Tempo d’autunno. Tempo di eventi e della buona tavola. Tempo di castagne. Anzi Marroni.
Il prodotto più pregiato e vera eccellenza per Segni piccolo paese dei Monti Lepini che nei giorni dal 24 al 27 ottobre è stato scenario della 67esima edizione della Sagra, appuntamento annuale che celebra il frutto.
Nel periodo che ha preceduto il weekend suddetto il territorio di Segni e dei paesi limitrofi, dalla provincia alla capitale, è stato letteralmente tappezzato da una comunicazione spumeggiante di promozione, con invito a partecipare. Del resto il gusto inizia dalla vista e allora perfino dall’automobile, mentre si era in movimento e ci si stava spostando da un luogo all’altro nella frenesia di ogni giorno, è stato possibile annotare sul proprio cellulare le informazioni sull’evento in questione offerte da maxi manifesti disposti su bus Cotral: un ottimo modo per ricordarlo facilmente.
Si stima che Segni nei quatto giorni di eventi di sagra abbia accolto più di quindicimila visitatori oltre la sua popolazione.
Arte, cultura, tradizione, enogastronomia, musica popolare e un vincente progetto complessivo dell’Amministrazione Moffa come capacità di una articolata e variegata proposta che per la prima volta ha visto prendere il via, sopra e dentro le Mura, un interessante circuito espositivo di Arti Visive: vie deputate a itinerari artistici con allestimenti presso luoghi religiosi, giardini privati, importanti edifici istituzionali, per una città d’arte che conta molteplici edifici di culto, edifici storici, preesistenze archeologiche con 5 km di mura poligonali e un asse viario della Segni antica, che partendo da Porta Maggiore si biforca per un verso, verso l’area del Foro, attraversando Via San Vitaliano, per l’altro, verso l’area dell’attuale sede del Comune di Segni e la prossima Chiesa del Gesù e di Santo Stefano, passando per Via Umberto I.
CULTURACHEINSEGNI questo il nome del Progetto patrocinato dalla Presidenza della Regione Lazio e dal Comune di Segni in partnership con associazioni culturali, privati, artisti, gallerie d’arte, che ha aperto nuove opportunità e arricchito il panorama della sagra nel versante artistico e culturale. L’arte e la cultura come motori di benessere, bellezza, inclusione, dialogo, relazioni.
Per l’occasione, oltre cinquanta artisti in esposizione, tre mostre e tre giorni di appuntamento alla cittadinanza per le rispettive inaugurazioni presso le tre sedi espositive capitanate con passione e dedizione da Segni Spazio Cultura a cura di Carla De Felice (Palazzo Comunale), Arte in Centro (Chiesa di Santo Stefano) e La Via dell’Arte (Giardini di Sor Ginetto) con i rispettivi presidenti Luca Ferrazza e Bianca Coggi.
L’Amministrazione Comunale nella persona del Sindaco Onorevole Silvano Moffa e di tutti gli Assessori ha fortemente voluto la centralità del Palazzo Comunale e dell’attiguo Cortile come sede espositiva assegnando l’incarico a SEGNI SPAZIO CULTURA che ha curato l’allestimento del Progetto EDEN |ECHI DI EMOZIONI| Nicola Fagnani, Giusi Lorenzi, Valeria Gonnella, Francesco Caso, Carlo Paluzzi. Eden. Luogo fisico e spazio dell’anima. La prima dimora degli umani la cui storia è sempre stata rievocata con un miscuglio di nostalgia e di timore reverenziale.
Il mito di un giardino primordiale luogo di riposo e ricreazione.
L’idea di una regione bagnata dai fiumi, feconda, rifugio di anime e corpi. Una sorta di beauty farm ante litteram. Con un percorso ritmico che ha coniugato il verde e l’architettura, lo sguardo e lo spirito, si è sviluppato il progetto visivo-immersivo tra Stanza del Loto, Galleria fotografica, Sala della ceramica, Corte Comune.
Entro i confini gioiosi dell’arte i cinque artisti in mostra hanno “recintato” il loro Eden contributo emozionale e creativo, consentendo al pubblico osservatore di godere di uno spazio lirico interno ed esterno, di sostare nella contemplazione dell’orizzonte mirabile, di coglierne i frutti, di sfamare la propria curiosità.
Composizione estetica di scultura, pittura, ceramica, fotografia, quel “giardino” è apparso agli occhi del pubblico il simbolo di un cosmo pacificato e sereno, un paesaggio esistenziale ideale, un luogo emblematico di innocenza ritrovata e di speranza inesausta: è l’eco riflesso della vittoria della determinazione e della perseveranza sulle avversità della vita simboleggiata da quel fiore di loto che di notte affonda le radici nel fango e scompare sott’acqua, ma al sorgere del sole ritorna in superficie in tutta la sua bellezza senza alcun segno di impurità; è’ lo sguardo profondo e lungimirante di chi sa cogliere luci ed ombre delle cose e della vita; è la mano che forgia la nuda materia (argilla, ferro, legno, manto erboso) dandole forma e/o colore. Un concetto di visione secondo i punti di vista di ciascuno e l’atto magico per cui la materia muove all’immaginazione e ne rappresenta l’emozione. Nel progetto la restituzione alla città del bellissimo cortile compreso nell’area archeologica tra il Palazzo Comunale e la Chiesa del Gesù.
Lì visibile, un tratto breve di basolato romano e pezzi di strutture antiche e parti di un complesso termale di cui se ne preservano ancora i resti.
Con una acclamata risonanza in termini di successo e di presenze gradite e significativamente crescenti di flussi di visitatori, di amici, estimatori, artisti, critici accreditati, si impone la prospettiva di far crescere questa buona pratica nel calendario degli appuntamenti proposti dalla città di Segni che conduce alla scoperta di un territorio che conserva il suo patrimonio, la sua memoria e le sue tradizioni e li racconta nell’architettura, nelle visioni, nelle manifestazioni del pensiero, nelle pratiche artistiche che nutrono occhi e menti.
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