L’8 aprile è stata pubblicata la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede “Dignitas infinita, circa la dignità umana”.
Il concetto di dignità, visto dal Vaticano, è un po' un ritorno al diritto naturale: “la dignità spetta a ciascuna persona umana al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi”, compete alla persona in quanto tale, per il solo fatto di esistere “e di essere voluta e creata da Dio”, non può mai essere cancellata e resta valida a prescindere da ogni circostanza in cui i singoli possano venirsi a trovare, essa è il fondamento del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti: dignità ontologica, la cui difesa è basata su esigenze costitutive della natura umana, che non dipendono né dall’arbitrio individuale, né dal riconoscimento sociale.
La dignità ontologica, si legge ancora nel documento, è diversa da quella morale che, invece, è l’esercizio della libertà da parte dell’essere umano, che pur dotato di coscienza, resta sempre aperto alla possibilità di agire contro di essa. Con l’accezione di dignità esistenziale poi, ci si riferisce a situazioni proprio di tipo esistenziale e con dignità sociale si intendono le condizioni sotto cui una persona si trova a vivere, si parla spesso di “vita degna” oppure di “vita indegna”, non per esprimere un giudizio verso una persona, ma per evidenziare il fatto che la sua dignità inalienabile, viene contraddetta dalla situazione nella quale è costretta a vivere. La dignità è “infinita”, non solo perché non ha limiti e non ha condizioni, ma palesa che il suo riconoscimento è legato ad un compito e ad un impegno che non sono ancora finiti e non finiranno mai. La dignità intesa nel documento vaticano non riguarda una norma definita di violazione morale, non bisogna pensarla come un ’argine definito una volta per tutte, ma come un principio generatore di movimento.
Nella Dichiarazione si elencano, motivandole, gravi violazioni alla dignità, toccando argomenti non nuovi su cui la Chiesa, più volte ha già manifestato il proprio pensiero, tuttavia questo documento sembra fare notizia soprattutto perché si pronuncia contro la maternità surrogata, contro la teoria del gender, contro l’eutanasia, contro il cambio di sesso, contro l’aborto, tutte cose che la Chiesa ha sempre detto.
Pochi “titoli”, poca attenzione su altri argomenti pur contenuti nel documento, come per es. la contrarietà e la condanna da parte della Chiesa della violenza contro le donne, della tratta delle persone, del travaglio dei migranti, della guerra, della povertà, su questi temi pochi commenti, ma essi, insieme agli altri suddetti, costituisco tutti, secondo il documento vaticano, violazioni della dignità. Perché meravigliarsi o tacciare come contrario alla modernità, allo sviluppo, all’evoluzione sociale il pensiero quiespresso dalla Chiesa?
Quest’ultima nella Dichiarazione ha confermato ciò che ha sempre sostenuto in coerenza con la propria dottrina, con le proprie convinzioni, con la propria Fede, senza intenzionalità di porre vincoli giuridici né tantomeno di fare proselitismo. La Chiesa esorta a porre il rispetto della dignità della persona umana al di là di ogni circostanza, al centro dell’impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico; come diceva Papa Ratzinger “la Chiesa non è al mondo per cambiare i governi, ma per penetrare con il Vangelo il cuore degli uomini”.
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