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La scuola, dalla pandemia all'innovazione

Parla Antonello Giannelli, Presidente ANP, sulle nuove frontiere dell'insegnamento

Professor Giannelli, la pandemia da Covid ha rimodulato la maniera di fare scuola, attuando percorsi di insegnamento alternativi come la DAD (didattica a distanza) e ha fatto emergere, qualora ve ne fosse bisogno, le criticità del sistema scolastico nazionale, tuttavia quali aspetti della scuola pre Covid andrebbero preservati secondo lei?

La situazione di normalità è sempre preferibile ad una situazione di eccezionalità, soprattutto quando l’eccezionalità è generata da una tragedia che ha mietuto tante vittime come ha fatto il Covid. Della scuola pre-covidiana bisogna preservare lo spirito di serenità, ma ci sono tante ombre che già conoscevamo e che con la pandemia si sono acuite.

Ci sono problemi relativi all’organizzazione didattica e all’aggiornamento dei docenti, che vanno affrontati.

La scuola nonostante la pandemia ha sempre fornito un servizio educativo- didattico utilizzando diverse piattaforme digitali, in futuro si potrà parlare di utilizzare i social per fini didattici secondo il modello DigComp 2.1?

L’uso degli strumenti digitali ai fini della conoscenza è certamente un fattore positivo. Come dicevo c’è l'esigenza di formare i nostri docenti, anche perché dalle indagini OCSE-PISA è derivato che l’Italia è arretrata rispetto ad altri paesi. L’aggiornamento tecnologico deve essere parallelo a quello della metodologia didattica, perché la vera scommessa è passare da una lezione di tipo trasmissivo ad una lezione interattiva che coinvolga gli studenti in modo che possa interessarli nell'ottica di una riduzione della dispersione, una piaga del nostro sistema scolastico.

Nell’anno scolastico 2020 2021 a causa della pandemia è stato assegnato l’organico Covid, un potenziamento di personale docente ed ATA destinato agli istituti scolastici nazionali. Cosa succederà in futuro? C’è la possibilità che venga reimpiegato?

Il personale scolastico viene assunto quando si riscontrano delle esigenze, in questo caso, l’esigenza è lo sdoppiamento delle classi, laddove ci fosse un numero maggiore di aule che consentirebbe il distanziamento, viene impiegato del personale legato a questo tipo di organizzazione scolastica.

Credo inoltre che l’esigenza di reclutare il personale sia legata ad un problema di sovraffollamento delle classi, risolvibile trovando altre aule.

La difficoltà che si è presentata lo scorso anno è stata proprio quella del reperimento delle aule che, nella maggior parte dei casi, non sono state trovate, quindi il distanziamento è stato possibile solo tenendo a casa una percentuale significativa di alunni che ha utilizzato la DaD, parliamo del 50% mentre il restante 50% ha fatto lezione in presenza.

Risolvere i problemi della scuola italiana intervenendo in settori singoli è impensabile.

Se non si costruiranno aule, non si potrà abbattere il numero elevato degli studenti; diminuire il numero di studenti per ogni classe, significa formare più classi e per farlo dobbiamo costruire più aule.

Il Ministro Bianchi e la Sottosegretaria allo sport Vezzali hanno rimarcato l’importanza dello sport nella scuola primaria, prevedendo la presenza di un docente specializzato di educazione motoria che subentrerà al docente curricolare, come considera l’inserimento del docente in organico?

Credo che la presenza di un docente di educazione motoria sia importante poiché, quello dell’obesità minorile, è uno dei problemi sociali. Esiste infatti una percentuale significativa di alunni che soffre di obesità. Con uno stile di vita più sano e un maggior ricorso all’attività ginnica, questi studenti verrebbero aiutati a migliorare le loro condizioni fisiche. Quindi non posso che concordare con un’ipotesi del genere.

Come valuterebbe l’eventuale presenza dei docenti specializzati nella digitalizzazione? Non crede che, collaborando con i docenti curricolari, potrebbero potenziare e arricchire le proposte didattiche attraverso rappresentazioni digitali?

Bisognerebbe mettere a sistema la figura dell’animatore digitale, di estendere e aumentare il numero degli animatori digitali garantendone la preparazione.


Ritiene che l’insegnamento delle lingue anglofone e dell’Unione Europea, così come è strutturato nella scuola primaria sia sufficiente, a meno che non si tratti di scuole internazionali?

In Italia abbiamo un problema abbastanza diffuso riguardo l’insegnamento delle lingue, poiché questo viene identificato con lo studio delle regole grammaticali e con lo studio della letteratura straniera.

In realtà lo studio della lingua deve significare: saperla comprendere, saperla parlare e saperla scrivere. Credo che dovremmo trarre insegnamento dalle esperienze, più efficaci, dell’insegnamento delle lingue all’estero, dove si utilizza spesso il metodo implicito, quello di non presentare la regola grammaticale come prima azione, bensì di favorire il dialogo fra gli alunni che gradualmente apprendono, in modo implicito, la fluenza del discorso, così come avviene per l’apprendimento della lingua madre da parte del bambino.

Il bambino non conosce le regole, sente gli altri che parlano e, ad un certo punto, comincia a parlare egli stesso.

Da dove si dovrebbe cominciare per recuperare il gap tra le scuole del Nord Italia e quelli del Sud?

Credo che la formazione dei docenti sia fondamentale perché il gap è dovuto anche dal fatto che la didattica corrisponde ad uno standard qualitativo elevato in quelle aree geografiche, dove i risultati delle prove INVALSI sono migliori.

D’altronde i risultati delle INVALSI non ci dicono soltanto dove gli alunni hanno più competenze, ma ci danno tantissime informazioni utili, circa, ad esempio, la varianza tra le classi. Si può constatare che la varianza delle classi al Sud è molto più alta rispetto al Nord; questo ci fa capire che esiste un fenomeno di assegnazione degli alunni alle classi che non utilizza le stesse modalità, quindi bisognerebbe seguire ovunque la stessa regolamentazione per ottenere una omogeneità delle classi su tutto il territorio.

La scuola di tutti è la scuola soprattutto degli alunni diversamente abili. Come ripartirà la scuola a settembre per loro?

Dipende tutto dall’andamento del piano vaccinale, se riusciremo a vaccinare molte più persone e proseguire quasi completamente con le vaccinazioni a livello nazionale, la scuola potrà partire senza bisogno delle misure di sicurezza come la mascherina e il distanziamento.

Sarebbe un passo avanti notevole.

Il ministro Bianchi vuole chiedere l’allargamento degli ITS poiché in seguito ai dati del monitoraggio INDIRE del 2021, l’80% dei diplomati trova lavoro entro un anno dal diploma, questo può creare uno sbilanciamento per quelle studentesse e quegli studenti che optano per un percorso di studi umanistico, artistico, musicale. Come si può superare questo gap?

Sono assolutamente favorevole riguardo al potenziamento degli ITS.

Questi, anche all’estero, hanno dimostrato di poter combattere efficacemente la disoccupazione. Per quanto riguarda il confronto tra settori più strettamente operativi e tecnici quali sono quelli tipici degli ITS e i settori più votati alla creatività, è evidente che il mercato richiede gli uni e gli altri. Se il mercato richiede certi tipi di professionalità, bisogna formare quelle professionalità, poiché è garanzia di occupazione e, siccome la disoccupazione giovanile è una piaga sociale, cerchiamo di contrastarla in tutti i modi.

Lei è stato un dirigente scolastico, cosa suggerirebbe ad un dirigente neo assunto? Quali sono secondo lei le caratteristiche che denotano un buon dirigente?

Sicuramente bisogna avere delle buone qualità relazionali, poiché bisogna riuscire a coinvolgere gli altri, poi servono delle buone competenze giuridiche per orientarsi tra la mole di procedimenti, attività e incombenze che gravano sulle scuole; un’altra caratteristica che credo sia necessaria è la disponibilità di mettersi al servizio degli altri, in particolare dei docenti per aiutare ad individuare quegli obiettivi che vanno perseguiti insieme.

Penso inoltre che un dirigente debba avere delle doti di leadership per svolgere efficacemente il proprio lavoro.

In quale momento della vita professionale si è sentito particolarmente soddisfatto?

Ci sono stati diversi momenti: quando insegnavo, mi sentivo gratificato dall’interesse e dall’impegno che i miei alunni mostravano verso il mio insegnamento, d'altronde i momenti di gratificazione li ho avuti anche da vicepreside, perché avevo il riconoscimento dei miei colleghi quando si riusciva a far funzionare bene le cose.

Anche da dirigente il riconoscimento degli altri e la reputazione di cui si gode sono fattori molto importanti.

Cosa occorre per diventare presidente dell’ANP?

Serve la condivisione con gli altri iscritti, del programma che si vuole realizzare e della visione che si cerca di portare avanti.

Credo che sia questa la ragione per la quale durante lo scorso congresso, quasi due mesi fa, ho avuto un ampio riconoscimento da parte di tutti i delegati, evidentemente si sono riconosciuti, da un lato, nel lavoro svolto, e dall’altro, nella visione che sto cercando di imprimere e di condividere ogni giorno.

Il Ministro Bianchi parla di una scuola affettuosa che superi l’individualismo e che vada a rinsaldare la società. Qual è la scuola post COVID che immagina?

Credo che l’auspicio del Ministro Bianchi sarà almeno in parte soddisfatto perché i nostri ragazzi, i nostri bambini, con l’esperienza del COVID hanno imparato quanto sia importante la relazionalità con gli altri.

Io credo che il sentimento di solidarietà, il fatto di aver sofferto e di provare insieme emozioni, sia diventata una componente importante nella loro esperienza personale.

L’auspicio del Ministro è destinato certamente a trovare una realizzazione.

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