A causa della pandemia i teatri lirici sono rimasti chiusi per circa un anno , con gravi perdite per gli addetti ai lavori che improvvisamente si sono visti interrompere le produzioni e le tournée.
Ritornare a respirare la magia del teatro sembrava una missione impossibile, eppure è stata la spinta motivazionale che ha permesso “di lanciare il cuore oltre l’ostacolo” e di riconsiderare un modus innovante per reinventarlo, partendo proprio dalla spazialità dello stesso, fino alla condivisione delle opere su piattaforma digitale, attivando la collaborazione con i settori museali e musicali nell'ottica di allestimenti immersivi.
La ridefinizione dello spazio fisico del teatro ha modificato di fatto l’Interconnessione spazio-platea: “la quinta parete” esprimendo così l’abbattimento delle barriere, ha utilizzato spazi fino ad ora precludenti e ha offerto nuove prospettive visuali: l’orchestra non più nella buca, bensì in platea e il coro nei palchi.
Riaprire i teatri è un riaprire alla cultura, alla condivisione, alla compartecipazione di equanimità sociale e di spunti di riflessione sui principi etici e regolatori di emozioni, passioni e sentimenti di cui si nutre l’animo umano e che lo porta a scegliere di agire e di vivere in un modo piuttosto che in un altro.
Le grandi rappresentazioni lirico teatrali permettono una attenta introspezione per lo spettatore che si reca a teatro per assistere ai capolavori operistici che hanno attraversato il tempo e lo spazio per giungere a noi e ai posteri consegnandoci la perenne bellezza, forza e delicatezza delle eroine verdiane, pucciniane, belliniane e altre ancora che, testimoni del melodramma italiano dell'ottocento hanno sfidato i diktat sociali ,opprimenti e riducenti la libertà di pensiero e di azione, gettandole di fatto in una società imbrigliante e ghettizzante, per la quale si sono lasciate morire per poter vivere oltre.
Questo è il destino che unisce Tosca, Turandot, Mimi, Carmen, Lady Macbeth e le altre protagoniste.
L’inaugurazione della stagione operistica del teatro alla scala ha visto in scena proprio il Macbeth che ha completato la trilogia giovanile di Giuseppe Verdi, seguente la Giovanna D’Arco, che inaugurò la stagione scaligera, il 7 Dicembre 2015 e Attila che andò in scena il 7 Dicembre 2018.
Davide Livermore che ha curato la regia della tragedia Shakespeareiana, ha optato per un’ambientazione moderna ed innovativa; anche il soprano Anna Netrebko che ha interpretato lady Macbeth, lo ha definito uno spettacolo moderno che porta l’opera nel futuro.
Un cartellone ricco è certamente anche quello del Teatro dell’Opera di Roma, un teatro che strizza l’occhio alle innovazioni derivate dai cambiamenti socio epocali ma che rispetta quelle tradizioni di consolidata identità e che contribuiscono a fare di Roma, la Capitale Internazionale di Cultura. La stagione operistica è stata inaugurata il 20 novembre con una prima rappresentazione assoluta, composta da Giorgio Battistelli che ha messo in musica Julius Caesar, la Tragedia di Shakespeare e che ha visto sul podio il direttore Daniele Gatti.
Il 4 Dicembre è stata rappresentata la Tosca.
L’opera è stata messa in scena così come volle Puccini per la prima assoluta nel 1900.
Il regista Alessandro Talevi ha ricostruito fedelmente l’allestimento originale.
Opposto, invece, sarà l’allestimento della Tourandot, dal 22 al 31 Marzo 2022; questa creatura pucciniana avrà una veste assolutamente contemporanea, nella regia, nelle scene e nei costumi.
Molte altre saranno le produzioni artistiche rappresentate nel teatro , non solo di Roma.
La prerogativa di poter assistere ad un' opera, in un tempio della musica, concilia il cuore e la mente perché l'opera è palpito, è pensiero, è respiro, è arte, è brivido, è magia, è anima e il teatro è il suo degno custode.
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