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Cosa si intende per transizione ecologica?

l termine è divenuto sempre più popolare a seguito del decreto Ministeri del Febbraio 2021, voluto dal

governo Draghi e che ha visto la comparsa di un vero e proprio Ministero della Transizione ecologica (MITE).

Indica un processo di innovazione tecnologica di cambiamento nella nostra società, a partire dal singolo cittadino fino alle aziende, per creare una nuova realtà ad impatto zero sull’ambiente. Questo vuol dire agire collettivamente nel rispetto dei criteri per la sostenibilità ambientale stabiliti nell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico del 2015, mettendo questi obiettivi a sistema con quelli fissati dalle Nazioni Unite per il 2030.

Questi prevedono:

· Una riduzione del 55% delle emissioni di gas a effetto serra

· Il raggiungimento per almeno il 32% della quota di energia rinnovabile e l’incremento l’efficienza energetica per almeno del 32,5%

· Il raggiungimento della “Carbon Neutrality”, ossia dell’impatto zero sul clima entro il 2050 a livello europeo

Tutti questi obiettivi hanno origine dal Protocollo di Kyoto, un accordo internazionale per contrastare il riscaldamento climatico, che è stato sottoscritto l’11 dicembre 1997 durante la COP3, la Conferenza delle parti di Kyoto, ma è entrato in vigore solo il 16 febbraio 2005 a seguito della sua ratifica da parte della Russia, avvenuta l’anno prima. Il Protocollo nasce con l’intenzione di coordinare gli sforzi dei Paesi

sottoscrittori per ridurre – in percentuale diversa da Stato a Stato - le proprie emissioni di gas ad effetto serra (o gas clima-alteranti) rispetto ai livelli riscontrati nel 1990, anno che determina la cosiddetta “baseline”. Per fare ciò, si è stabilito l’obbligo per ogni Paese di monitorare emissioni ed assorbimenti dei gas a effetto serra a livello nazionale, aggiornando l'“Inventario Nazionale delle emissioni e degli assorbimenti dei gas a effetto serra” annualmente, oltre che la definizione delle misure per ridurre le emissioni stesse.

L’Italia sta lavorando duramente a questi obiettivi. Ha ratificato il Protocollo di Kyoto con la legge di ratifica n.120 del 1° giugno 2002, in cui si illustra il relativo Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. L’obiettivo di riduzione per l’Italia è pari al 6,5% rispetto ai livelli del 1990.

Come agire quindi? Ecco alcuni dei punti chiave:

· Utilizzo di Fonti rinnovabili, attraverso l’aumento di investimenti nelle forme di energia che rispettano l’utilizzo di materie prime provenienti dal mondo naturale e quindi non esauribili

· Mobilità elettrica per il trasporto, mirando all’obiettivo dei 6 milioni di veicoli elettrici al 2030

· Digital Energy, attraverso l’uso di tecnologie digitali avanzate lungo la filiera dell’energia

· Energy Storage, ovvero l’accumulo e lo stoccaggio dell’energia nell’ottica di una maggiore efficienza energetica

· Smart building, cioè la realizzazione di edifici i cui impianti per l’efficientamento energetico possano essere gestiti in maniera intelligente ed automatizzata

· Economia circolare, intesa come una nuova modalità di produzione, consumo, smaltimento e logistica, in cui i rifiuti possono essere considerati di nuovo come risorse

C’è da dire che la transizione ecologica ed energetica non può trovare il suo pieno sviluppo senza un adeguato percorso di trasformazione digitale.

È per questo che il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che fa parte del programma europeo da 750 miliardi di euro Next Generation EU, è stato pensato come un pacchetto di progetti ed investimenti su sei settori di intervento. Per la transizione ecologica e digitale sono stati stanziati 68,9 miliardi di euro da destinare nelle aree:

· Agricoltura sostenibile ed economia circolare.

· Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile

· Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici

· Tutela del territorio e della risorsa idrica

L’obiettivo è ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere e gettare le basi per un’Europa più moderna e sostenibile.


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