Una passeggiata tra i murales nel cuore della città eterna.
Gentile lettore, come ormai saprai, se sei un assiduo frequentatore di queste pagine, le mie mensili parole sono qui a farti compagnia non tanto per informati su un fatto di cronaca o per invitarti a esistenziali riflessioni. Si tratta, piuttosto, di una rubrica che possa farti evadere dalla quotidianità e suggerirti posti carini dove trascorrere qualche ora nel tuo giorno libero.
Oggi ti porto a Tor Marancia, quartiere di Roma, labirinto di palazzine arancioni che rimarrebbero normali case se non fosse per i coloratissimi murales che, dal 2015, ne decorano le facciate.
Sei anni fa 20 artisti internazionali, in 70 giorni di lavoro, hanno decorato 22 palazzi con altrettanti monumentali disegni.
Il progetto, ideato da 999Coontemporary, finanziato da Fondazione Roma e dal Campidoglio e patrocinato dall’VIII Municipio, ha fatto sì che questo quartiere diventasse il primo museo condominiale al mondo. Gratuito, a cielo aperto. Da ammirare con il naso all’insù.
Quelli che possono sembrare solo soggetti onirici raccontano in realtà la storia degli inquilini di ogni singola costruzione abitativa.
Ti va di vederne qualcuno con me?
L’opera-prima è quella di Jaz, artista argentino di origini italiane.
Intitolata “Il Peso della Storia”, rappresenta un lottatore argentino che tiene sulle spalle un lottatore italiano, a rappresentare metaforicamente il legame storico che unisce l’Argentina con l’Italia, con probabile riferimento ai flussi migratori del dopoguerra.
Sulla palazzina accanto campeggia il “Bambino Redentore” dell’artista francese Seth.
Il piccolo, rappresentato nell’atto di arrampicarsi su una scala fatta di colore per affacciarsi sul futuro, è Luca e un tempo aveva abitato proprio qui, prima di perdere la vita per un incidente durante i suoi giochi. In quest’opera il piccolo vive, felice, per sempre!
Dall’esterno ora passiamo al cortile del quartiere.
Entrando nel comprensorio, il primo murales che incontriamo è quello di Gaia, uno dei più influenti street-artists americani (parola di Forbes): egli raffigura un’arancia - frutto scelto dagli inquilini al posto di quello che doveva originariamente essere un mandarino - a ricordo di un viaggio compiuto nel Sud Italia, in cui gli capitava spesso di incontrare gente intenta a sbucciare e mangiare mandarini per strada.
Non è casuale la scelta dell‘arancia, chiarissimo richiamo al nome del quartiere di cui il frutto è simbolo.
Poco più in basso, lo sguardo incontra un busto modellato su una statua dello Stadio dei Marmi: l’intento è quello di ricordare come il quartiere abbia avuto origine dal periodo di sventramenti per la realizzazione di Via della Conciliazione voluto da Mussolini, a seguito del quale gli abitanti del Borgo vennero spostati proprio in questa zona.
Più in basso troviamo rappresentata una palazzina arancione, immagine del palazzo stesso su cui oggi campeggia il murales, qui rappresentato al suo stato originale, prima dell’intervento degli Street Artists. La coda del pesciolino che sbuca dal marmoreo volto vuole commemorare gli allagamenti cui era soggetta la zona, quando per l’appunto si rischiava di assistere all’irruzione in casa di questi animali.
Queste immagini dal sapore metafisico e dalla chiara eco dechirichiana, campeggiano su un fondo blu lapislazzulo che richiama il colore del cielo italiano. Titolo dell’opera è “Spettacolo Rinnovamento Maturità”, invenzione di tre appassionati passanti.
Proseguendo nella nostra passeggiata, arriviamo al cospetto della gigantesca Costellazione-Mano, opera del francese Philippe Baudelocque e intitolata “Elisabetta”, in omaggio a Elisabetta Pedricci, inquilina del secondo piano.
Questa Costellazione dell’Umanità prende la forma di un guanto di pizzo, effetto ottenuto disegnando, sul muso nero come la notte, eleganti ricami a colpi di gesso.
Di fronte giganteggia una Madonna con Bambino dalla sinuosità bizantina, opera del romano Mr Klevra, ingegnere prestato all’arte di strada.
La Vergine è denominata “Santa Maria di Shangai”, per ricordare quando la zona veniva additata come la Shangai Capitolina.
Proseguendo sul viale troviamo “Veni, Vidi, Vinci”, firmato dai francesi Lek & Sowak, volutamente colpevoli di quella che appare come una storpiatura ortografica del proverbiale motto di Giulio Cesare e che vuole essere invece un omaggio e un richiamo al genio italiano di Leonardo da Vinci.
Cambiamo ancora facciata per apprezzare “Il Vento” dell’artista spazialista lucchese Moneyless, uno sviluppo di segmenti di cerchietti blu, gialli e neri su fondo bianco.
Appena dietro, è l’opera Art Noveau del romano Diamond “Hic Sunt Adamantes” (lett. “Qui ci sono i Diamanti”).
I Diamanti del titolo fanno riferimento sia al nome dell’artista sia al brillare della vernice oro del murales al sole. Anche qui il Drago Cinese è un riferimento alla “Shangai Romana”.
Se avete avuto la fortuna e il piacere di visitare la bellissima Diamante in Calabria, noterete una somiglianza tra questa donna e il volto della bella “Crazy Diamante” rappresentata alle porte della cittadina calabrese.
Tra i murales più colorati troverete sicuramente “Cascata di Parole” dell’artista tedesco Satone. Galeotta fu, per l’ideazione dell’opera, una discussione animata che ha coinvolto due inquilini a due piani di distanza, talmente accesa da dare origine a questo variopinto tripudio di strane forme.
Chiudiamo questa passeggiata con “Distanza Uomo Natura”.
Su uno sfondo celeste due dita, che ricalcano le celeberrime mani sistine di Dio e di Adamo, tentano di sfiorarsi.
Nel vuoto che le divide tutta la struggente distanza che separa ormai l’uomo dalla natura.
L’artista è Jerico, filippino di origine, romano di adozione.
Questo è solo un assaggio di tutte le opere che questo Museo Condominiale può regalarti. E non pensare che Tor Marancia sia l’unica oasi di streetart in città.
Se scarichi l’app StreetArtRome, creata da Arttribune, potrai avere a portata di pollice una mappa, con tanto di mirata descrizione, di tutti i graffiti disseminati nella Capitale.
Divertiti a scoprirli tutti!
Alla prossima passeggiata.
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