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Sardegna, laboratorio italiano per l’elettrificazione verde

Da isola a scarsa metanizzazione a modello di elettrificazione da esportare in tutto il territorio italiano.

È questo il progetto all’avanguardia, preso in carico dal gruppo Enel in qualità di “Renewables Super Major”, presentato lo scorso 27 gennaio nel corso di un evento organizzato dall’Università degli Studi Roma Tre insieme all’Alleanza Sardegna Rinnovabile, iniziativa delle associazioni ambientaliste WWF Italia, Legambiente, Greenpeace Italia e Kyoto Club.

Il progetto, acquisito da Enel all’asta del Capacity Market 2024 indetta da Terna lo scorso febbraio, è stato inserito tra i Multi-Stakeholders Energy Compact delle Nazioni Unite per essere un modello di progetto esportabile a livello nazionale e globale, contribuendo in maniera decisiva alla diffusione dell’elettrificazione e della transizione ecologica.

Ma cosa intendiamo per elettrificazione? Lo spiega Francesco Venturini, direttore divisione globale di Enel X: “diventare competitivi nel settore dell’energia senza alcun tipo di trade-off ambientale”, e quindi “utilizzare tecnologie mature e particolarmente efficienti che utilizzano l’elettricità come vettore al posto di altre tecnologie mature ma poco efficienti che utilizzano un motore endotermico”. In questo modo, oltre ad una maggiore efficienza e senza correre rischi di sperimentazione, si otterrà una riduzione notevole di gas clima-alteranti.

Il progetto “Elettrificazione verde della Sardegna” rientra in una visione progettuale più ampia, che mira a implementare il concetto di elettrificazione e transizione ecologica partendo da progetti pilota per poi esportarli su larga scala. Si parte da alcuni nuclei specifici a Saragozza (Spagna) e a Santiago (Cile) per la loro alta industrializzazione del territorio e, nel caso di Santiago, per essere anche una metropoli da 8 milioni di abitanti. In Italia è stata scelta la Sardegna come banco di prova per via della sua strategica posizione geografica, grazie all’abbondanza di risorse energetiche naturali – in particolare sole, acqua e vento – e allo scarso livello di metanizzazione dell’isola dovuto al limitato sviluppo di infrastrutture di distribuzione del gas naturale. Per questo motivo, la regione sarda si presenta come il prototipo territoriale ideale per la realizzazione di progetti di questo tipo, esportabili poi anche su più larga scala. Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel ha recentemente descritto la visione aziendale, che punta a trasformare la regione in “un’isola completamente green, con veicoli elettrici nelle mete turistiche, sia sulla costa che all’interno, e con porti liberi dal gasolio delle barche ormeggiate, che saranno infatti alimentate a energia elettrica”. Secondo Venturini, la Sardegna ha una capacità potenziale di produzione di sola energia solare pari a 3,1 gigawatt. In sostanza basterebbe montare pannelli solari su tutti i tetti della Sardegna per garantire il 60 o il 70% del fabbisogno energetico di base.

Con i suoi 500 megawatt di capacità contrattuale già aggiudicati dal gruppo, la proiezione di Enel preventiva l’eliminazione progressiva della produzione derivante da fonti fossili, attraverso l’aumento delle quote di produzione tramite fotovoltaico ed energia eolica – le cui quote, ad oggi, ammontano rispettivamente al 7% e al 15%. Le comunità energetiche saranno il fiore all’occhiello del piano, come già testimoniano i progetti previsti per Carloforte, la prima isola potenzialmente autosufficiente in termini di energia, o quelli di Berchidda o Borutta, una delle prime dodici comunità energetiche completamente autosufficienti.

Si fissa l’obiettivo al 2030, mettendolo a sistema con quelli già fissati dal Pnrr. Si mira alla completa modernizzazione del tessuto territoriale sardo, rendendolo un esempio di sostenibilità evoluta e d’avanguardia rispetto alle altre realtà in Italia.


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