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I colori dell'inferno, ma anche calori, odori, dolori

Presso il Polo Espositivo Juana Romani si svolgerà una interessante kermesse sul celebre film girato a Velletri nel 1911.

A cura di Franco Di Matteo con l’intervento del Prof. Gerry Guida direttore artistico del Ciociaria Film Festival è prevista per la seconda metà di Maggio una interessante kermesse sull’ Inferno lungometraggio girato a Velletri nel 1911 e prodotto dalla Helios film del principe Ginnetti, che rappresenta un vero primato essendo il primo lungometraggio con effetti speciali della storia del cinema italiano.

Tra le innumerevoli iniziative fatte per le celebrazioni dantesche, non poteva mancare la città di Velletri, dove nel 1911 auspice il Principe Caracciolo – Ginnetti fu realizzato il primo film al mondo dedicato all’inferno; in bianco e nero, muto con didascalie.

Il film sarà oggetto di una istallazione che farà da cornice alla proiezione. Tutto incentrato sulla comunicazione, l’asse portante che darà vita all’opera partendo dal 1300 anno in cui Dante scrive il suo poema.

Dante e Virgilio; un tandem di comunicatori, in un lasso di tempo lunghissimo oltre un millenio; le antiche fonti ci dicono che Virgilio aveva una voce particolarmente suadente, essendo poeta e mago, possiamo immaginarla, ma quella di Dante chissà com’era distaccata imperiosa, magari istrionica o sotto sotto ironica?

Tra le voci degli attori che si sono cimentati nella lettura commedia divina, spiccano quelle di Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Roberto Benigni quest’ultimo pregevole per i canti recitati a memoria.

La duplice installazione enfatizza le due componenti del viaggio dantesco, quella visiva del film L’Inferno e quella della parola intesa in primis come espressione vocale.

Tra emissioni di fumi, paludi di nero fango, fiumi di rosso sangue, una tempesta di emozioni nella fantasmagorica grammatica, visiva di quando il cinema nel 1911 era appena agli arbori.

Un curiosare nell’officina linguistica del sommo poeta che fa scaturire serrati dialoghi prima, inventato una macchinerie narrativa dove la Selva oscura, simboleggia gli incubi della sua condizione di uomo – poeta, nella quale la coscienza diviene parola e il verbo suono: per udire la faringenesi di quelle parole basta mettersi all’ascolto.

Per questo si darà voce ai muti personaggi dell’opera attraverso una performance teatrale dell’attore Maurilio Fonte.


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