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In ricordo di due grandi del calcio: Liedholm e Maestrelli

Aggiornamento: 7 dic 2022

Bruno Giordano e Sebino Nela ricordano due allenatori che hanno fatto grandi Roma e Lazio nell'anno del centenario della loro nascita.


Bruno Giordano e Sebastiano Nela ieri e oggi.



Il 2022 verrà ricordato, tra le tante cose, come l’anno che celebra il centenario della nascita di due grandi personaggi del mondo del calcio che purtroppo ci hanno lasciato, tramandando ai posteri però le loro imprese sportive e umane. Per i tifosi di Roma e Lazio, i nomi di Nils Liedholm e Tommaso Maestrelli evocano ricordi meravigliosi.

Il barone svedese fu tra i principali protagonisti dello scudetto giallorosso della stagione 1982-83, il tecnico italiano fu l’artefice numero uno del primo scudetto laziale dell’annata 1973-74.

NELA SU LIEDHOLM - Nils Erik Liedholm (Valdemarsvik 8 ottobre 1922Cuccaro Monferrato, 5 novembre 2007) è stato un allenatore di calcio e calciatore svedese con cittadinanza italiana, di ruolo centrocampista, campione olimpico nel 1948 e vicecampione del mondo nel 1958 con la nazionale svedese, sconfitta in finale solo dal Brasile del mitico Pelè.

Liedholm ha legato la maggior parte della sua carriera all'Italia, prima come giocatore nel Milan e poi come allenatore in vari club, tra cui lo stesso Milan e la Roma. Nel 2016 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano. In Italia ha vinto 4 scudetti da giocatore e uno da allenatore con il Milan, uno scudetto e tre coppe Italia con la Roma. Di lui ne fa un ricordo Sebino Nela, che con Liedholm vinse lo scudetto romanista nel 1983: “Il barone era un grande psicologo, oltre che un grande allenatore. Di lui si ricordano anche le battute, l’ironia, il modo in cui sdrammatizzava le sconfitte o tendeva a tenere i piedi saldi a terra dopo le vittorie. E’ stato un grandissimo, sotto tutti i punti di vista, ed è stata una fortuna essere allenato da lui”.

E’ vera la battuta che amava ripetere, quando dopo aver subito un’espulsione sosteneva che si gioca meglio in dieci che in undici? “Sì, lo diceva sorridendo e credo che lo facesse per non dare alibi ai giocatori – risponde Nela -. Diceva sempre che in dieci ci sono più spazi a disposizione, ma secondo me era un modo per spostare l’attenzione, non credo che dicesse sul serio…”.

Che aneddoti ricorda sul barone?

Ne ha uno in particolare?

“Mi ricordo una volta in particolare mi spostò dalla fascia sinistra a quella destra e io mi ero un po’ lamentato con un giornalista. Doveva essere una chiacchierata informale e invece le mie parole finirono sul giornale.

Prima della partita successiva, quel giornalista chiese a Liedholm se avrebbe fatto giocare Nela a destra o a sinistra e Liedholm fu straordinario nella risposta… “Nela? Non ci sono problemi, può stare a destra, a sinistra o in tribuna… Non ci sono problemi”.

La morale fu semplice: dovevo stare zitto e lavorare senza lamentarmi, o potevo tranquillamente finire fuori squadra. Ma il modo in cui lo disse fu davvero straordinario, con una leggerezza che solo lui, schivo e sempre lontano dalle polemiche, poteva avere”.

GIORDANO SU MAESTRELLI - Tommaso Arturo Renzo Maestrelli (Pisa, 7 ottobre 1922Roma, 2 dicembre 1976) è stato un allenatore di calcio, dirigente sportivo e calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Fu il tecnico della Lazio che vinse il suo primo scudetto nella stagione 1973-1974 e quello con il maggior numero di presenze nelle coppe nazionali sulla panchina bianco-celeste, ossia 34.

Fu premiato due volte con il seminatore d’oro, il premio dato annualmente al miglior allenatore.

Considerato come un padre di quella squadra che fu la Lazio scudettata del 1973-74, Maestrelli ebbe tra i tanti meriti, anche quello di affidare la maglia numero 9 che era appartenuta al mitico Giorgio Chinaglia ad un certo Bruno Giordano, all’epoca giovanissimo.

Un altro calciatore che ha fatto la storia biancoceleste, e che oggi lo ricorda così.

“Tommaso Maestrelli è stato veramente decisivo per la mia carriera. Io avevo già esordito l’anno prima con la maglia della Lazio, ma lui all’inizio della stagione 1976-77 mi affidò la maglia con il numero 9. La stessa maglia che era stata per tanti anni di Chinaglia, un idolo per me e per tutti i laziali.

Capite bene che all’inizio la cosa mi colpì, avvertii anche la responsabilità, il peso di quella maglia da portare.

Ma lui fu coraggioso ed ebbe da subito grandi parole di incoraggiamento per me. La stampa non era ancora convinta che io potessi diventare a tutti gli effetti il numero nove della Lazio, anche se l’anno prima avevo già messo a segno qualche gol importante ai miei esordi. La figura di Maestrelli fu importantissima perché mi diede fiducia, mi diede piena disponibilità, e da lì la mia carriera è ovviamente cambiata”.

Si sente di ringraziarlo in modo particolare? “Certo, gli dirò sempre grazie. Alla cerimonia di commemorazione del suo centenario che si è tenuta in Campidoglio ho rivisto il figlio e ci siamo abbracciati, il legame è sempre stato eccezionale con tutta la famiglia.

Questo perché Tommaso è stato davvero un grande allenatore ma anche un grande capofamiglia anche quando era in panchina. Il mio grazie è eterno, per lui”.


Nils Erik Liedholm e Tommaso Arturo Renzo Maestrelli.


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