L’inflazione è l’argomento che sta catalizzando l’attenzione mediatica. Ne sentiamo molto parlare perché alimenta 'incertezza sul prossimo futuro, impatta sulle nostre tasche mettendo in difficoltà famiglie e consumi.
Ma quali sono gli effetti sugli investimenti? Come proteggerci?
La crescita dei prezzi non è un fenomeno legato interamente alla guerra, piuttosto si aggiunge alla già galoppante inflazione del post pandemia. Capace di erodere il potere d’acquisto sui soldi depositati in conto corrente, l’inflazione può incidere non poco sugli ottimi rendimenti e i progressi maturati con il proprio patrimonio.
L’oggetto di discussione è se tale tendenza sia destinata a mantenersi nel tempo o se, l’aumento dei prezzi si possa esaurire nell’arco di qualche mese. Data la situazione, vi è una qualche consolazione, anche piccola, per risparmiatori ed investitori?
La risposta è sì ed è da ricercare nell’aumento dei tassi di interesse che di norma contrastano l’inflazione.
L’inflazione ed i tassi di interesse non vanno a braccetto.
Solitamente i tassi di interesse rincorrono l’inflazione.
Mi spiego meglio: quando l’inflazione sale, il rischio è che vada fuori controllo e che i prezzi di ogni cosa aumentino indiscriminatamente.
Uno degli strumenti a disposizione delle banche centrali è aumentare il costo del denaro. Il tasso di interesse, appunto. L’obiettivo, così facendo, è che meno persone prendano in prestito soldi, le banche stiano più attente nell’erogare mutui così l’economia rallenta e con essa anche l’inflazione. Questo è un processo ben documentato nei manuali di economia, ma nella vita reale non sempre funziona così.
La realtà è più complessa e possono emergere altre componenti che fanno aumentare l’inflazione, ad esempio: uno shock dei prezzi energetici o un’enorme quantità di liquidità immessa nel sistema. Quello che è successo negli ultimi due anni, sostanzialmente.
Quello di cui bisogna essere consapevoli è che, rispetto agli ultimi anni, una variabile importante come il tasso di interesse è cambiata.
Il primo effetto tangibile è che il rendimento dei prodotti finanziari più sicuri è aumentato (e aumenterà).
Situazioni come banche che fanno pagare un extra per mantenere liquidità sopra i 100mila euro sul conto corrente sono quasi sparite. I tassi negativi, l’anormalità che è stata normalità in Europa negli ultimi anni, sono scomparsi.
Il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni della maggioranza dei paesi Europei è tornato positivo, inclusi quelli considerati più sicuri come la Svizzera e la Germania.
Certo, siamo ben lontani dai livelli di inflazione attuali, ma il fatto che i risparmiatori non siano più “puniti” con dei tassi negativi è un piccolo passo avanti.
Tutto ciò ha delle conseguenze molto concrete anche per la strategia da adottare per i portafogli di investimento.
Ad esempio i conti deposito possono cominciare ad essere considerati un parcheggio interessante per tutti quegli obiettivi da 0 a 2 anni di tempo; oppure si possono inserire prodotti (ETF, fondi o altri strumenti) che, con l’aumento dei tassi, avranno un rendimento da dividendo pari o superiore a quelli attuali con un livello di rischio (inteso come volatilità) più basso.
Persino i prodotti obbligazionari si aggiorneranno con il passare del tempo...ogni giorno obbligazioni vengono portate a scadenza e le “sostitute” hanno un rendimento più alto di quelle vecchie. Tutto grazie all’aumento dei tassi di interesse.
L’aumento dei tassi di interesse ha comunque anche dei lati potenzialmente negativi.
Oltre all’inflazione alta (la ragione per cui questi tassi stanno aumentando), esistono asset class come le azioni che soffrono di questa situazione.
La ragione è presto detta.
Finché non c’erano alternative per un briciolo di rendimento, l’azionario era l’unico posto dove poter andare a raggranellare qualcosa.
Ma tanto più i tassi di interesse salgono, e con essi i rendimenti dei prodotti “più sicuri” (sempre inteso come meno volatili), tanti più soldi si sposteranno in questi prodotti, lasciando il mercato azionario. Motivo per cui il prezzo delle azioni in periodi di tassi di interesse in rialzo tende a scendere. C’è anche un’altra ragione. Alcuni investitori utilizzano un sistema di calcolo del valore delle azioni basandosi sui flussi di cassa futuri, che vengono attualizzati usando un tasso di interesse scelto in base alla situazione attuale. Senza far mille discorsi sulla matematica finanziaria di questo tipo di operazione, il succo è che quando i tassi di interesse salgono i soldi che un’azienda riesce a generare oggi sono ritenuti più importanti rispetto ai flussi di cassa futuri.
E tutte quelle società che negli ultimi anni sono salite in modo iperbolico senza avere solide fondamenta, oggi ne stanno pagando le conseguenze, scendendo drasticamente di prezzo.
Conta più l’uovo oggi che la gallina domani, per capirci.
Ed anche quelle un po’ più solide possono vedere il loro prezzo ritoccato al ribasso.
Quindi, durante periodi come questo, i mercati azionari non saranno molto spumeggianti, ed il 2022 finora è stata una conferma.
Niente discese drastiche, ma neppure i rendimenti a cui ci eravamo abituati negli ultimi anni. Cosa fare? Anche se questa situazione può non piacere, in realtà rappresenta una grossa opportunità per chi ha un orizzonte temporale d'investimento molto lungo.
Per concludere, se sei un risparmiatore (o una risparmiatrice) con obiettivi di investimento lontani nel tempo, questo periodo con inflazione e tassi di interessi in rialzo può rappresentare l’opportunità di investire a prezzi interessanti. Ed in più, per la parte di capitale “parcheggiata”, avrai sempre più opportunità di ottenere un interesse degno di questo nome.
Non è una situazione perfetta e potrebbe essere migliore, ma hai tutti gli strumenti a disposizione per cavalcare il momento.
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