Il 28 settembre si è svolta un’intera giornata di “archeologia pubblica” presso il Castello di Santa Severa e l’antico porto di Pyrgi, con la partecipazione dell’Assessore della Regione Lazio al Lavoro e nuovi diritti, Formazione, Scuola e diritto universitario, Politiche per la ricostruzione, Claudio di Berardino, la rettrice dell’università La Sapienza di Roma Antonella Polimeni, la Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale Margherita Eichberg e il sindaco di Santa Marinella Pietro Tidei.
L'evento ha consentito alle autorità presenti di visitare gli scavi archeologici, di interagire con gli studenti impegnati nelle attività di scavo e di presentare un nuovo ed interessantissimo progetto di valorizzazione che comprenderà un nuovo punto di accoglienza presso il Castello di Santa Severa, un percorso, tramite passerelle accessibili anche ai disabili, che colleghi Castello-scavi e il parco di Macchiatonda ed un nuovo museo nel vecchio granaio del Castello.
“Lo studio e il perfezionamento di questi percorsi condivisi tra area archeologica e riserva è oggetto di un protocollo d’intesa in corso di definizione tra il Ministero e la Regione. Questo – conclude il Soprintendente, arch. Margherita Eichberg - è un chiaro esempio di come, la sinergia e la giusta cooperazione tra gli enti possa portare ad una reale, concreta e migliore valorizzazione dei beni culturali, intesi nella loro definizione più ampia (ambientale e storico artistica), che sono patrimonio comune e fondante del nostro Paese”.
Appare questa, per ora su carta ma speriamo di vederne al più presto la realizzazione, come un’opera sinergica di recupero e valorizzazione a tutto tondo anche tramite uno studio di ingegneria naturalistica e di bioarchitettura volto alla miglioria dell’area.
Un’area dove a partire dal VII sec. a.C. fu fondata Pyrgi, espressione della potenza marittima di Caere, l’odierna Cerveteri, tra le maggiori del Mediterraneo.
L’insediamento etrusco si sviluppava su una superficie di oltre 10 ettari intorno al porto, frequentato soprattutto da naviganti e commercianti greci e fenici, un vero e proprio centro interculturale e di scambio commerciale dell’antichità.
Circa sessant’anni di indagini sistematiche condotte dalla cattedra di Etruscologia dell’Università Sapienza di Roma hanno riportato alla luce, sulla spiaggia immediatamente a sud del Castello, i resti di due importanti santuari e molti reperti (che andranno ad arricchire il nuovo Antiquarium) tra cui, il più importante nel 1964, le famose lamine di Pyrgi, oggi conservate presso il Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia.
Sono tre lamine d’oro su cui sono incisi tre brevi testi scritti in etrusco e fenicio e sono in perfette condizioni perché ritrovate sepolte ripiegate su se stesse e in custodia per proteggerle con grande cura.
Alcuni chiodi d’oro e i fori sulle lamine ci fanno intuire che erano fissate allo stipite della porta del santuario.
A parte il fascino di poter osservare un testo antico su lamina d’oro si rimane colpiti anche dalla rarità di trovare testi bilingui che comprendano anche l’etrusco; questa scoperta ha portato al miglioramento della comprensione della lingua etrusca.
Potremmo comparare d’istinto queste lamine alla famosa stele di Rosetta, che ha permesso la totale comprensione dei geroglifici, ma la brevità dei testi e la non perfetta corrispondenza dei testi in etrusco e in fenicio limitano la capacità di traduzione, senza togliere nulla all’importanza dei reperti.
Il nuovo Antiiquarium sarà, dunque, quasi un’estensione complementare della sala dedicata alle antichità di Pyrgi del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e ci auguriamo che la sinergia tra varie istituzioni, sicuramente proficua, possa attuare al più presto il progetto e dar vita a nuovi.
L’integrazione tra natura, archeologia, eventi culturali, tecnologie multimediali, a mio avviso, è la strada giusta per dar nuova linfa vitale al turismo nella ripresa post pandemia.
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