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Paolo Massi e Giulia Papaleo

Alberi a Colleferro, i conti non tornano


Rimpiazzo di un albero abbattuto in piazza Italia con uno dei tanti “fuscelli” messi a dimora negli ultimi 8 anni ed i nuovi alberi giovani collocati da qualche settimana nei terreni di risulta di via Fontana dell’Oste

COLLEFERRO - Oltre ai benefici globali di assorbimento dell’anidride carbonica gli alberi offrono una serie di importantissimi benefici locali nelle città soprattutto se posizionati lungo le strade. Essi svolgono un ruolo cruciale nell'ambiente urbano, offrendo una serie di vantaggi che vanno oltre l'aspetto estetico: contribuiscono alla riduzione delle temperature, migliorano la sicurezza, aumentano il valore delle proprietà e favoriscono lo sviluppo delle attività commerciali.

Gli alberi lungo le strade urbane rendono viva e vibrante una città riempiendone le strade di persone anche perché favoriscono la mobilità pedonale e ciclabile.

Tuttavia, negli ultimi anni, a Colleferro si è assistito a un costante e progressivo taglio degli alberi lungo le strade urbane e in alcuni giardini.

Si sono addotte ragioni come la pericolosità, la presenza di malattie (o trascuratezza?) che li avrebbe portati a condizioni tali da richiederne l'abbattimento. Inoltre, sono stati rimossi alberi che "davano fastidio”, per svariati motivi, molti dei quali ancora ignoti.

Chi segue le vicende della città attraverso l’unico filtro della narrazione ufficiale potrebbe giustamente obiettare che negli ultimi anni il bilancio tra alberi piantati ed alberi tagliati sia andato nettamente vantaggio dei primi: numerose le foto, i racconti, gli eventi che hanno visto amministratori ed assessori celebrare la piantumazione di un “albero” per questo o quel motivo.

Immagini che li ritraggono con la pala, la vanga o addirittura nell’intento di trasportare personalmente l’alberello in situ hanno accompagnato puntualmente la retorica di una presunta spiccata sensibilità ambientalista.

Numerosi sono stati gli arbusti e i fuscelli messi a dimora a sostegno della suddetta narrazione. C’è stata la corposa fase delle pianticelle di ulivo disseminate un po’ di qua un po’ di là negli spazi di risulta, nei cortili delle scuole e addirittura come rimpiazzo di imponenti alberi maturi nei giardini pubblici (la foto 1 parla da sola). In seguito la fase delle ripetute piantumazioni al prato del castello dove senza alcun piano paesaggistico ed alcun progetto si è improvvisata a più riprese la messa a dimora di arbusti chiamati alberi, poi di alberelli alti poco più di un bambino disposti esclusivamente lungo la fascia perimetrale: ad ogni occasione la foto di rito ed un nuovo episodio della saga.



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