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GIORDANO E DI CHIARA DESTINI INCROCIATI

Fabio Nori

Aggiornamento: 5 mag 2021

Bruno Giordano e Stefano Di Chiara furono compagni di squadra nella Lazio degli anni ‘70

I loro figli, Rocco e Diego, giocano insieme nel Cerveteri Calcio

Lo sport è fatto di storie, aneddoti e destini che si incontrano


Il calcio è fatto di storie, aneddoti e destini che si incrociano. Mai, Bruno Giordano e Stefano Di Chiara, insieme alla Lazio negli anni settanta, avrebbero pensato che i rispettivi figli sarebbero stati calciatori nella stessa squadra. Succede a Cerveteri, club in cui vestono gli stessi colori Diego Di Chiara e Rocco Giordano. I padri compagni di squadra e di vita, cresciuti all'ombra del cupolone, legati da un'amicizia che ancora si regge sulla stima reciproca. Diego, a gennaio 40 anni, è agli sgoccioli della sua carriera, iniziata all'Ostia Mare e consumatasi tra serie C e qualche apparizione in B. Rocco più piccolo di 14 anni ha iniziato nelle giovanili della Lazio per poi passare al Fondi, il Latina, e lo scorso anno al Trastevere. Destino ha voluto che giocassero insieme, in Eccellenza al Cerveteri, accumunati dalla voglia di calcio e da una profonda amicizia. “Mio padre e Bruno sono ancora amici per la pelle- racconta Diego Di Chiara - e noi abbiamo ereditato questa fratellanza. Giocare con Rocco mi sembra un film, non me lo sarei aspettato per i tanti anni che ci dividono, ben 14. E' un ragazzo che ho visto crescere, con tanti valori e ottime prospettive da calciatore. Può sicuramente ambire a campionati più importanti dell'Eccellenza e guardare al futuro con positività. Ottimo trequartista, un sinistro eccellente e visione di gioco di livello. Io faccio il tifo per lui perché se lo merita”. A Rocco, in effetti, non gli sembra vero giocare con quel ragazzone che è quasi un fratello. “Diego per me è tutto, una persona a cui voglio molto bene - racconta il centrocampista - nonostante la differenza di età ci lega un affetto profondo e sapere che i nostri padri sono stati giocatori e amici mi rende orgoglioso”.

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