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L'ascolto, arma segreta e invisibile

L'ascolto è un'abilità invisibile, non è appariscente, non si annuncia con proclami, ma rappresenta un’arma segreta e davvero potente per la crescita personale e il successo professionale di chi lo apprende e ne fa esercizio.

Gli scienziati comportamentali hanno scoperto che un buon ascolto è una competenza chiave per gestire la comunicazione, per migliorare le nostre relazioni, sviluppare la nostra visione del mondo e, in generale, per sviluppare il benessere all’interno di un’organizzazione, qualunque sia il contesto, familiare, amicale, professionale e scolastico; non si tratta di un ascolto qualsiasi, quanto di un ascolto consapevole ed attento ai bisogni dell’altro: “l’ascolto attivo” ovvero la capacità di porre attenzione alla comunicazione dell’altro senza formulare giudizi, senza preconcetti, e con la massima apertura a nuove idee, senza alcuna paura di ascoltare ciò che preferiremmo non sentire.

E’ la capacità di cogliere quanto l’altro ci riferisce sia in modo esplicito che implicito, sia a livello verbale che non verbale. Un ascolto che diventa di qualità se, oltre alle orecchie, si attiva anche il cuore, diventando così empatico.

E’ davvero difficile, nel contesto attuale, estremamente veloce, superficiale e pieno di tante parole e immagini, saper essere un buon ascoltatore; per ascoltare bene, occorre impegno perché l'ascolto attento non è un dono irraggiungibile, ma è un'abilità che è possibile imparare, un soft skill su cui investire per il proprio sviluppo.

Ma perché l’ascolto è così difficile?

La prima grande difficoltà è la distrazione: ormai forzati all’abitudine del multitasking, siamo avvezzi a giocherellare col telefono e non perdiamo neanche una notifica social anche durante conversazioni rilevanti, perdendo invece sicuramente qualcosa di quello che viene detto, con l’effetto devastante che chi parla percepisce chiaramente di non essere realmente ascoltato, con conseguente inasprimento e chiusura dei canali di comunicazione

Un altro motivo per cui le persone non ascoltano completamente è che sono in ansia e preoccupate solo per la propria performance, per cui per cercare di apparire brillanti e preparate, sono fortemente concentrate solo su quanto potranno rispondere, mentre invece spesso conta ascoltare meglio e fino alla fine, per capire anche le sfumature di ciò che l’altro ci sta dicendo.

Un altro scenario comune è che quando qualcuno sta cercando di darci un feedback, questo riscontro non è ben accolto, specie se non è un consenso e non si è poi così d'accordo. Si tende quindi a non lasciar finire l’altro e a discutere ogni punto, oppure a dirottare la conversazione su altri temi, quelli su cui ci sentiamo in vantaggio.

Molto comune tra i motivi per cui le persone non riescono ad ascoltare è che molto spesso tendono a interrompere di frequente l’interlocutore, a volte anche con il buon proposito di portare il proprio contributo esperienziale alla conversazione con entusiasmo e coinvolgimento. Tuttavia questo conduce al non ascolto dell’altro e solo a sentir parlare se stessi. Interrompere altre persone è spesso un'abitudine radicata ed è difficile cambiare approccio, ma non è impossibile.

Ci sono piccole strategie per tenere sotto controllo questo “vizio”, come, per esempio, prendere appunti, che aiuta a concentrarsi meglio e distrarsi dal voler intervenire immediatamente, col beneficio collaterale di non rischiare di dimenticare dettagli e sfumature di ciò che l’altro dice e che è necessario tenere a mente, specialmente se si tratta di una conversazione complicata. Un’altra buona strategia è concentrarsi sulla respirazione.

Ancora una volta, soprattutto se una conversazione è tesa o viene posta qualche critica, la frequenza cardiaca aumenta, il corpo entra in modalità di lotta o di fuga e sembra necessario doversi difendere. Monitorare il proprio corpo e la frequenza cardiaca consentirà di ascoltare meglio e aumentare la concentrazione. In buona sostanza, non si guadagna nulla dall'interruzione, anzi spesso l’interlocutore ne è infastidito a discapito dello scambio sincero ed immediato.

Occorre dunque imparare a monitorare noi stessi e diventare pienamente consapevoli del nostro comportamento nella relazione, in modo da poter reindirizzare le anomalie che ci impediscono di essere buoni ascoltatori.

Se, durante una conversazione, ci accorgiamo che la nostra mente è da qualche altra parte e non stiamo prestando attenzione alla persona che ci parla, forse conviene rimandare il colloquio o decidere di “tornare” al momento presente; se ci ritroviamo a giocare con i dispositivi elettronici, è un brutto segno, perché tra l’altro anche l'altra persona realizza palesemente di non essere ascoltato.

Sembra elementare, ma meglio tenere il cellulare nella borsa, o almeno a faccia in giù sul tavolo se si sta parlando con qualcuno, perché è dimostrato che anche la presenza visibile di un telefono rende le conversazioni meno intime e appaganti.

Se interrompiamo la persona che ci parla, non stiamo dando abbastanza spazio di conversazione e dobbiamo invece lasciar finire l’interlocutore. Questo non significa che si debba stare completamente in silenzio, ma nell’intervenire, occorre cercare pause naturali per porre domande aperte, a beneficio di chi parla e non solo della propria curiosità, e concentrarsi esclusivamente su ciò che dice l’interlocutore senza interferire con i propri pensieri.

Se tendiamo a discutere ogni punto prima che l’altro finisca di esporre la propria prospettiva, stiamo mettendo in scena un talk show invece di lasciar finire l’altro, per quanto un dibattito sano possa essere positivo.

Uno dei modi migliori per diventare un ascoltatore migliore è rendersi conto di come ci si sente quando non si viene ascoltati bene. Sperimentare sulla propria pelle di non essere ascoltati e compresi, può aiutarci a diventare più empatici e a non ripetere le dinamiche del non ascolto.

E’ importante quindi far sentire l’altro ascoltato, permette non solo di avere più informazioni, che è cosa rilevante nell’ambito professionale, ma anche di connettersi con le persone in modo più efficace e di avere relazioni più autentiche. Un ottimo modo per mostrare la comprensione è riassumere ciò che si è appena sentito e chiedere conferma all’interlocutore, ma anche chiedere di approfondire un argomento, e, dove appropriato, porre domande, chiedere alla persona che stai ascoltando quali sono le sue idee o possibili soluzioni ad un problema. La volontà di andare più in profondità, di arrivare alle ragioni dietro qualcosa, è una dimostrazione di empatia che gli altri notano e apprezzano,e aiuta anche a capire meglio la situazione.

Ascoltare bene significa certamente cogliere le parole delle persone, ma anche il linguaggio del corpo e i silenzi sono significativi. E’ importante ascoltare ciò che non viene detto, osservare le emozioni, cercando le microespressioni che a volte svelano pensieri non detti, facendo attenzione al tono di voce, mantenendo il contatto visivo e percependo il livello di energia per comprendere il mood di chi parla.

Il contatto visivo mostra coinvolgimento e incoraggia le persone ad aprirsi, trasmette empatia e comprensione. A volte l’empatia è favorita anche se chi ascolta racconta qualche esperienza personale, un proprio fallimento o un proprio vissuto, ma occorre farlo con molta parsimonia, facendo molta attenzione a non dirottare la conversazione solo su se stessi, demotivando e isolando l’interlocutore. Occorre assicurarsi di lasciare lo spazio per esporre in modo da poter capire il back ground di quanto si sta dicendo, sospendere il giudizio, e prima di arrivare a conclusioni, chiedere più informazioni per capire meglio e potersi esprimere con maggiore efficacia.

L'ascolto di alta qualità favorisce l'apertura mentale che non vuol dire essere sempre d'accordo o arrivare sempre a una facile risoluzione.

Ma anche durante un disaccordo, a volte essere ascoltati è sufficiente per avviare una conversazione più profonda.

Migliorare la capacità di ascolto e far sentire le persone ascoltate è la chiave delle relazioni interpersonali e professionali, una competenza di leadership che richiede un grande impegno e doti di autenticità individuale, la capacità di stabilire un’alleanza, di essere aperti e disponibili non solo verso l’altro e quello che dice, ma anche verso sé stessi per ascoltare le proprie reazioni, per essere consapevoli dei limiti dei propri punti di vista, per una migliore conoscenza di sé. Ascoltando chi è l’altro scopriamo talvolta aspetti nascosti di chi siamo davvero noi.



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