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La scuola e la didattica inclusiva


La scuola italiana, di ogni ordine e grado, è chiamata a formare, educare, gratificare, progettare e sostenere le studentesse e gli studenti rispettandone le attitudini, le capacità e le propensioni.

I docenti guidano i ragazzi attraverso percorsi adatti alle abilità di ciascuno. Daniel Pennac, in un masterpiece, descrive la classe come una grande orchestra nella quale ognuno suona uno strumento e tutti concorrono per raggiungere il risultato finale: l’esecuzione perfetta di una melodia.

In questa ottica, la scuola è il luogo che offre infinite possibilità e, dove, anche i ragazzi diversabili apportano la propria unicità all’interno delle relazioni sociali come attori protagonisti e non come pallide comparse.

La didattica inclusiva costituisce una formazione di qualità per tutti, delinea un percorso proficuo e permanente che implica, da parte della scuola, una continua ricerca delle linee progettuali e programmatiche in una reinvenzione che tiene conto delle peculiarità di ogni studente predisponendo un format ad acta. Secondo il team di lavoro EUROPEAN AGENCY “L’inclusività é un processo di cambiamento focalizzato su tutti gli studenti, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno una disabilità. Diversamente, si rischia di originare un processo di esclusività che non porterebbe benefici”.

Il senso dell’inclusività è una modalità educativa volta al rispetto e al potenziamento delle diversità individuali che contraddistinguono gli alunni operando soprattutto nelle contestualità limitanti la socialis participatio. La didattica inclusiva costituisce il guanto di sfida che la scuola è chiamata a raccogliere continuamente, in virtù dell’aumento di studenti che necessitano di bisogni educativi speciali (BES) ai quali va garantito un percorso di studi diverso da quello convenzionale, secondo un modus educandi incentrato sulla personalizzazione e sulla individualizzazione di metodologie che consentono un’istruzione e una formazione di qualità.

Le proposte devono avere una fruibilità capillare in un “sistema di apprendimento a più livelli“ che si traduce in flessibilità stilemica e in facilitazione concreta per il successo di ciascun studente; la partecipazione degli stakeholder che collaborano e contribuiscono, in base al proprio ruolo, costituisce un ulteriore supporto alla crescita dei ragazzi. Oltre all’aspetto organizzativo anche quello socio affettivo ricopre un ruolo fondante poiché, la capacità di gestire le proprie emozioni che siano di rabbia, di angoscia o di frustrazione, passano necessariamente attraverso il sostegno dei docenti e delle famiglie. Gli ambienti scolastici, perciò, devono essere predisposti per favorire la cooperazione in un clima sereno e disteso, onde facilitare lo sviluppo delle competenze meta-cognitive e una sana rete di relazioni sociali, indispensabili per il vivere quotidiano. La scuola inclusiva si avvale del “progetto di vita” unico e riconoscibile, affinché i ragazzi che vivono la scuola possano sentirsi parte attiva di una comunità pulsante.



 

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