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Immagine del redattoreGiusy Pilla

Il bel canto italiano patrimonio UNESCO


Lo scorso 6 dicembre il CANTO LIRICO ITALIANO, su decisione dell’Unesco, é candidato a diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità in seguito ad un percorso intrapreso dal Servizio II-Ufficio UNESCO del Segretario Generale del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Direzione Generale per lo Spettacolo.

Alla candidatura del Comitato per la salvaguardia dell’arte del Canto Lirico Italiano hanno aderito anche la Fondazione Teatro alla Scala di Milano, l’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma , l’associazione dei Teatri Italiani di Tradizione Assolirica.

Il Ministero della Cultura e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e per mezzo della Rappresentanza Italiana presso l’Unesco, seguirà l’iter seguente alla candidatura per l’ ottenimento del riconoscimento finale.

Ma ripercorriamo la nascita del teatro dell’opera . La civiltà occidentale riassume una stagione che abbraccia due secoli di storia della musica, il seicento e il settecento, quando l’arte barocca ha formulato un universo di immaginazione, elevando l’umanità dalla mediocrità data dal quotidiano, in un universo sontuoso e sensuale carico di rievocazioni di un passato reso perfetto dagli ideali di una vita vissuta all’insegna dei sentimenti più aulici.

In questo contesto il bel canto si è attestato quale propulsore all’interno del melodramma italiano dove, Jacopo Peri, Giulio Caccini e Claudio Monteverdi hanno influenzato , con le forme stilistiche della propria musica, oltre due secoli di generazioni di compositori. Il crescente numero di rappresentazioni di opere settecentesche, grazie alle caratteristiche tecniche e timbriche degli interpreti, in particolare femminili, fece scaturire il belcantismo renaissance. Ab origine, il belcanto si rifece a Jacopo da Bologna che, in un suo madrigale recita :” per cantar forte non si canta bene, ma con soave e dolce melodia si fa bel canto,e ciò vuol maestria “.

Ciò per definire la connotazione di una poetica che va oltre le caratteristiche pregevoli e virtuosistiche del canto lirico italiano ma, accede a una teatralità musicale europea, comunque influenzata dai compositori italiani. L’età aurea del belcantismo si deve, nel settecento, ad Alessandro Scarlatti, George Friedrich Händel, Nicola Porpora, Johann Adolf Hasse, Leonardo Vinci e Antonio Vivaldi. Le loro arie venivano affidate non solo ai soprani naturali ma anche alle voci dei cantori “evirati “che, con le peculiarità vocali ,delineavano nell’opera lirica un anti-realismo ai timbri maschili, considerati triviali nelle strutture musico letterarie e intessute di personaggi favolistici .si pensi a Carestini o a Farinelli ai quali furono affidate arie di struggente bellezza, acuita dalle coloriture nei registri acuti. Con Gioacchino Rossini ci troviamo di fronte ad una innovazione della tessitura vocale nel belcantismo che raggiunge dei virtuosismi spinti al limite .l’opera vive una riforma basata sulla sperimentazione intercorrente tra il respiro e l’impulso ritmico delle melodie e tra le strumentazioni e i vocalismi, apprezzabili nel Barbiere di Siviglia, in Semiramide , dove è impossibile aggiungere da parte dell’esecutore altre improvvisazioni personalizzate. In questa ottica anche l’ascoltatore viene coinvolto, anzi trascinato nel nucleo strumentale, sperimentando sensazioni e stadi introspettivi pur non comprendendo il significato dei versi.

Durante il romanticismo il canto perde i mielismi rossiniania favore di un canto più aderente al parlato, volto a restituire identità e funzionalità scenica al personaggio, le eroine femminili utilizzano un canto vibrante e ascendente per descrivere una narrazione allegorica,che ridefinisce la purezza dei propri sentimenti. La poetica belcantistica verrà superata dalla definizione di un canto spasimante, a tratti stentoreo e certamente tormentato, voluto da Giuseppe Verdi.

Il suo intento era quello di creare il dramma musicale che rappresentasse le vicende teatrali in termini psicologici, dove l’orchestra fosse parte attiva della nuova corrente musicale, e i cantanti quali tenori e baritoni emettevano sonorità drammaturgiche nell’affrontare i personaggi contraddittori come Rigoletto o il perfido Jago, Simon Boccanegra oppure Macbeth. Giacomo Puccini userà la voce femminile per sottolineare la fragilità dei personaggi; le vocalità sono sfumate e talvolta oscure. Attraverso l’opera lirica italiana si esprimono i sentimenti umani, nessuna altra tradizione teatrale ha avuto una tale eco.

La nostra opera ha attraversato il tempo, lo spazio e continua nella sua celebrazione, capace di suscitare in chi ascolta, dei rimandi ancestrali forse sconosciuti e il riconoscimento dell’UNESCO stabilisce, ancora una volta l’immenso valore artistico dell’opera italiana.



 

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