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Sanità nel Lazio, dalla crisi al rilancio, il programma di Rocca

Il 70 percento del bilancio della regione è dedicato alla spesa sanitaria. In un recente sondaggio, per il 59% degli intervistati la sanità del Lazio costituisce il problema più importante ed urgente.


Oltre il 70% delle spese regionali è riconducibile alla gestione e al mantenimento del sistema sanitario. Questo elemento è già sufficiente a comprendere come tale settore meriti un’attenzione prioritaria e non sia consentito immaginare soluzioni improvvisate.

La salute rappresenta un bene pubblico fondamentale che la Pandemia da Covid-19 ha riportato al centro delle agende di tutti i governi mondiali. Senza salute non c’è lavoro, sviluppo, crescita e benessere. Senza salute, gli altri diritti della persona sono compromessi.

Il Servizio sanitario regionale presenta ancora oggi ataviche criticità che abbiamo intenzione di affrontare con metodo e serietà per offrire ai cittadini laziali gli stessi diritti oggi già garantiti in molte regioni italiane.

Affronteremo da subito la questione delle liste di attesa e dei pronto soccorso.

A oggi il 42% degli interventi ospedalieri per l’area cardiovascolare e il 32% degli interventi per l’area dei tumori maligni (dati Agenas) non vengono eseguiti nei 30 giorni necessari per garantire un buon esito di cura e previsti dal Piano nazionale, costringendo le persone a faticosi viaggi della speranza o, peggio, a pagarle di tasca propria rivolgendosi al settore privato.

I soldi messi a disposizione dal Governo per recuperare le liste di attesa (48 milioni di euro) sono stati utilizzati solo per il 3 per cento (dati Ministero della Salute).

Stesso discorso vale per le prestazioni di diagnostica e di specialistica ambulatoriale. I ritardi nell’indagare un sospetto diagnostico spesso fanno la differenza tra la vita e la morte e questo non è accettabile.

A differenza di quanto oggi accade, renderemo effettiva da subito la centralizzazione delle prenotazioni delle prestazioni e delle agende di tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate.

Effettueremo immediatamente, per il tramite delle aziende sanitarie, la ricognizione delle prestazioni in attesa e le azzereremo nei primi 12 mesi di governo.

A tal fine, costituiremo un ufficio dedicato all’interno della Direzione Salute della Regione.

Oggi il tempo medio di attesa in un pronto soccorso prima di essere ricoverati supera i 1.340 minuti, con punte di oltre 2.800 minuti negli ospedali principali; oltre 46 ore contro le 8 massime che dovrebbero essere rispettate. È la situazione peggiore d’Italia. (dati Ministero salute).

E questo nonostante gli accessi al pronto soccorso si siano ridotti di quasi il 30% negli ultimi anni.

Apriremo da subito un tavolo con gli operatori sanitari dell’emergenza e delle cure primarie per analizzare le principali criticità e individuare insieme le migliori soluzioni fornendo loro immediatamente gli strumenti finanziari, tecnologici e organizzativi necessari.

A tal fine informatizzeremo la gestione dei posti letto disponibili a livello regionale con visione giornaliera e costituiremo un Ufficio dedicato all’interno del Direzione Salute della regione.

Rafforzeremo le azioni di recupero delle attività di screening oncologiche.

Affronteremo il tema delle cure oncologiche attraverso un nuovo piano oncologico regionale che prevedrà, tra le altre cose, forti investimenti attrattivi per le migliori professionalità nel campo e la messa a disposizione dei test di Next-Generation Sequencing per tutti i pazienti ove le condizioni di appropriatezza lo richiedano.

La parola chiave della nostra azione di governo nella sanità, sarà la prossimità, portare cioè le cure a casa dei cittadini, prima ineguagliabile forma di prevenzione da ogni malattia.

Conosciamo bene i problemi quotidiani che s’incontrano nei rapporti con la sanità territoriale, che deve accompagnare il mantenimento di una comunità in buono stato di salute.

La prossimità dell’assistenza sarà la chiave dell’azione di governo del territorio, attraverso il rafforzamento della medicina territoriale.

In tal senso integreremo le risorse programmate con il PNRR investendo ulteriormente sulla medicina generale, la pediatria di libera scelta e la specialistica ambulatoriale per migliorare e facilitare l’accesso alle cure primarie e incentivare l’assistenza nelle aree interne a bassa densità abitativa.

Telemedicina e assistenza domiciliare diventeranno le modalità principali di gestione del paziente non acuto ove le condizioni del paziente lo consentano.

Investiremo sulla farmacia dei servizi che diventerà uno dei principali nodi di accesso al servizio sanitario regionale, di prossimità del cittadino, per tutte le prestazioni ivi erogabili in sicurezza.

Fare di più e meglio per la Salute mentale. In Italia sono ben 17 milioni le persone che soffrono di un disturbo mentale.

Di questi, quasi 3 milioni hanno sintomi depressivi - e ben 2 milioni sono donne - mentre 1 milione e 300mila persone hanno una diagnosi di depressione maggiore.

La Pandemia certo non ha migliorato le cose: con l'emergenza sanitaria nel 2020, i disturbi depressivi sono quintuplicati e in generale l'incidenza dei problemi psichici - che era del 6% - è passata a interessare fino al 32% della popolazione.

Fra le peggiori conseguenze a livello globale della Pandemia vi è proprio il significativo aumento delle psicopatologie e dei disturbi psico-sociali.

Noi intendiamo:

· rafforzare le prestazioni sanitarie, socio-assistenziali e dell'assistenza sociosanitaria semiresidenziale e residenziale per le persone con disturbi mentali;

· Implementare i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura per il ricovero dei pazienti psichiatrici volontari prevedendo un incremento di posti letto 1 su 5.000 abitanti;

· Istituire il Fondo per il sostegno psicologico delle famiglie per la gestione famigliare del congiunto convivente affetto da patologie mentali;

· Implementare un Piano sperimentale per la salute mentale 2022-2026 volto a garantire percorsi di cura efficaci, appropriati e sicuri in caso di malattie particolarmente gravi ed invalidanti quali le patologie psichiatriche e le dipendenze patologiche che prevedrà due linee di intervento: il potenziamento dell'offerta di presa in carico ospedaliera di persone affette da disturbi mentali severi o complessi di comorbilità con stati di dipendenze patologiche e l'istituzione di nuovi modelli residenziali per la presa in carico dei medesimi soggetti. Le Regioni, sulla base del patrimonio immobiliare a propria disposizione, individuano soluzioni abitative per i soggetti che, a seguito di dimissione da ospedale psichiatrico o da strutture che prevedono una temporanea permanenza, presentino un'elevata fragilità, una limitata autonomia e siano privi del necessario supporto familiare, ovvero per coloro i quali la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente o permanentemente impossibile o sia contrastante con il progetto di cura, prevedendo, inoltre, l'individuazione di misure volte all'inserimento degli utenti nel mondo del lavoro.

Potenzieremo i servizi per i disturbi del comportamento alimentare, un’altra dilagante piaga del nostro tempo.

Oggi mediamente un paziente attende 7 anni per riuscire a farsi diagnosticare una patologia rara. In collaborazione con le principali associazioni dei pazienti faremo un’immediata valutazione dei bisogni non soddisfatti ed all’esito riorganizzeremo la rete regionale delle malattie rare garantendo modelli organizzativi adeguati nei Centri di riferimento che prevedano percorsi dedicati e facilitati per qualunque esigenza assistenziale e collegamenti strutturati con i Centri di prossimità che accompagneranno il percorso di assistenza quotidiana. Il PNRR prevede importanti investimenti nell’ammodernamento tecnologico degli ospedali e nel potenziamento infrastrutturale del territorio.

Parallelamente perseguiremo ogni strada utile con il Governo nazionale, al fine di avviare:

· un progressivo percorso di adeguamento delle retribuzioni degli operatori sanitari agli standard europei, inizialmente con particolare attenzione a quelli impegnati nei reparti di medicina d’urgenza e in quelli più soggetti a rischi di esaurimento.

· un piano straordinario per completare la stabilizzazione del personale non strutturato, rafforzando e incentivando anche la presenza sul territorio dei Medici delle Cure Primarie e degli infermieri di comunità.


La medicina del futuro non sarà solo quella che curerà, ma soprattutto quella che non farà ammalare.

Fattori comportamentali e stili di vita individuali hanno un ruolo determinante nello stato di salute di una comunità.

In tale ottica metteremo a disposizione dei cittadini laziali, attraverso le Case della Comunità e con il ruolo fondamentale della medicina generale, della pediatria di libera scelta, della specialistica ambulatoriale e delle professioni sanitarie modelli di presa in carico attiva del cittadino per costruire insieme il proprio “progetto di salute”.

L’evoluzione del concetto di «bisogno»: specifica attenzione e maggiori investimenti saranno dedicati alla disabilità e alle malattie cronico-degenerative che presentano uno scenario caratterizzato da bisogni multidimensionali e, di conseguenza, da necessità di intervenire in maniera globale e integrata, dando risposte non solo di natura sanitaria ma anche di natura sociale. Potenzieremo di conseguenza i servizi di presa in carico sociale dei cittadini-pazienti che percepiscono la propria malattia come un unicum e non come la somma di prestazioni indipendenti, sociali e sanitarie.

Investiremo di conseguenza anche sull’assistenza residenziale e domiciliare per la popolazione fragile, con l’obiettivo di abbattere le esistenti barriere di accesso alle cure attribuibili a importanti diseguaglianze geografiche e sociali.

In particolare, investiremo in edilizia sanitaria/abitativa per limitare ove possibile il ricorso alla istituzionalizzazione, con modelli abitativi per la popolazione anziana che integrino assistenza sociale e sanitaria come già avviene in altre realtà europee e americane.

Rilanceremo strutture storiche della capitale come ad esempio il CTO Alesini e il San Filippo Neri investendo in risorse umane e tecnologiche e valorizzandone la attività scientifiche.

Occorre da ultimo riequilibrare i rapporti tra Roma e le Provincie del Lazio garantendo il potenziamento delle strutture provinciali con investimenti in risorse umane, strutturali e tecnologiche al fine anche di renderle attrattive rispetto alle regioni perimetrali.

Il nuovo Lazio non potrà restare inerte e indifferente dinanzi alla tragedia crescente dei decessi causati da infezioni contratte durante la degenza ospedaliera.

Si tratta di una disfunzione del sistema inaccettabile in una Nazione progredita come la nostra. I dati precedenti la Pandemia, che ovviamente ha reso più difficile isolare le cause dei decessi, parlano di quasi 50mila casi ogni anno.

I cittadini del Lazio sono stati colpiti nei primi giorni di quest’anno da un caso particolarmente scioccante: quello che ha riguardato una giovane mamma di 27 anni Valeria Fioravanti, morta per una meningite batterica contratta dopo l’ingresso in ospedale per un ascesso, dopo essere stata visitata in tre ospedali successivi che non hanno identificato i sintomi.

50mila morti l’anno meritano un impegno risolutivo più netto e sistemico.

Perché la costanza dei numeri dimostra che c’è un problema strutturale: parlare di “casi di malasanità” è disonesto e irresponsabile.

L'area dell’ex nosocomio Forlanini in stato di abbandono, rappresenta una vergogna per la Città di Roma e per la Regione Lazio ed un affronto ai tanti medici ed infermieri che hanno speso la loro vita nello storico ospedale.

La nuova Giunta si impegna a restituire il Forlanini alla sanità regionale.

L'Ospedale Bambin Gesù ha avviato con il Governo Meloni un confronto per rappresentare l’inadeguatezza della propria sede storica del Gianicolo rispetto alla complessità raggiunta dall’Ospedale. La sede dell’ex nosocomio Forlanini può rappresentare, non solo una soluzione in termini di spazi, ma un modo per ricondurre un’area abbandonata alla vocazione sanitaria che gli è propria e che la gestione della Giunta regionale e comunale hanno finora dimenticato.

Ci impegneremo in un dialogo con il Governo nazionale per riportare finalmente il Forlanini al servizio della salute dei cittadini.



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