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La Svezia inverte la rotta, ritornano i libri a scuola


Carlotta Edholm

Fa discutere la scelta del ministro dell’istruzione Carlotta Edholm che ha voluto il ritorno, sui banchi di scuola dei libri e dei quaderni in formato cartaceo al posto dei tablet e dei dispositivi digitali.

La scelta della sostituzione- spiega il ministro, è dovuta ad un calo degli apprendimenti evidenziato dalla conduzione di una ricerca.

Il massiccio uso della tecnologia non è indice del miglioramento della capacità di studio!

È strano che la Svezia, una nazione che ha promosso il digitale già nelle scuole dell’infanzia, facendone il cardine nelle metodologie di apprendimento (il sapere mediato dai percorsi digitali e percepito in forma ludica) abbia deciso di ritornare ai libri e ai tradizionali sistemi di insegnamento.

La Edholm, ha spiegato l’importanza di dilatare i tempi della lettura, di riscoprire il valore della scrittura a mano che accompagna l’espressione del pensiero nella produzione dei testi. I risultati di un’indagine internazionale, quinquennale, che misura l’abilità di lettura degli studenti tra i nove e i dieci anni di età: la Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS), ha mostrato che i bambini svedesi di quarta elementare hanno ottenuto una media di 544 punti, un valore calante rispetto ai 555 punti ottenuti nel 2016.

L’indagine internazionale vaglia gli alunni nella fase del passaggio dall’imparare a leggere, al leggere per imparare.

Gli esperti sostengono che il calo è attribuibile all’eccessivo impiego degli strumenti digitali poiché questo riduce il tempo della riflessione necessario ai processi mentali che permettono l’accesso alla conoscenza.

A Il Fatto Quotidiano, Alberto Oliviero, medico e biologo italiano, fra i maggiori studiosi di psicologia e neuroscienze, sottolinea i pericoli di un’introduzione precoce alla tecnologia digitale.

Suggerisce che la tradizionale pratica della scrittura manuale potrebbe promuovere una maggiore attenzione e motricità rispetto all’utilizzo di dispositivi elettronici.

In Svezia il provvedimento riguarda gli alunni della scuola dell’infanzia e parte di quelli di scuola primaria. I tablet, nella scuola dell’infanzia, secondo la Edholm, hanno portato ad un depauperamento delle competenze di base.

Gli strumenti digitali individuali assorbono completamente l’attenzione dei bambini tanto da non lasciare varchi ad altre fonti di apprendimento forse meno impattanti ma certamente profonde poiché trattasi di metodologie scaturite da conoscenze acquisite e consolidate nel tempo senza la mediazione di strumenti digitali, creando così ,quelle strutture solide sulle quali costruire, implementare e sperimentare il sapere.

Il paese scandinavo con questo “retour vers le passe’” scardina la convinzione che la qualità didattica della scuola passi inevitabilmente dal potenziamento della digitalizzazione .

In Italia, i finanziamenti importanti , hanno investito, negli ultimi dieci anni , il settore del digitale , ignorando che vi sono ben altri segmenti per la formazione correlati alla pedagogia quali : la gestione della classe, la progettazione delle competenze socio affettive, funzionali nelle dinamiche complesse intercorrenti tra i ragazzi, come il bullismo, l’assenza di empatia , l’isolamento o i litigi invece, con l’ultima tranche del PNRR i finanziamenti per la digitalizzazione scolastica ammonta a circa un miliardo di euro mentre per i progetti di formazione pedagogica e socio-relazionale,sono destinati pochi spiccioli.

La tecnologia non è l’unica via maestra ma, ci sono diversi ambienti che conducono all’apprendimento, tanto che si parla di bi-alfabetizzazione.

Credo che, ad oggi, una didattica funzionale e proficua ,volta a formare bambini e ragazzi preparati, sereni e soprattutto umani non si risolva adottando esclusivamente didattiche digitali.



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