La povera e martoriata Italia sta subendo sulla sua pelle un conflitto di potere istituzionale che non ha precedenti nella storia Repubblicana.
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I defunti Costituenti mi sono apparsi in sogno l’altra notte e tutti, nessuno escluso, mi hanno detto di avere presentato domanda alla cancelleria del Paradiso per essere reintegrati tra i viventi, perché si sono convinti che quella Costituzione, che con tanto amore, competenza, senso civico, altruismo, generosità, rispetto dello Stato e dei cittadini, da loro varata tanti anni fa, va riformulata alle fondamenta e nessuno meglio di loro è in grado di farlo.
Di sicuro non sono in grado di farlo una buona parte dei novelli menestrelli del potere, gente che ha studiato poco e male, che non è stata capaci di applicarla la Costituzione, figuriamoci riscriverla.
Ai Padri Costituenti un principio basilare era chiaro e a quello si sono ispirati.
La previsione di pesi e contrappesi nel contesto dell’articolato legislativo primario, la Costituzione appunto, era finalizzata alla difesa della sovranità popolare, per evitare che qualunque Istituzione, quantunque titolata, potesse un giorno soverchiare le prerogative dell’altra, relegando la suprema Sovranità Popolare al mero ed umiliante esercizio di spettatrice pagante, platea silente di uno spettacolo mediocre messo in scena da altri, i nuovi menestrelli del potere, appunto.
Qualcuno si domanderà, pagante di cosa? delle tasse naturalmente, di quel tesoro di cui gli Italiani sono unici proprietari e che serve a remunerare, profumatamente, la recita che ognuno degli attori in commedia mette in scena.
In una Repubblica Parlamentare, il Popolo è il solo legittimato a prendere decisioni in nome e per conto della Nazione, nessuno può sostituirlo, avocando a se un potere che la Costituzione non gli attribuisce.
Le Istituzioni Repubblicane esistono per materializzare in fatti concreti la volontà popolare, altrimenti saremmo una cosa diversa, magari una monarchia o una dittatura, e affideremmo al principe illuminato o al dittatore carismatico, oltre che decisionista ed efficiente, la disciplina della nostra esistenza.
I nostri padri costituenti però non hanno voluto questo, l’Italia per loro doveva essere una Repubblica democratica fondata sul lavoro, con il Popolo investito in esclusiva della sovranità nazionale, unico titolato ad esercitare il potere e il governo del Paese, anche se per interposta persona, perché la democrazia vera può essere solo rappresentativa.
Lo abbiamo fatto? no, direi proprio di no. Lo stiamo facendo? sempre no, anzi, direi che stiamo addirittura aggirando e soggiogando il principio della suprema sovranità popolare.
Magistratura e Governo, così veniamo al dunque della questione, si stanno muscolarmente esibendo in uno scontro di potere, dove l’uno pretende di consolidare la propria titolarità ad esercirlo questo potere, l’altro invece, di contro, pretende di assumere su di se il diritto incontrovertibile di vagliare l’azione di governo, legittimandone o meno l’operato.
Sbagliano entrambi, ma la Magistratura di più a mio avviso.
A lei la Costituzione attribuisce il ruolo di autorità giudiziaria, di garante imparziale riguardo l’applicazione delle norme legislative, che sono varate (mi ripeto alla nausea) nell’interesse esclusivo della superiore sovranità popolare. La Magistratura è un servizio, di sicuro il più alto dei servizi repubblicani, ma pur sempre un servizio.
Il Governo è altro, la sua esistenza promana direttamente dal voto della sovranità popolare (quanto mi piace citarla), l’investitura ad agire in nome e per conto del Popolo Sovrano gli viene conferita dal Parlamento, che è l’istituzione suprema dell’Italia Repubblicana.
Suprema, Sovrana, che belle parole, peccato solo che Goffredo Mameli non le abbia musicate nell’inno d’Italia, ma certo lui che allora era solo un giovane ventenne patriota innamorato del suo Paese, non poteva immaginare che saremmo precipitati nella odierna deriva, in un tempo peraltro anche abbastanza ridotto per la storia di una Nazione che ha avuto Roma nel suo passato.
Con questo non voglio certo dire che il Governo è legittimato ad agire indiscriminatamente nel totale spregio delle norme legislative, ma di sicuro le sue scelte di merito non possono essere sindacate dalla Magistratura, solo il Parlamento, quindi il Popolo), può farlo, revocandogli la fiducia.
Diciamocelo chiaramente, dalle inchieste di mani pulite ad oggi, la Magistratura ha invaso spesso il campo altrui, assumendo nei fatti un ruolo di potere che la Costituzione non gli ha mai attribuito.
I costituenti il primato vero lo attribuirono al Popolo, quindi ai Partiti che li rappresentano e alla Politica quale espressione vera di democrazia applicata.
Ma quelli erano tempi “alti”, la politica esprimeva le migliori energie e le intelligenze più vive del Paese, i Leader erano riferimenti certi e qualificati, onorati e rispettati da chi in loro si riconosceva, il voto era cosa seria e la partecipazione attiva durante le elezioni era di massa, oggi votano meno della metà degli aventi diritto, delegittimando tutto il sistema.
E’ per questo che i Padri Costituenti vogliono tornare a calcare i sentieri della penisola, hanno capito che senza il loro intervento andremo a schiantarci di nuovo, perché i timonieri dei navigli oggi in navigazione sono poca cosa, sfiorano il naufragio ogni qual volta escono in mare, qualcuno riesce perfino ad abbattersi sulle pareti che delimitano il porto, in mare nemmeno ci arriva.
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