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Non solo computer nelle scuole. Difendiamo la scrittura a mano

Immagine del redattore: Giusy PillaGiusy Pilla

L’uso eccessivo della tastiera, secondo le neuroscienze, rischia di alterare nel bambino l’unicità del pensiero.

La scuola è rivolta verso la digitalizzazione: le metodologie di insegnamento prevedono l'impiego sempre maggiore degli strumenti digitali che subentrano in ogni ambito disciplinare , la scrittura a mano, così, trasferisce la propria risoluzione dal cartaceo alla tastiera, esprimendosi attraverso il carattere dello stampato, con buona pace del corsivo; tuttavia, alcuni studi delle neuroscienze indicano che lo scrivere utilizzando esclusivamente la tastiera, attiva solo la parte sinistra dell'encefalo mentre, attraverso la scrittura a mano, con l'utilizzo della carta e della penna, si attivano le funzionalità processuali dell'emisfero sinistro, della zona frontale inferiore e della corteccia parietale posteriore: le aree regolatrici della coordinazione oculo -manuale indispensabili per tutte le prassi personali del bambino. Scrivere usando la penna, induce le funzioni cerebrali a favorire la contestualizzazione della semantica e il corretto susseguirsi della grafemica formante le parole, i periodi e i testi. Adottare poi, il carattere del corsivo, implica una scorrevolezza manuale, indice della fluidità del pensiero e delle idee e sequenzia correttamente la narrazione.

La psicologa Karin Harman James, dell'Università dell'Indiana, ha condotto uno studio sull'importanza della scrittura manuale e sull'incidenza che ha sui processi cognitivi, ed è emerso che “i bambini, capaci di scrivere a mano, hanno fatto registrare un'attività neuronale molto più sviluppata rispetto ad un altro gruppo testato, comprovando l'importanza della produzione manuale”. L'espressione dei legami tra le lettere, incrementa la capacità di lettura e di calcolo, favorisce l'attenzione e la concentrazione, incentiva la motivazione allo studio e migliora l'apprendimento. Monica Dengo, docente di calligrafia e tipografia sperimentale, che ha insegnato presso l'Academy of Art University di San Francisco e al Centro Internazionale di Arti Calligrafiche di Venezia, mostra quanto la “bella scrittura” sia una forma d'arte “dove le linee hanno ritmo e musicalità”.

La calligrafia esprime l'unicità e l'irripetibilità di ciascuno quindi, la diversificazione dall'altro.

La mancata appartenenza “omologazione” non piace ai ragazzi, perché vogliono esprimersi attraverso codici analoghi, e la scrittura in stampato consente una decodifica più rapida rispetto al corsivo, senza contare poi la riduzione delle frasi nelle sole iniziali delle parole che le compongono!

Le conseguenze si riscontrano soprattutto nella produzione dei testi, che risultano essere sintetici e Impoveriti poiché manca la capacità di sviluppare una narrazione articolata. Franco Frabboni, professore ordinario di pedagogia, all'Ateneo di Bologna e presidente della Società Italiana di scrittura, sottolinea che la grafia, il corsivo, sono veicoli e fonti di emozioni....

L'abbandono della scrittura a mano porta a una scarnificazione del messaggio inoltre, aggiunge, la scrittura e la lettura sono “vasi comunicanti”: l'impoverimento dell'una è la perdita dell'altra.

È chiaro che vivendo nell'era del digitale, non è possibile estraniarsi, Cicerone, docet: “o tempora, o mores”; il computer è uno strumento indispensabile, quasi una prosecuzione del nostro pensiero, ma si tratta di un pensiero binario, impostato e rigido, nulla a che vedere con la scrittura manuale, espressione di unicità.


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