A COLLOQUIO CON IL PROFESSORE MASSIMO MARTELLI EX PRIMARIO CHIRURGICO
"Ho raccolto 118.000 firme per riaprire il più grande sanatorio del mondo per la cura delle malattie polmonari"
Che fine ha fatto il Forlanini?
Lo chiediamo al prof. Massimo Martelli, ex primario chirurgico toracico del famoso sanatorio per ben ventiquattro anni.
“E' nel 2006 - inizia il suo racconto il professore - che il presidente della Regione Piero Marrazzo delibera la chiusura del Forlanini e del S. Giacomo (prevista per dicembre 2008), anno che segna ufficialmente l'inizio della battaglia.
Nel 2008 esce sull'Espresso un reportage fotografico, una mossa tattica, volta ad evidenziare il degrado e la decadenza della struttura, orientata a far sorgere il ragionevole dubbio del suo declino .
Tra il 2007 e il 2008 vengono raccolte ben cinquantamila firme che scongiurano la chiusura, oltre a minacciare una denuncia per interruzione di pubblico servizio, questo perchè proprio in quegli anni gli interventi di chirurgia toracica erano circa 1500 l'anno, di cui più di 800 solo nell'azienda S. Camillo, gli altri 600 divisi tra le sei unità operative di Tor Vergata, Ifo, Umberto I, Gemelli, S. Andrea e S. Filippo”.
Il 27 luglio del 2010 viene nominato commissario straordinario.
Qual è la sua prima azione?
“Il 22 agosto 2010 presento, dopo neanche un mese dalla nomina, un progetto di ristrutturazione. Il costo totale dei lavori è di 146 milioni di euro, con un notevole risparmio futuro, grazie a una rinascita di parte del nosocomio con case per anziani e ambulatori.
320 nuovi posti letto destinati alla cura degli anziani, spostamento della AslD (ora AslRM3) con poliambulatori e uffici, che costano quasi tre milioni l'anno tra affitti e manutenzione. Sarebbe bastato ristrutturare i venti mila metri quadri dei due padiglioni centrali con 20 milioni, un investimento ammortizzato nel giro di pochi mesi in questo modo: il fabbisogno di posti letto nelle Rsa della regione si aggira su quota 7.800; questa carenza costringe gli ospedali a ricoverare malati non acuti con un costo giornaliero di oltre mille euro, dieci volte più del dovuto.
Se i degenti venissero, dopo la fase acuta, trasferiti nel nuovo complesso, gli ospedali sarebbero sgravati di 320 degenze che sono costretti a mantenere per la carenza di posti, dove un posto costerebbe sui 100 euro al giorno.
Il piano di ristrutturazione viene presentato agli uffici della commissaria di governo alla sanità del Lazio Renata Polverini, ma senza nulla di fatto e pian piano inizia lo spostamento di attrezzature e reparti al S. Camillo e allo Spallanzani.”
Sul finire dello stesso anno arrivano le dimissioni del commissario straordinario dopo aver scoperto che il 15 maggio venivano stanziati 41 milioni di euro per ristrutturazione per i quali non c'é copertura finanziaria, come risponde il dipartimento programmazione economica il 23 dicembre in seguito a un'interrogazione al responsabile.
Non solo i lavori non saranno mai portati a termine, ma verrà anche applicata una successiva penale di sette milioni per lavori iniziati.
Il Forlanini era già deserto negli anni '90, una delle tesi maggiormente avallate in quegli anni per sostenere la chiusura, quando invece nei quattro anni dal 2007 al 2011 “transitano” nell'ospedale ben 15.000 pazienti, nel 2013 il professor Martelli va in pensione e nel 2015 la chiusura definitiva.
Nel frattempo nel 2014 il sanatorio viene valutato con perizia catastale 278 milioni di euro, nel 2016 la giunta Zingaretti stabilisce il valore in 70 milioni con delibera 766 e dispone contestualmente il passaggio da bene indisponibile a bene disponibile autorizzandone la vendita.
Da allora è scesa l'ombra sull'edificio, qualche timido accenno da parte della sindaca Raggi, continua soltanto la battaglia del prof. Martelli.
Un'interrogazione al ministro della salute del marzo 2020 su change.org per la riapertura raccoglie ben 118.000 firme.
E ancora gruppi social a sostegno dell'ex primario: “Gli amici di Massimo che sono per caso passati al Forlanini” conta 24.000 iscritti, “Io amo il Forlanini”, 3500 membri, e con 70.000 pazienti visitati, 25.000 operati, i pensieri di stima per il professore battagliero sono tanti, grazie ai quali è vivo più che mai il ricordo di quel passato glorioso tra le mura del più grande sanatorio per la cura delle malattie polmonari del mondo.
Professore ci può raccontare un aneddoto o un episodio che le è rimasto più nel cuore della sua carriera?
“Sono tanti gli aneddoti e le situazioni che mi sono rimaste impresse, per citarne una: ho operato un uomo giovane calabrese, operato al tumore del polmone, era luglio, un caldo afoso. Lui venne da me nella mia stanza e mi disse: 'Professore io le devo la vita, vorrei sdebitarmi ma non ho possibilità economiche, le ho portato due bottiglie di acqua della fonte del mio paese'.
Questo gesto, pieno di ricchezza interiore e di affetto, è un caro ricordo che mi emoziona ancora.
La cosa più bella era il rapporto tra me e i pazienti, quando li portavo in sala operatoria erano spaventati giustamente, io sdrammatizzavo con delle battute e si addormentavano ridendo. Tutti gli episodi e i messaggi sono stati raggruppati e presto diverranno un libro.
La medicina non è un mercato, ho visitato decine di pazienti gratuitamente, persone che non potevano permetterselo, posso affermare tranquillamente di non aver mai lavorato, mi sono solo divertito durante la mia carriera”.
Parliamo della pandemia, come le sembra stia affrontando la situazione il nostro Paese?
“La pandemia è stata trattata male, anche se tutti i Paesi più o meno si trovano nella stessa situazione.
Io sono un medico della sanità pubblica, ci tengo a sottolinearlo, la sanità pubblica italiana è la più grande al mondo, ma ci sono stati tanti errori, già un anno fa affermavo che è stata svenduta a favore della privata, è inammissibile che strutture come ad esempio gli hotel e centri congressi siano stati adibiti a degenze covid, per altro a pagamento.
Addirittura l'architetto e urbanista Fuksas ha sostenuto che si sarebbe dovuto riaprire subito il Forlanini, non appena iniziata l'emergenza, gli spazi della mensa e quelli attigui in ottimo stato, avrebbero e potrebbero ospitare cinquanta posti di terapia intensiva.
Ci voleva gente capace ed onesta, otto mila medici in pensione di Roma e provincia potevano essere messi in campo per fare vaccini in un posto come l'ospedale, invece di creare le primule con costi assurdi.”
Cosa pensa dei vaccini?
“L'adenovirus è un virus influenzale, la vaccinazione va fatta ogni anno perchè il virus muta.
Il covid muterà nel tempo e il vaccino bisognerà farlo anche nei prossimi anni.
Siamo passati dalle scene delle bare dei morti trasportati dai camion dell'esercito a Bergamo nel marzo 2020 a un libera tutti in estate, senza decessi e senza vaccino.
Bisogna vaccinare sì il più possibile, ma ancora per lungo tempo bisognerà rispettare il distanziamento, indossare le mascherine, lavare le mani, finchè non riusciremo ad interrompere la catena della diffusione del virus.
Anche dopo il vaccino bisognerà essere cauti...”
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