quindi nella “fascia bassa” tra i partner europei più credibili, certamente non tra i VIP dell’Unione.

La Meloni è troppo furba per cadere invece nel tranello del fascismo-antifascismo anche perché è la dimostrazione pratica di una problematica politicamente superato.

La gente non è più interessata a queste cose (il che non è positivo: la storia deve restare punto di riferimento, o si sbanda) ma piuttosto a tutta un’altra serie di concretezze, soprattutto economiche. Non basterà concentrare l’attenzione su alcuni “temi forti” di discontinuità rispetto al passato, ma bisognerà per forza puntare dritto al cuore del problema: la situazione economica e sociale che rischia di implodere tra crisi energetica e prezzi alle stelle.

Mille i problemi, a cominciare dal PRNN che non è a posto nonostante le assicurazioni di Draghi: siamo ancora agli acconti, non alle verifiche di conformità che libereranno il grosso delle risorse. Temo che avere un facile ok da Bruxelles sia una pia illusione, soprattutto se la Meloni avrà il coraggio di rivendicare maggiormente gli interessi italiani.

Poi la guerra in Ucraina, dove la Meloni ha assicurato continuità, anche se sa benissimo che all’interno del centro destra (e nel paese) c’è molto e il dissenso rischia di diffondersi sempre se la guerra continuasse imponendo sacrifici a tutta l’Europa.

Certamente un debutto impegnativo.


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