A distanza di oltre quarant’anni dall’approvazione della Legge, la questione aborto è di nuovo agli albori della cronaca visti i recenti dietro front di alcuni Paesi e il timore di ripercussioni sull’argomento della nuova compagine governativa italiana, pregiudizievolmente colpevole di esserne contro.
Tuttavia, la questione è delicata e controversa per i punti di vista discordanti e aspetteremo le azioni rispetto a cambiamenti che già si annunciano a favore del diritto, ma con un’applicazione puntuale.
In questo momento è interessante capire il perché un certo tipo di pensiero sull’aborto stia facendo un passo indietro. Un’analisi attenta del contesto sociale, economico e culturale potrebbe darci una risposta esaustiva.
Le donne della generazione X, figlie della generazione sessantottina, sono state le prime a vivere quell’eredità culturale proiettata verso il cambiamento rispetto a limitazioni che relegavano la donna in molti ambiti sociali. La libertà sessuale, le manifestazioni di piazza, le ribellioni dei loro giovani genitori protagonisti e artefici del boom economico, hanno contribuito all’epocale cambiamento con le mamme al lavoro, l’indipendenza di figli lasciati soli a casa, le prime TV a colori, il sogno americano, il riconoscimento di alcuni diritti tra cui il divorzio e l’aborto.
Questi ultimi, in un Paese cattolico come il nostro, non sono stati due obiettivi che si sperava di raggiungere. Eppure, nonostante i governi del tempo fossero ben assortiti tra pro e contro nei confronti di un certo tipo di decisioni, la consapevolezza della trasformazione del tessuto sociale, culturale ed economico ha raggiunto quella classe politica che si è affidata al futuro in modo positivo. All’epoca per le donne la legalizzazione dell’aborto sembrava essere uno strumento da utilizzare con semplicità e disinvoltura, cancellando quella consapevolezza che potesse influire sulle singole scelte. Slogan delle donne femministe come “Aborto libero e gratuito” non solo troneggiavano nelle manifestazioni, ma sembravano dare un sano riconoscimento del diritto del quale per anni si è abusato.
A memoria sfido le donne a ricordare quante ne abbiano conosciute, in famiglia e non, che hanno abortito per più di due o tre volte, magari madri, nonne o zie ancorate al retaggio sessantottino e oltre.
E sfido le stesse donne, che hanno contato gli eventi, a riflettere.
Poteva capitare una volta, ma due, tre e oltre, era essenzialmente un’azione riparatrice che, come già sottolineato, non considerava la consapevolezza della scelta.
L’aborto non è un gioco e per fortuna l’educazione all’uso di strumenti di contraccezione e la libertà sessuale, non più così incosciente, hanno trasformato quelle scelte in qualcosa che viene prudentemente considerato.
La scelta è dolorosa, qualsiasi sia il modo, il tempo e la causa di quella decisione. Nel frattempo la medicina, la ricerca, le stesse donne non sono più gli stessi di quattro decenni fa in termini di conoscenza, esigenze e maturità sull’argomento.
Gli strumenti anticoncezionali e la stessa diagnostica hanno dato un contributo notevole sia in termini di prevenzione di gravidanze indesiderate sia sulla valutazione e considerazione della salute della donna e del bambino.
Gli aborti sono in calo da diversi anni, sono in aumento gli obiettori di coscienza che vengono purtroppo additati, insultati e mappati come se dovessero vergognarsi di una decisione che è personale sì, ma che ha una connotazione e un peso morale non indifferenti.
E di queste dinamiche i giovani uomini e donne della generazione Z ne sono testimoni consapevoli aiutati dalla condivisione di notizie, di esperienze che non sono più un tabù. Il loro contesto sociale, culturale ed economico è cambiato di non poco.
Fino a oltre trentacinque anni fa non era possibile conoscere il sesso del nascituro, né tantomeno pensare di osservare attraverso una “pancia” cosa facesse quell’esserino che cresceva e se fosse sano.
E quante lacrime versate al solo ascolto del suo cuore pompare o vederlo galleggiare nel liquido amniotico. Oggi si può semplicemente provare quelle emozioni e quelle sensazioni senza essere genitori in attesa.
Ancora una volta i Social Media offrono una vasta scelta di video che restituiscono esattamente le immagini a tutte le settimane della gravidanza e danno la percezione reale di quello che accade e non ci si può nascondere dietro la mancanza d'informazione.
Lo scontro tra i movimenti pro vita e pro scelta è sempre esistito con la differenza che oggi si può e si deve approfondire prima di fare delle scelte che possono avere delle alternative concrete come l’adozione.
In un Paese che come in tanti altri si è praticato per decenni, e lo si fa ancora, l’aborto clandestino dove la popolazione in età fertile sta sempre diminuendo, dove i diritti delle famiglie si stanno allargando, uno sguardo attento dovrebbe andare anche nella direzione di chi figli non può averne, di chi un figlio lo ha perso, di chi fisicamente non può procreare.
Magari il pensiero tout court che la scelta non ha alternative potrebbe invece avere un piano di azione diverso che andrebbe incontro al diritto di essere genitori in ambiti che vengono utilizzati come vessillo nelle manifestazioni di piazza in una continua contraddizione di pensiero e di queste consapevolezze ne sono protagonisti i giovani della moderna generazione e delle famiglie future.
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