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Comunità energetiche rinnovabili, la spinta concreta alla transizione ecologica

Arriva il via libera dalla Commissione Europea: Italia sempre più vicina alla partenza, dopo l’attesa per il decreto attuativo.



A distanza di mesi torniamo finalmente a parlare di comunità energetiche rinnovabili. Conosciute anche semplicemente con l’acronimo CER, rappresentano uno strumento di fondamentale importanza in materia di progetti di transizione ecologica.

Vengono introdotte in Italia dal Decreto Milleproroghe 162/2019 (il quale ha a sua volta recepito le disposizioni della direttiva europea Red II) rivoluzionando il concetto di produzione e consumo di energia. Il progetto propone infatti un modello innovativo di distribuzione e condivisione di energia rinnovabile in maniera del tutto equa ed efficiente tra i membri che decidono di costituire o aderire ad una comunità.

A fine novembre dello scorso anno, quindi esattamente un anno fa, veniva pubblicata online la consultazione pubblica del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sullo schema di decreto, con cui si chiamava la comunità a partecipare attivamente all’individuazione delle modalità e dei criteri con cui sarebbero stati concessi gli incentivi utili a poter realizzare gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, da fornire ad uso della comunità energetica. Nel febbraio di quest’anno, invece, veniva avviato l’iter con l’Unione Europea attraverso l’invio della bozza del testo italiano, in attesa dell’invito a procedere.

Oggi, dopo i numerosi rinvii dei mesi scorsi per i ritardi dovuti all’approvazione della proposta di decreto abbiamo finalmente il via libera dalla Commissione Europea.

La notizia era già stata anticipata da una comunicazione di AssoESCo - Associazione italiana delle Energy Service Company e degli Operatori dell’Efficienza Energetica – che individuava nel 10 di novembre il termine ultimo per la consegna delle note di modifica del testo, e quindi la sua probabile pubblicazione per la fine dello stesso mese. Stando a quanto riportato, la bozza di decreto era già pronta prima dell’estate, ma a giugno il ministero aveva dovuto inviare le integrazioni di informazioni che erano state richieste da Bruxelles.

Nella giornata del 21, il sito del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) pubblica quindi un comunicato ufficiale in cui annuncia l’ok a procedere da parte dell’organo europeo.

Si legge la soddisfazione del ministro Pichetto Fratin che annuncia la partenza ufficiale delle CER come “una svolta, una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia”. Parlando del modello italiano come “apripista in Unione Europea”, aggiunge: «Ora le comunità energetiche rinnovabili potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Grazie alle comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo».

Il testo del decreto è strutturato prevalentemente su due misure: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto. La prima, rivolta a tutto il territorio nazionale, fa riferimento ad una potenza massima agevolabile pari a 5 gigawatt con un limite temporale al 2027 e prevede una tariffa incentivante per la quantità di elettricità consumata dai clienti finali e dalle comunità energetiche rinnovabili, pagata in 20 anni, che verrà erogata attraverso il prelievo sulla bolletta elettrica dei consumatori.

La seconda misura prevede invece l’erogazione di un contributo a fondo perduto per tutti i piccoli comuni al di sotto dei 5000 abitanti, volto a coprire fino al 40% dell’investimento per chi avvia una comunità energetica, prendendo in considerazione sia i costi per l’installazione di un nuovo impianto di energia rinnovabile, sia i costi per il potenziamento di un impianto già esistente.

I costi del finanziamento per questa misura ammontano a 2,2 miliardi di euro, provenienti dal Pnrr, che andranno a coprire l’installazione di una potenza complessiva di almeno 2 gigawatt, con limite al giugno 2026.

È prevista inoltre la possibilità di cumulare il contributo con la richiesta dell’incentivo in tariffa sopranominato.

Per richiedere le agevolazioni bisognerà perciò: individuare l’area per l’installazione dell’impianto; costituire giuridicamente la CER attraverso uno Statuto o un atto costitutivo, che avrà come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali; verificare attraverso il GSE – il Gestore dei Servizi Energetici – che il progetto soddisfi realmente i requisiti  minimi per poter essere ammesso all’incentivo, attraverso una verifica preliminare ed eventualmente richiedere l’incentivo al gestore dopo aver installato e connesso l’impianto alla rete.

Siamo realmente di fronte ad una svolta storica, un vero e proprio passo in avanti a livello nazionale in materia di sostenibilità; non solo nella soddisfazione di veder finalmente prendere piede un progetto di tale portata, ma soprattutto per vedere finalmente un’accelerazione nell’attivazione di quelle comunità – circa 40 in Italia - che erano rimaste in fase di realizzazione per via del rallentamento burocratico. È un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire, la possibilità concreta di poter sviluppare un nuovo modello di consumo e un nuovo modello di economia in maniera del tutto autonoma, sia come Paese, accelerando il processo di indipendenza energetica dalle fonti fossili, sia a livello più individuale, attraverso un cospicuo risparmio in bolletta e in termini di sostenibilità.




 

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