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Marilena Perciballi

Il devastante abuso emotivo


Secondo l’OMS l'abuso emotivo (psicologico) può includere “insulti, sminuimenti, umiliazioni costanti, intimidazioni, minacce di danni, minacce di portare via i bambini”. Le donne considerano gli atti di abuso emotivo come più devastanti rispetto alla violenza fisica. Spesso l’abuso psicologico viene sottovalutato a causa della sua natura non fisica, tuttavia, può essere altrettanto dannoso, se non più, rispetto all’abuso fisico.

Le parole che le persone usano per comunicare le idee riflettono le ideologie che hanno e il modo in cui pensano al mondo. Il linguaggio può essere usato per trasmettere idee e/o sentimenti violenti. La violenza verbale è linguaggio denigratorio, ovvero un linguaggio che tende a veicolare odio all'interlocutore attraverso parole riconosciute nel contesto sociale come insultanti e disumanizzanti.

La molestia verbale, la ridicolizzazione e gli insulti hanno la funzione di esercitare controllo da parte del maltrattante nei confronti della vittima.

Convincendo la destinataria dell’insulto a percepirsi come priva di valore, il maltrattante manterrebbe il controllo sulle azioni di chi subisce l’abuso.

L'attacco verbale e la ridicolizzazione colpiscono direttamente l'autostima delle donne, facendole sentire responsabili di quanto accaduto e impotenti.

Il linguaggio sessista e misogino nei confronti delle donne può essere connesso ad atti di violenza fisica nei loro confronti, fino ad essere considerato, un messaggero di comportamenti violenti. 

Per quanto riguarda altri atti specifici di abuso emotivo da parte di un partner, si considera: essere insultate o fatte sentire in difetto rispetto a sé stesse;  essere umiliate o sminuite di fronte agli altri;  essere spaventate o intimidite di proposito dal partner con urli o oggetti; essere minacciate nella loro incolumità o vedere minacciata l’incolumità di persone o animali a cui tengono; essere  controllate da parte del partner, come fare in modo che la donna eviti le amiche e che abbia contatti con la famiglia d’origine, insistere sul sapere dove si trova in ogni momento, ignorarla e trattarla con indifferenza, arrabbiarsi se parla con altri uomini, accusarla spesso di infedeltà e controllare il suo accesso alle cure mediche.

Lenore Walker attraverso il suo modello costituito da fasi, spiega la relazione di abuso da parte del partner. Le fasi si ripetono ciclicamente, e spiegano così per quale motivo le donne si ritrovino intrappolate nella situazione di violenza. La prima fase è chiamata “fase di costruzione della tensione”, nella quale inizia la violenza verbale, l'uomo è regolarmente nervoso e inizia ad esercitare un controllo sistematico nei confronti della donna.

In questa fase isola la donna, allontanandola dalla sua famiglia e dagli amici. Il nervosismo dell’uomo in questa fase viene attribuito a cause esterne alla coppia. La donna in questa fase risulta disorientata e cerca di placare il suo compagno.

A questo punto le sue azioni possono accelerare o rallentare il raggiungimento della seconda fase, detta “incidente di aggressione acuta”.

Questa fase è la parte più breve del ciclo ma comporta il rischio più elevato di danni fisici o sessuali. In questa fase l'uomo mette in atto violenze fisiche o sessuali o si verifica un grave episodio di violenza verbale.

La terza fase è chiamata il periodo di amore-rimorso, conosciuta anche come “fase della luna di miele”. In questa fase, l'aggressore si scusa e adotta comportamenti amorevoli. In altri casi si tratta solo di una diminuzione o sospensione temporanea del comportamento violento. La relazione violenta è formata da fasi di intensa manifestazione d'amore e improvvisi episodi di violenza che si susseguono.

Con l’avanzare della relazione, il passaggio da una fase all’altra è sempre più rapido, e questo dinamismo ciclico della relazione rende la donna più insicura e impaurita, dato che il comportamento del partner sembra sempre imprevedibile.

La violenza, qualunque essa sia, può colpire qualsiasi donna, indipendentemente da variabili sociodemografiche come istruzione, nazionalità, reddito, religione, età o etnia.  

In società dove la violenza domestica è trattata come una questione privata, c'è un aumento del rischio per le donne, ma esistono anche fattori di protezione per le donne, come un forte supporto sociale, istruzione e indipendenza economica. Non restare mai,  nel proprio silenzio.



 

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