“Vecchio mio”, questa sera ti parlerò del giovane Holden.
Ti va? Anche se non ti va non fa niente, te ne parlerò lo stesso.
E visto che Holden parla in modo schivo, anch'io parlerò in modo schivo, con tutti quegli aggettivi schivi e via discorrendo, con tutto il suo odio per il cinema, con questo alternarsi di nervosismo e calma, di ripetizioni, di errori grammaticali, questo suo fiume ininterrotto di parole.
E poi la sua bambinaggine.
Quella che mentre sta facendo una cosa cambia idea perché non gli va piú, quel suo osservare il mondo dei grandi con gli occhi di un ragazzino.
Tra la curiosità e la paura di toccarlo, forse troppo presto per un ragazzino come lui, forse troppo tardi per chi non vuole crescere mai. La sua è una fuga di tre giorni a New York, una fuga da sé stesso, come tanti di noi sperano di fare un giorno, nella giungla urbana piú giungla che mai.
Cacciato da ogni scuola, l'unica materia in cui eccelle è letteratura.
I libri, lo stregano e lo salvano, e lo nascondono... E osserva, osserva e classifica, scopre, capisce le persone, le analizza, e poi ama, ama incondizionatamente. Quella del giovane Holden, se si presta attenzione, non è una storia semplice, ma forse è la storia di tanti di noi.
La sensazione di inadeguatezza rispetto alle tante figure che incontriamo nel nostro cammino che sembrano sempre arrivare un passo più avanti, ma che non riescono mai a riflettere l’immagine che vediamo di noi stessi, che a noi non starebbero mai bene i loro passi avanti.
Immagini che prendono vita, di compagni di stanza, di stanze che diventano un pò le tue, di libri che sembra di leggere anche senza leggerli, e di odori che sembra di respirare anche a te.
Un ragazzino permaloso e i suoi problemi che lo rendono tanto fastidioso quanto ti fanno affezionare a lui sempre di più.
La storia di un amore che non si nutre di affetti e belle parole, è un amore che cresce dentro, che aspetta, che scappa e si ritrova, fatto di sguardi ad occhi chiusi, ma attenti, di piccoli dettagli, e di particolari che solo se ti fermi un attimo, nella costante corsa della vita, riesci a cogliere, perché la verità non è per forza di chi arriva prima.
Certo è che Holden è solo un ragazzo, e che ne sa lui dell’amore, Holden vive di libri, di mondi che esistono solo se lui lì disegna nella sua testa, ed esistono solo per come è lui a decidere di disegnarli.
La trama è tutta qui, molto semplice narrata con la voce di chi non ha paura di niente, o forse non ha più niente da perdere, non ha peli sulla lingua, senza dover aggiungere né fronzoli né merletti, perché la vita d'altronde non ti riveste di pizzi e nastrini, ma spesso ti scopre lasciandoti al freddo, e ti scalda forte anche fino a toglierti le forze.
La trama sono i suoi pensieri, il suo umore, la sua rabbia, tanta, fedele compagna.
Non si capisce mai da cosa venga fuori, ma ti chiedo infondo chi è che lo sa davvero?!
E non si capisce mai a cosa sia dovuta, ed è per questo che ogni lettore vi legge la propria.
Così come, nella paura di Holden di raccontare la morte per leucemia di suo fratello Allie o di quella volta che ha visto un suo compagno di classe suicidarsi con addosso il suo maglioncino, ognuno rivive la paura di fissare per sempre, di ricalcare, di prendere coscienza delle proprie emozioni di quegli eventi, che fermandoli tanto potrebbero spaventare, o fare male, senza capire che magari è proprio fermandoli ed osservandoli, se pur da molto vicino potrebbero iniziare a fare un po' meno paura, arrivando così a superarli accettandoli.
Si sfogliano pagine di coraggio, paura, grinta, incertezza, e ci si rispecchia spesso con le nostre ombre più grandi. Sai, ti rendi anche conto alle volte che la vita è cosí semplice.
Cosí semplice, che quasi ne resti sconvolto, e lo scopri tra le pagine di un libro che non sembra parlare di semplicità.
Il libro del giovane Holden però, risulta semplice, ma pieno.
Una copertina bianca, che lascia a te la possibilità di colorare come meglio credi.
Una storia che ti lascia mille domande, ma che ti aiuta a rispondere a quelle più grandi senza che tu te ne accorga.
Un libro che ti riesce a camminare nella testa, senza che tu te ne renda conto.
Tante bugie, quelle che ci raccontiamo per stare meglio e quelle che raccontiamo per sembrare altri, ma che poi ci rimbalzano addosso schiantandosi in un abbraccio di verità.
Uno di quei libri che “quando hai finito di leggerli vorresti che l’autore fosse il tuo migliore amico, per telefonargli ogni volta che ti va”.
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