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Immagine del redattoreRoberto Felici

Tra Holl e Mori la sfida della domus

Tra i molti buoni propositi per il 2023, sono davvero molto felice per la decisione di Domus, di dare seguito ad una grande innovazione: sono stati individuati due guest editors che si cimenteranno alla guida scientifica della rivista, un’intelligenza associata mai tentata prima.

Franklin & Marshall College di Lancaster, progettato da Steven Holl

Due architetti diversi, due professionisti distinti, due intellettuali non omogenei in quanto a visione, ma animati dalla passione per la disciplina percorrendo cammini diversi. Una sfida professionale e nuova. I due che a me stesso danno gioia per la sfida sono Steven Holl e Toshiko Mori, figure di grande spicco del panorama dell’architettura e della cultura. Due personalità diverse che condividono uno stesso modo di intendere la responsabilità dell’architettura in un momento così delicato per l‘architettura stessa, per la necessità di salvare e ripristinare l’habitat naturale al meglio, oltre che elevare la qualità delle città.

“Invece di fare riferimento alle tradizionali categorie di architettura, arte e design, preferiamo riconoscere che tutto è collegato.

Il cambiamento climatico del nostro pianeta è legato alle migrazioni sociali, alla conservazione del paesaggio naturale e alle condizioni urbane. Oltre ad avere confini sfumati tra loro, architettura, arte e design sono arti collegate alla scienza e alle lotte sociali.”

Spero davvero che ci saranno nuove prospettive e riflessioni che aiutino a pensare alle tante contraddizioni nel vivere il mondo di oggi e promuovere un dialogo aperto. Le città si estendono sul 3% della superficie del globo, il resto è acqua e terra, ci si chiede quanto importante sia l’architettura per mantenere questo equilibrio, preservando nello stesso tempo le risorse.

Elevare la qualità del costruito delle città è uno degli obiettivi più pressanti oggi. Il lavoro dell’architetto è realizzare i sogni delle persone ma anche tutto questo è stato spesso messo da parte. I risultati sono evidenti e alla presenza di ognuno di noi ogni giorno. Forse trasformare la coscienza è diventato ormai urgente. Raccogliere la sfida può sembrare troppo ambizioso, ma già avere la possibilità di invitare ciascuno al confronto per abbattere tutti i confini per un dibattito sulla nostra vita è troppo importante e indispensabile. A tutto ciò aggiungo che riflettere sui disastri provocati dalla globalizzazione in ambito urbano e pensare a coloro che lavorano a nuovi modelli di sviluppo sostenibile tipo i boschi verticali di Stefano Boeri, sia ancora davvero troppo poco.

E forse nemmeno il ridurre al minimo gli sprechi di Kerè potrà essere la soluzione. Sono convinto che gli architetti dovrebbero confrontarsi molto di più sui maggiori aspetti della globalizzazione e trovare il coraggio di lavorare a volte contro il proprio interesse personale rifiutando di accettare commissioni sospette, opponendosi alle strategie di sviluppo che lacerano il nostro tessuto sociale.

Per tutto ciò aspetto e aspettiamo con grande curiosità i pensieri e le riflessioni di Steven Holl e Toshiko Mori.



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