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In Italia è sempre difficile per le donne fare carriera

Solo donne «anta», che hanno già fatto figli, per rivestire ruoli nelle cariche importanti?

La stilista Elisabetta Franchi

La frase pronunciata della stilista bolognese Elisabetta Franchi, durante una conferenza, apre il dibattito nel mondo del lavoro.

Sembrerebbe infatti, stando alle dichiarazioni dell’imprenditrice, che al di sotto della fascia di età indicata, assumere donne per rivestire cariche di vertice creerebbe dei veri e propri “buchi” nell’organico di un’azienda, qualora le stesse decidessero, ad esempio, di mettere su famiglia o avere dei figli.

Il nostro Paese, vergognosamente arretrato, con la sua 114° posizione nel mondo per partecipazione economica delle donne.

Sì, l’Italia è al 114 posto nel Gender Gap Report del World Economic Forum del 2021 per quanto riguarda l’indicatore della partecipazione e opportunità economica femminili; giusto per farsi un’idea, l’ultima posizione è la numero 156, non molto più giù, ed è occupata dall’Afghanistan.

Eppure oggi siamo pieni di esempi di donne cosiddette multitasking, ovvero che riescono a coniugare in maniera eccellente famiglia e carriera personale.

Recentemente l’astronauta Italiana Samantha Cristoforetti, ha risposte alle domande sulla gestione dei figli durante la sua missione nello spazio, e lo ha fatto. In maniera molto semplice: «Ho un partner, il papà dei miei figli, che si occuperà sia di mandare avanti la casa che i nostri bambini. Devo dire che lo fa già, da sempre. È sempre stato lui la figura di riferimento principale sia per la cura dei figli che per tutte le cose domestiche».

Il suo partner, Lionel, è un ingegnere francese. I due vivono – insieme ai loro figli – vicino al centro astronautico dell’ESA a Colonia, in Germania. La risposta di Samantha Cristoforetti sulla loro gestione della famiglia, nel momento della sua partenza, si conclude con una frase elementare, ma che dice molto: «Non è un cambiamento così radicale come può sembrare».

Ed ancora, Roberta Metsola, è l’ultima punta di un tridente europeo tutto al femminile.

Dopo Christine Lagarde al vertice della Bce e Ursula von derLeyen al comando della Commissione, anche per succedere a David Sassoli alla presidenza dell’Europarlamento, la preferenza è caduta su una donna. Così dalle istituzioni dell’Ue è giunto un segnale al resto dell’Europa, Italia compresa, dove durante la corsa al Quirinale non sono mancati nomi rosa tra le ipotesi per il post-Mattarella.

Allora ci chiediamo quali siano i “poteri magici” di queste donne, che rappresentano il loro ruolo nelle istituzioni e riescono a gestire anche una vita privata. Forse, più semplicemente, bisognerebbe guardare meglio l’origine del problema, dunque un problema strutturale o semplicemente culturale?

Probabilmente questa rabbia e questa indignazione, che tanto facilmente si accendono davanti a una persona come nel caso Franchi, andrebbero rivolte però ai governi che in questi 50 anni non hanno mai ritenuto il tema del lavoro femminile abbastanza prioritario da dedicarvi le risorse necessarie.

Ai comitati, ai partiti, ai decisori che ne hanno a volte parlato, ma alla fine hanno sempre deliberato che ci fosse qualcosa di più urgente e di più importante, di cui occuparsi “prima”.

Ad alcuni media e a tutti gli attori che influenzano la cultura del nostro Paese e continuano a rappresentare maternità e lavoro in modo parziale, vignettistico, stereotipato, senza dare spazio alla narrazione molto più articolata, ricca e difficile che rappresenta oggi per tutti noi la sfida di vivere, lavorare e avere una famiglia. All’eccesso di semplificazione che porta a privilegiare spiegazioni e soluzioni semplici e di breve termine, quando ci sono questioni che richiedono un approccio più ampio, serio e di lungo termine, richiedono una vera volontà, e se questa non c’è si vede e si paga con i dati storici.

Elisabetta Franchi ha dunque solo detto quel che pensa.

Il suo pensiero è dunque “legittimato” dal Paese in cui viviamo: dalle nostre regole e dalla nostra cultura. Se ogni giorno facessimo le stesse domande fatte a lei a ogni imprenditore su ogni palco, ecco che la storia comincerebbe a essere più completa e veritiera. Guarderemmo in faccia questo Paese in cui le donne non lavorano e non fanno carriera e in cui nascono sempre meno bambini.

Quindi donne, non fingetevi uomini per avere più successo nella vita professionale, esigete il vostro successo.


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