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Immagine del redattoreRossana Del Zio

Un sensore che salva la vita: storia di un'eccellenza italiana


L’immaginario collettivo sottolinea le Eccellenze Italiane soprattutto nell’ambito culinario. La produzione di ottime materie prime della nostra terra, unite a un sofisticato e fantasioso modo di cucinare imitato a tutte le latitudini, è diventato il nostro passaporto universale. Eppure, il genio italiano e la forza delle idee che durano nel tempo, mettono radici profonde ed encomiabili anche in altri ambiti come per esempio l’elettronica. Non molto tempo fa, grazie a un incontro fortuito per il quale vale il detto “galeotto fu il libro e chi lo scrisse”, ho incontrato Mauro Spampani e i suoi più stretti collaboratori. Una piccola realtà imprenditoriale che ha un enorme valore in termini non solo di qualità, ma d'ingegno e orgoglio italiano.

La loro attività ha colpito il mio interesse su argomenti che riguardano la sicurezza e la prevenzione legati al territorio laziale definito “zona sismica” e che include numerosi Comuni, alcuni dei quali hanno aderito alle iniziative proposte dalla Protezione Civile lo scorso autunno. Per non parlare poi di disastri idrogeologici, valanghe e terremoti che hanno riempito la cronaca durante l’ultimo anno che hanno evidenziato la fragilità di alcuni nostri sistemi di controllo sul territorio. In questi casi, come spesso accade, si parla della tragedia e delle azioni mancate, senza dare luce a quanto di più sofisticato possiamo trovare sul mercato italiano, strumenti che potrebbero fare la differenza se solo fossero utilizzati in modo efficace per monitorare alcuni eventi. In particolare parliamo di sensori. Sensori? Esattamente. L’azienda di Sarzana ne produce una diversificata gamma utilizzati soprattutto da grandi aziende ed Enti nazionali e mondiali per la ricezione di segnali in ambito sismico e strutturale i cui eventi vengono raccolti in una data base per effettuare il monitoraggio con software creati “ad hoc” dalla stessa azienda. In particolare in Italia il sensore viene utilizzato dalla Protezione Civile, il vecchio Servizio Sismico Nazionale, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e da molti Enti Pubblici per monitorare oltre terremoti anche edifici pubblici quali scuole, municipi e altro, in condizioni dinamiche e statiche.

Da dove nasce l’idea e come si è realizzata la fusione tra passione, professione e genialità italiana?

Siamo degli elettronici di base, abbiamo iniziato con misurazioni in campo industriale circa venti anni fa. Poi sono arrivate le collaborazioni con le università, la prima in Basilicata per il monitoraggio di strumentazione portatile in ambito sismico. E da lì è nato tutto.

Per anni siamo stati legati ad altre aziende e nel 2000 è nata Leane Net diventata poi Lunitek nel 2014. Ci abbiamo creduto e con le nostre forze abbiamo incrementato ricerche e prestazioni con ampliamento ad altri Enti. I feedback ci hanno permesso di modificare la produzione e crescere. La curiosità è il volano che da sempre ci porta a migliorare prima di tutto e cerchiamo ogni anno di definire e ampliare le nostre idee. Progettiamo hardware e software contemporaneamente per rendere fruibili i risultati e vendiamo anche prodotti non solo nella nostra rivendita aziendale, ma anche in Sudamerica e Stati Uniti e altri Paesi del Sud Est Asiatico.

A oggi siamo in quindici persone, con un lavoro che va avanti sempre alla ricerca di nuove opportunità con una conduzione semplice, come una piccola famiglia, ma con idee e voglia di crescere insieme che vanno di anno in anno oltre le nostre aspettative. La ricerca la facciamo in sede, o presso sedi del CNR, INO di Firenze per esempio, o nelle università o altri partner tecnologici e ci auguriamo in futuro di poter accogliere giovani leve con lo stesso entusiasmo e curiosità che da sempre ci caratterizzano.

Di quali tipologie di sensori parliamo in particolare?

Ne abbiamo diversi e nel corso degli anni di esperienza sono migliorati sia come prestazione, sia come distribuzione. La produzione primaria è dedicata alla sismologia e avviene presso la nostra azienda insieme alla quale abbiamo un punto vendita che ci permette di commercializzare vari tipi di prodotti, anche non di nostra produzione. Ed è attraverso le vendite che riusciamo a finanziare le nostre ricerche che sono in continuo in divenire. Per esempio, oltre all’utilizzo per rilevare eventi sismici e strutturali, produciamo un sensore infrasonico che viene utilizzato anche per il monitoraggio dei vulcani.

Quali sono i campi di applicazione e quanto posso essere utili a percepire anticipatamente eventi catastrofici dovuti ai cambiamenti climatici?

Anticipare gli eventi sarebbe fantascienza, ma se si facesse più prevenzione attraverso una politica di utilizzo di strumenti come questi, forse si potrebbero evitare alcune tragedie. I campi di applicazione essenzialmente sono sismici e geologia e sensori come Hermes e Yeti, per esempio, percepiscono gli infrasuoni sono onde sonore a bassa frequenza al di sotto della soglia uditiva, piccole perturbazioni della pressione atmosferica che, a causa del basso assorbimento atmosferico di queste basse frequenze, possono propagarsi per migliaia di chilometri ed essere rilevate dai sensori di pressione. Il monitoraggio nel tempo è applicato a eventi naturali come eruzioni vulcaniche, terremoti, condizioni climatiche avverse, moti ondosi, valanghe di neve e frane, ed eventi artificiali come esplosioni in cava, esplosioni dovute a tritolo o gas, esplosioni nucleari e onde d'urto.

E in campo della difesa?

Abbiamo partecipato a qualche progetto con il ministero ma sono progetti spot che non hanno avuto futuro, come per esempio il progetto per recupero dei proiettili sparati in mare durante le esercitazioni. Altre volte ci chiamano per simulazioni e test per esperimenti sui veicoli militari.

E di veicoli civili?

Ci occupiamo di distribuire strumentazione e sensori per Ferrari e gruppo Stellantis.

Quanto tempo ci è voluto per far conoscere i prodotti e renderli fruibili nel mondo?

Circa venti anni, ma molto in sordina, non amiamo molto metterci in evidenza. Con la ricerca otteniamo risultati molto più gratificanti e non è poco.

Si possono immaginare ambiti anche più domestici per il loro utilizzo. Per esempio rischio di crolli strutturali nei condomini, vibrazioni sospette di tubature del gas, che possono produrre scoppi accidentali?

Se ci sono dei movimenti potrebbero fare un buon lavoro di monitoraggio insieme a un buon lavoro di analisi strutturale a livello domestico. Non si può pensare di lavorare da soli, la prevenzione si fa coinvolgendo più attori che utilizzano correttamente degli strumenti messi a disposizione.

Cosa direbbe ai giovani che vogliono intraprendere la loro strada professionale oggi?

Coltivare le idee e crederci sempre perché i grandi progetti si realizzano grazie all’impegno e alla lungimiranza. Voglio sottolineare l’importanza della passione e della curiosità dei giovani che sono un grande valore. Un consiglio è quello di avere la testa aperta alle nuove idee anche degli altri e di avere l’umiltà di riconoscere i propri errori, perché senza quelli non si cresce.



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