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Democrazia modello russo


Vladimir Putin

In queste ore il folto popolo degli analisti e commentatori politici internazionali, presenta al proprio pubblico l’esito delle elezioni Russe, argomentando e sottolineando la falsità della consultazione popolare, schiacciata ai voleri e alle pressioni del dittatore Putin.

Lungi da me l’ipotesi, anche la più remota, a volere assumere le difese del “mostro” moscovita, tanto mi separa da lui sotto tutti i punti di vista, siano essi di natura politico-sociale o di semplice vissuto quotidiano, sarei però maggiormente cauto e più parco nei giudizi di merito.

La disinformazione è uno strumento potentissimo, i regimi da sempre lo adottano per il radicamento del proprio potere negli ambiti di competenza, è su di essa che fondano il consenso popolare, lo manipolano, lo orientano e confondono a tal punto, che l’elettore convintamente poi supporta l’idea contorta che il regime si è costruito intorno, votandolo.

In questo senso, il responso elettorale, è si drogato alle radici da convincimenti errati, ma è stato pure espresso genuinamente e in buona fede da parte di chi ha creduto fino in fondo di agire nel giusto.

Come altrimenti spiegarsi maggioranze schiaccianti dell’88%, con una opposizione relegata al ruolo marginario di pura comparsa?

I Russi sono circa 150 milioni di persone, hanno votato intorno al 74% degli aventi diritto e tra questi l’88% ha appunto votato per Putin.

Un numero davvero impressionante di persone, che sarebbe francamente semplicistico pensarli tutti “accompagnati” con la forza militare alle urne, o peggio ricattati e quindi costretti a farlo contro la propria volontà.

Non è così che i regimi si tengono in piedi, che perpetuano il proprio potere, soprattutto questo non accade nei tempi che stiamo vivendo. La propaganda è la loro arma, è con quella che costruiscono una verità parallela a quella reale, riuscendo a sedimentarla nell’animo delle persone, che da essa poi si lasciano guidare.

Lasciatemi però anche dire che questo primato di disinformazione non è solo ad appannaggio dei regimi autarchici, neanche noi, cittadini occidentali delle democrazie più stabili ed evolute ne siamo purtroppo esenti.

Come dimenticarsi infatti degli armamenti distruttivi che USA e GB attribuivano all’IRAQ di Saddam Ussein per giustificarne l’annientamento militare? E’ da quelle azioni che ci siamo poi trovati in eredità movimenti terroristici antagonisti che hanno seminato morte ovunque nel mondo.

O vogliamo ignorare l’azione militare dei cugini Francesi verso la Libia di Gheddafi, per appianarne a parole l’aggressività latente, ma con il malcelato intento di riposizionarsi ai danni dell’Italia in posizione preminente verso le economie emergenti del Nord Africa?  E’ da quelle azioni che il fenomeno migratorio di massa verso l’Europa continentale è esploso.

La condanna verso Putin resta ferma, ovvio, ma quanti errori noi occidentali abbiamo commesso nei confronti del popolo Russo.

Era ancora ieri quando una Russia fiaccata economicamente dall’arretramento tecnologico in cui era precipitata, guardava all’Europa occidentale come un modello cui ispirarsi, quasi a lasciare intendere di essere ormai pronta perfino ad integrarvisi dal punto di vista ordinamentale.

Come altrimenti leggere tutte le coraggiosissime mosse di quel grande statista che è stato Gorbaciov? 

Nei fatti i nostri eroi hanno invece avuto paura del coraggio altrui, hanno si incassato il riassorbimento della Germania dell’Est, dei Paesi Baltici e via via di tutte le Repubbliche che Stalin aveva inglobato nel “Patto di Varsavia”, ma hanno ignorato ed emarginato la Russia, senza minimamente prendere in considerazione l’ipotesi che quello sconfinato Paese avrebbe potuto fungere da cuscinetto tra un Occidente confuso e per certi versi in affanno, rispetto ad un Oriente in forte ascesa, che già da anni si era candidato ad assumere le vesti della leadership mondiale.

Folle pensare che all’Europa e agli USA giovi immaginare che i giganti Russia e Cina stringano alleanza e che insieme diano pulpito e risonanza alle intraprese militari della Corea del Nord. Il mondo tutto sarebbe stato più tranquillo se a questa deriva non fossimo giunti. Stai a vedere che prima o poi dovrò pure decidermi a riconoscere i meriti di Silvio Berlusconi, diplomatico di lusso riconosco oggi, di cui sottolineo non sono stato mai elettore, che primo tra gli altri quella nuova Russia era riuscito a metterla su un binario di dialogo con il vecchio Occidente sviluppato.

La guerra fredda del secolo scorso, che tanto si era intiepidita fino a raffreddarsi addirittura, è oggi tornata alle temperature incandescenti di un vulcano in eruzione, quindi pericolosa quanto mai prima d’ora. 

Putin ha senz’altro contorto il pensiero politico del suo popolo, avrà saputo risvegliarne l’orgoglio per i fasti e la potenza del passato, avrà saputo sedimentare nella gente il sentimento di rivalsa verso l’Ovest, che a tratti è parso il fratello ricco cattivo, che respinge sulla porta di casa il gemello povero in cerca di sostegno.

Sarà stato per un mix di ragioni, ma oggi il dato di fatto è che la Russia si è isolata dal contesto Europeo, che è tornata a respirare il clima pericoloso di chi si sente accerchiato nei propri confini, spingendosi a guardare verso frontiere estranee alla sua cultura e che mai potranno tradursi in solide alleanze politico-sociali, militari però temo di si.

Penso alla Cina ovviamente, che con la Russia storica condivide il nulla, neanche più la ragione istituzionale del socialismo applicato fatto Stato, che per entrambe si è tradotto fallitariamente in una forma spietata di capitalismo oligarchico, rappresentato oggi da figure cresciute praticamente dal nulla, legittimate al potere dai favori del partito che fu o del capo supremo del momento.

Non a caso costoro crescono così velocemente nella gerarchia di potere della propria Nazione, che quando ne discendono con altrettanta velocità, nessuno si ricorda di loro, tanto improvvisa ed improvvisata è stata la loro ascesa ai livelli più alti della gerarchia di Stato.

Potere tanto finto quanto inutile.

Il Popolo invece no, quello è reale e se non si lavora concretamente per aiutarlo a costruirsi una coscienza sociale fondata sulla verità e non sulla menzogna, se non lo si mette nella condizione di riconoscere il giusto dall’ingiusto, l’informazione dalla propaganda, quel Popolo è destinato a perdersi, a lasciarsi reclutare dall’imbonitore di turno, a concedersi ai voleri, anche meschini, di chi lo sfrutta per perseguire i propri obiettivi di potere assoluto.

Fossi cittadino Russo, confesso che oggi sarei combattuto se schierarmi convintamente contro Putin, che dall’interno vuole convincermi che i nemici sono quelli esterni ai confini nazionali, o se invece riconoscere le ragioni della sua rappresentazione, vedendo negli Ucraini gli usurpatori del diritto della sovranità Russa sulla Crimea, o peggio ancora guardare ad Occidente e vederci il solito fratello bislacco, che la domenica ti offre la sua amicizia e il martedì successivo te la rinnega.

Per tanti Russi gli occidentali non sono solo quelli che contribuirono ad abbellire architettonicamente le loro città più rappresentative ai tempi di Pietro il grande e della Zarina Caterina.

Per molti, numerosissimi oltretutto, gli occidentali risvegliano anche i ricordi contorti delle milizie Napoleoniche che, seppure sonoramente sconfitte, lasciarono sul campo di battaglia centinaia di migliaia di morti da ambo le parti in conflitto.

O ancora della aggressione Hitleriana del secolo scorso, quando la sola Stalingrado dovette subire il martirio di oltre 900 giorni di assedio cruento, dopo peraltro che i rispettivi Ministri degli Esteri Ribbentrop e Molotov avevano firmato poco tempo prima un patto di reciproca non belligeranza.

Chiaro che nell’animo di tanti Russi forte e radicato è ancora oggi il sentimento di contrapposizione contro l’Europa mai vera sorella della Russia, spesso solo sorellastra, facile avere ragione del loro sentimento da parte di chi tende a risvegliarne l’orgoglio ferito. E’ in questa chiave che io leggo l’esito delle elezioni Russe, troppo alto il consenso verso Putin per derubricarlo a semplicistico broglio elettorale o pressione indebita verso gli elettori, che sicuramente ci sarà pure stata.

Una ricostruzione che a me non convince affatto, credo invece che stiamo perdendo l’occasione, o che peggio abbiamo già perso, di ricondurre quel Paese verso una strategia politica che guardi con favore all’Europa, riportandolo nell’alveo di una dimensione continentale, oggi davvero molto flebile e tanto di sapore Asiatico.

Non otterremo risultato se non riusciremo a scollegare Putin dalla sua gente, con lui al comando nessuno può dormire sonni tranquilli, l’incidente fortuito è sempre dietro l’angolo, tutte le guerre in fondo hanno avuto come fattore scatenante l’incidente fortuito, quantunque il più belligerante tra i contendenti, quella guerra l’avesse in realtà preparata da anni. 

Un regalo e un errore devastante che a Putin non va fatto, altrimenti l’Ucraina sarà stata solo l’inizio, con il rischio però che i futuri libri di storia potrebbero non essere scritti per estinzione del genere umano.



 

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