ERRORE IMPERDONABILE SPRECARE L'OCCASIONE DEL RECOVERY FUND
Il piano messo a punto dal governo lascia spazio a molti dubbi
Manca ancora un piano chiaro e coerente per l’utilizzo dei fondi della Next Generation EU
Eppure l’Europa ha indicato le direttrici fondamentali per mettere a disposizione le risorse
Un colpevole ritardo dell’Italia, mentre altri paesi europei hanno già predisposto i propri programmi
L’occasione è di quelle irripetibili e non saper accedere al recovery fund sarebbe un errore imperdonabile da parte dell’Italia. La pandemia ha portato tanti morti e oggi le discussioni su un piano nazionale anti pandemico risultano tardive e poco utili alla causa. Adesso bisogna parlare di sostegno, di sistema sanitario in equilibrio precario e di economia.
A ben guardare il piano messo a punto dal Governo lascia spazio a molti dubbi: - Rivoluzione verde e transizione ecologica, a cui sono destinati 74,3 miliardi - Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (48,7 miliardi) - Infrastrutture per una mobilità sostenibile (27,7 miliardi) - Istruzione e ricerca (19,2 miliardi) - Parità di genere e coesione sociale (17,1 miliardi) - Salute (9 miliardi)
Questo è lo schema di massima che l’Italia vorrebbe seguire nella distribuzione delle risorse messe a disposizione del Recovery Fund che vedranno la luce fatte non prima dell’estate 2021 se tutto andrà bene.
E intanto? L’Europa ci ha bacchettato più volte sui ritardi nella messa a punto di un Recovery Plan (credibile) da presentare a Bruxelles. Balzano agli occhi due capitoli : 9 miliardi per la sanità e 17.1 miliardi per la parità di genere e coesione sociale.
La coesione sociale e la parità di genere per statuto ricordano molto le quote rosa, una imposizione che spesso dà più fastidio al mondo femminile che a quello maschile e nella maggior parte dei casi pone l’uomo in condizione di inferiorità “colpevole” per il solo fatto di essere uomo.
E poi la sanità, voler impiegare una somma così esigua lascia immaginare che l’adesione al Mes sia già avvenuta con il placet dei pasdaran del “non accadrà mai” che hanno da tempo deposto le armi su ogni loro singolo principio e su tutti i punti cardine di una ripetuta ma mai concretizzata fedeltà alla parola data agli elettori. In una parola, sfacelo.
Quei 37 miliardi messi a disposizione dal Mes si uniranno ai 9 previsti da Palazzo Chigi e allora si comincia a ragionare di cifre ragguardevoli per il sistema nazionale italiano.
Purtroppo con i soldi del Next Generation Eu non si possono tagliare le tasse. E quanto ci servirebbe!
Tuttavia, nell'illustrare il piano, il Governo ha messo le mani avanti, immaginando nella legge di stabilità che si farà il prossimo anno una riforma del fisco di cui dovrebbero beneficiare i redditi medi, indicativamente tra 40mila e 60mila euro l'anno. Si farà, si vedrà, si concretizzerà. Ma accadrà? Ad oggi si è votato a più riprese sugli scostamenti continui al bilancio, per carità, nemmeno il più perfido degli indovini poteva immaginare un periodo del genere ma a guardare nei dettagli degli interventi fatti dall’Esecutivo il vulnus sugli aiuti alle imprese sembra più una voragine che neanche la prossima legge di bilancio potrà mai colmare. Settantatremila imprese hanno chiuso e 17mila non riapriranno. Tra giugno e ottobre oltre due terzi delle aziende italiane hanno avuto riduzioni di fatturato. La fotografia dell’Istat sulle imprese di fronte al coronavirus è impietosa e in molti casi non tiene conto di piccole realtà familiari destinate all’estinzione. Il tracciato economico dell’Italia è questo, non partivamo da una base solida come quella della Germania e il recupero, se mai ci sarà, avverrà tra un decennio.
La tragedia umana è nei numeri: abbiamo il numero più alto di decessi nell’epoca coronavirus di tutta Europa. E avremo il numero più alto di “decessi economici” di tutto il vecchio continente. Siamo stati diligenti durante il lockdown ma non potremo fare da soli in eterno, per sopravvivere servono soldi, la buona volontà è finita da tempo. E pure la pazienza.
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