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Claudio Sammartino

A Parigi nei giorni del terrore


La caduta di Maximilien Robespierre

Sono trascorsi quattro lunghi ed insanguinati anni da quando nel nome della libertà, fraternità ed uguaglianza, la “douce France” è diventata un oceano di sangue.

Ormai non soltanto a Parigi ma in ogni città e paese francese, Madama ghigliottina lavora a pieno ritmo, tagliando teste di aristocratici, di clericali e di borghesi traditori, ma anche di popolani e di rivoluzionari della prima ora.

Soprattutto da quando dopo l’arresto, il processo e la conseguente condanna, fu giustiziato re Luigi XVI nel gennaio del ’93, è un susseguirsi di esecuzioni capitali che rendono il nostro paese un affollato cimitero.

Il perdurare di una grave crisi economica, unita all’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità affama ancora di più i contadini, i braccianti e le plebi francesi, specialmente quelle parigine.

Per uscire da questa drammatica situazione l’incorruttibile Robespierre, insieme al fido Saint-Just ed al matematico Lazzaro Carnot hanno poteri assunto straordinari creando il Comitato di Salute Pubblica a maggioranza giacobina e dai metodi di governo dittatoriali e violenti.

Il cittadino Robespierre sosteneva addirittura che in un momento così drammatico e pericoloso, la salvezza della Repubblica dipendeva dalla “virtù” dei capi e dalla mobilitazione di tutta la nazione. E così il Triunvirato della morte “inasprì” ulteriormente le misure contro gli oppositori della Rivoluzione e contro quelli che a loro avviso, anche dietro denuncia anonima, venivano considerati traditori della Repubblica.

Dall’agosto del 1793 al luglio ‘94 abbiamo vissuto in Francia il periodo detto del Terrore, con migliaia di condanne a morte non precedute da un processo, ma eseguite sulla base di semplici sospetti e denunce anonime. Ed anche Sua Maestà la regina di Francia, alla fine subì il destino del reale consorte. Abbiamo sperimentato tutti, aristocratici, borghesi e plebei, un clima di sospetto e di incertezza del futuro che spinse molti ad abbandonare la patria e a rifugiarsi nelle corti e nei paesi europei, dove trovammo comprensione ed aiuto concreto.

Tutti ci accorgemmo dell’inferno che era diventata la nostra amata Francia, soprattutto respirando la tranquillità che offrivano le nazioni che ci ospitavano!

È indubitabile che il governo dei Giacobini abbia favorito le masse popolari garantendo loro un’istruzione elementare gratuita, calmando i prezzi dei generi di prima necessità, stabilendo con leggi dei salari minimi per i lavoratori, abolendo la schiavitù nelle colonie, ma tutto questo fu letteralmente affogato in un autentico “oceano di sangue”.

Ma ad un certo punto il disgusto per le quotidiane e “spettacolari” esecuzioni ed il timore di poter salire le scalette di Madame Ghigliottina, uniti alle trame di insospettabili giacobini, sfociarono nell’arresto di Robespierre e soci montagnardi e nella loro esecuzione capitale il 28 luglio 1794, salutata da tutti come liberazione da un incubo quotidiano e mortale.

Devo ammettere che vedere l’Incorruttibile ed i suoi compagni sperimentare quella pena che avevano inflitto per anni a migliaia di “citoyens”, mi provocò uno strano sentimento che quasi annebbiò per un istante la consapevolezza che saremmo tornati ad una vita, e speranza di vita, normali.

Eh si, perché io che affido questi pensieri ai posteri mi chiamo Claude Dominique Aristide de Savignac, conte di Saint-Martin….



 

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