La descrizione di Michelangelo in mutande è stato un prezioso spunto di riflessioni.
Oltre al dissacratorio, o poco rispettoso, pensiero se metterle o toglierle in nome di un cancel culture manipolatore, il messaggio porta a una molteplice diversa analisi, tanto quanto lo è stata l’interpretazione personale.
Mi ha ricordato uno storico film, italianissimo, in cui una formosa e conturbante Sofia si sfilava i vestiti con una gestualità capace di emozionare lo spettatore, e anni dopo lo è stata Kim, in un altro famoso film, per non citarne molti altri. Entrambe bellissime, con le forme giuste e con una carica adrenalinica di sana sensualità che a cercarle in tempi molti più moderni si fa davvero fatica. L’apoteosi dei sensi, amplificati dall’attesa, in cui la fantasia si scatenava esaltando le emozioni. In questo il cinema ha dettato molto in passato lasciando poi spazio alle diverse tipologie che si prediligono negli ultimi anni. La fine dei film romantici, di quelli osé, in favore di violenza e super eroi che fanno sognare diverse identità.
Ma siamo ancora umani?
Finita l’epoca delle calze di nylon e di donne troppo vestite in favore di pantaloni che mostrano la biancheria intima su fisici anoressici, ereditata dalla forzata mancanza di una cintura in carcere e il conseguente abbassamento dei pantaloni che mostrano le mutande, ci siamo ritrovati, soprattutto le giovani generazioni, in contesti di solitudine che filtrano i sensi nei rapporti interpersonali. L’era digitale, se permette la veloce diffusione delle nudità, spesso ritoccate fino all’inverosimile, e l’accrescere di predatori sessuali in rete, ha creato un esercito di persone sole, forse non più capaci di godere degli odori e dei sapori dell’intimità in maniera naturale. Allora ci ritroviamo in massa, ma non tutti per fortuna, con la testa abbassata distaccati dalla realtà.
Sembra quasi accettabile che potrebbe bastare il fatto di passare ore a fissare uno schermo per trovare un appagamento psicofisico.
La modernità, la digitalizzazione, hanno lentamente innescato un cambiamento profondo nei nostri mondi più nascosti: i sentimenti, l’identità e la sessualità. Quindi per la vecchia guardia, non proprio vecchia e non per tutti comunque, rimangono i ricordi di esperienze e sensazioni che il proibito è stato capace di esaltare nelle percezioni e nella capacità di esternare compiacimenti seguiti da corteggiamenti idilliaci conditi da fantasie e aspettative.
Osservare l’oggetto del desiderio è il primo approccio nei rapporti sentimentali che iniziano nella maggior parte dei casi con una evidente attrazione fisica che dall’una o dall’altra parte è sempre stata un’opera capace di stuzzicare piacevolmente il cuore e la mente.
E tanto tempo fa, dopo aver soddisfatto gli occhi, si passava poi al ballo, quello in cui ci si poteva stringere e odorare, marcare il territorio per allontanare gli avversari e stabilire le regole del corteggiamento e non solo.
Oggi le regole sono cambiate, come il cinema, il ballo e molte altre abitudini legate al corteggiamento alle quali molti sono i riferimenti culturali.
Ecco che qualcuno lentamente vuole cancellare anche i nostri ricordi culturali che passano per esempio dalle fiabe alle opere d’arte, dai gusti culinari alle preferenze sessuali, come se fossero malefiche influenze sulle attuali e prossime generazioni.
Non è fantascienza e neanche complottismo, ma semplici dati di fatto che ci riportano nostalgicamente indietro nel tempo.
Allora la lista si allunga a una serie di dipinti e statue che rappresentano formose donne d’altri tempi, rappresentanti di un’opulenza tanto agognata dalle masse del passato e che oggi, con i nuovi pensieri, la nuova cultura, sembrano voler additare come demoni con il quasi evidente messaggio nascosto: niente più uomini e donne, famiglie.
Ci stiamo avvicinando a vivere la maggior parte del tempo nel mondo virtuale, quello che con un click, apparentemente, si può cancellare.
La massificazione delle opinioni e delle scelte, passano velocemente attraverso la rete che vede i vincitori migliori quelli che contano il numero dei "like" e sfigati senza un certo numero di amici o follower, come se ci fossero amore, sesso e amicizia in quei legami effimeri e a volte pericolosi e velenosi. Nuovi insegnamenti e nuove verità dietro le abitudini condizionate attraverso messaggi impercettibili che riceviamo costantemente.
Per strada come nel web, o in televisione, la nudità, lo spudorato doppio senso nel comunicare, a volte danno la netta sensazione che l’ostentazione porti con sé la mancanza di una reale azione e l’esercito dei finti “sessualmente” appagati o padroni delle loro vite intime inesistenti, risulta poi dimostrarsi esattamente il contrario.
Un esercito di depressi che trascorre il tempo sul divano in un dipendente binge watching accompagnato da cibo spazzatura, per poi ritrovare una giusta occupazione, per il tempo che rimane, a sbirciare sullo smartphone in cerca di news, nuovi post e nuovi video come se ci fosse un circolo vizioso difficile da distruggere.
Il problema è molto più serio di quanto lo si possa immaginare, perché le piccole abitudini rendono le persone quello che sono e il cervello percepisce benissimo quella dipendenza come se fosse una droga.
Quindi, nella fattispecie, anche i gusti e gli appagamenti della vita intima passano attraverso quel piccolo malefico schermo che diabolicamente contiene tutto quello di cui abbiamo bisogno. Niente di più sbagliato, perché l’oggetto è diventato un metro di misura per scegliere il più fico, senza genere in questo caso, perché possiede lo smartphone appena uscito.
Dobbiamo diventare tutti uguali in nome di un famigerato mondo virtuale in cui le nudità sono già preconfezionate e gettate liberamente alla mercé di tutti ed etichettare come sbagliate le nostre identità culturali secolari?
Se la risposta è “SI”, allora mettiamoci il cuore in pace e cambiamo il nostro vecchio appagante modo di guardare un uomo o una donna, mettiamo le mutande e sopra un bel paio di pantaloni, magari in tasca un gran bel telefono, ora in voga ci sono i “pro-max”, in modo che il pacco, degno delle più normali e umane fantasie delle donne, diventi un “uccellulare” dentro il quale perdere le emozioni e in cui trovare sicuramente l’amore più consono ai tempi moderni e taccuini di giovani porci che farebbero arrossire i vecchi e anche il non dimenticato caro vecchio Charles.
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