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CORONAVIRUS E CRISI ECONOMICA,ECCO ALCUNI SCENARI POSSIBILI

I NOSTRI TERRITORI RISPECCHIANO LE DIFFICOLTA' CHE SI STANNO VERIFICANDO SU SCALA NAZIONALE.

Quelli che stiamo vivendo sono tempi difficili. La speranza sembra sparita dalle nostre vite e un sentimento di sconfitta appare sempre più evidente nelle nostre giornate.

Ogni sera, puntualmente all’ora dei tg, una valanga di dati ci inonda: numeri di tamponi processati, contagi in atto e morti derivati dal Covid-19. Impossibile sottrarsi a tutto questo.

Eppure, se spostiamo il campo di osservazione dal negativo al positivo – non si tratta di tamponi, va da sé – possiamo effettuare un’analisi contestuale di quello che è l’andamento della nostra economia sia da un punto di vista nazionale che più strettamente territoriale.

Dall’inizio della pandemia generata dalla diffusione del Coronavirus, il governo italiano guidato da Giuseppe Conte ha cercato di mettere in atto misure più o meno tempestive in grado di tamponare i disastri che questo maledetto virus stava e sta tuttora provocando alla nostra economia. Numerosi sono stati gli interventi volti a ristorare i diversi comparti economici, in primis rappresentati da coloro che ogni giorno si trovano ad offrire al consumatore finale un prodotto qualificato. Parliamo dei piccoli e medi imprenditori italiani, vera colonna portante del nostro sistema produttivo.

Costoro si trovano costretti a fronteggiare una crisi senza precedenti e a costoro (ma non solo) il governo in carica ha cercato di dare risposte soprattutto attraverso il ricorso a bonus o ad incentivi fiscali finalizzati ad una riduzione delle imposte da pagare allo Stato centrale. Misure giuste o sbagliate? Non sta a noi dare giudizi di questo tipo. L’opposizione di centrodestra ha ad esempio lamentato una scarsa visione di lungo periodo da parte dell’esecutivo Conte. E in economia pensare in una prospettiva di lungo periodo è fondamentale se si vuole costruire qualcosa di certo e duraturo. Salvini, Meloni e Tajani chiedono certezza per partite Iva, imprenditori locali e ristoratori, senza dubbio i più colpiti da questa pandemia.

A causa del coprifuoco serale infatti, i locali sono chiusi e l’asporto, possibile fino alle ore 22, pare non decollare.

A livello locale invece cosa succede? A ragione possiamo dire che i territori in cui viviamo rispecchiano appieno ciò che si sta verificando su scala nazionale: locali deserti, borghi vuoti e strutture alberghiere in affanno. La gente non gira più e di conseguenza non spende più, complice soprattutto la paura di perdere il posto di lavoro e la conseguente disponibilità monetaria.

Il grafico A sopra riportato e ripreso da elaborazioni e stime realizzate dal Centro Studi Confindustria su dati Istat, mostra come nel primo semestre del 2020 la caduta del nostro Prodotto Interno Lordo sia stata vertiginosa, in una situazione già precaria derivante anche dalla crisi dei mutui subprime del 2008, crisi quest’ultima mai del tutto superata e ammortizzata. Quindi, in uno scenario già stressato di per sé, la pandemia da Covid-19 ha conferito il colpo di grazia ad un sistema al collasso.

Come ha sottolineato Confindustria nel rapporto Le previsioni per l’Italia. Quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?, “al progressivo blocco, temporaneo ma prolungato, di molte attività economiche sul territorio nazionale, necessario per arginare l’epidemia, si è associato un crollo della domanda di beni e servizi, sia dall’interno che dall’estero”. Che cosa vuol dire questo in buona sostanza? Vuol dire che se da un lato si sono resi necessari interventi volti a contenere la pandemia, dall’altro lato tali misure hanno provocato un arresto del normale funzionamento del processo economico: schizofrenia nella logica domanda/offerta, con uno spaventoso calo delle richieste di beni e servizi.

Questo ha comportato una diminuzione delle quantità di prodotti offerti al consumatore finale con un conseguente aggravamento del sistema produttivo nel suo complesso.

Tornando allo scenario locale, va detto che il nostro territorio, già prima dell’arrivo del Covid-19, era in sofferenza. I piccoli paesi soprattutto hanno vissuto e stanno vivendo uno svuotamento al loro interno, con una massiccia migrazione verso poli più grandi o città metropolitane, in primis Roma. I sindaci, nel loro piccolo, stanno cercando di mettere in atto misure volte ad arginare questo tipo di fenomeno, dando vita ad esempio ai mercati domenicali (adesso sospesi) dove vendere i prodotti a kilometro zero provenienti dalle imprese locali. Non sappiamo dire se tutto questo potrà bastare, data la volatilità dello scenario attuale.

Senza dubbio è già qualcosa e questo qualcosa è fondamentale per ripartire una volta che l’emergenza sanitaria sarà sparita. Tuttavia occorre mettere in atto anche un cambio di passo, preceduto da un cambiamento delle mentalità correnti. In altri termini, bisogna che chi ha di più si faccia carico di chi ha meno, con una donazione, con un aiuto concreto, con sostegno in termini economici.

E poi: non potrà mancare in questo processo di rinascita il coinvolgimento delle giovani generazioni, oggi sotto scacco, vittime di un sistema che tende a fagocitare le legittime aspettative di chi crede ancora in un domani migliore. Non facciamoci dunque trovare impreparati: questo virus non sarà eterno. Eterni – e per fortuna – sono i nostri valori, le nostre radici e le nostre identità.

Non dimentichiamocelo.

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