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Immagine del redattoreMarco Caridi

Babbo, mi porti un gioco elettronico?

Negli anni ottanta, in particolar modo nelle letterine a Babbo Natale, molti bambini, incluso lo scrivente, erano soliti chiedere: “Desidero un gioco elettronico!”.

Ci si accontentava della sola dicitura “elettronico” per rassicurarsi che di qualunque cosa si sarebbe trattato avrebbe sicuramente soddisfatto le aspettative ed i desideri.

Proprio così in quegli anni ci fu il Boom dell’elettronica applicata al mondo del gaming: battaglie navali, flipper, sapientino, robottini, astronavi, giusto per citarne alcuni, da tavolo, più o meno, ma elettronici. Insomma si trattava sostanzialmente di giocattoli che richiedevano le batterie.

Oggi l’elettronica è entrata in ogni nostro quotidiano e fa quasi strano pensare che possa esistere un gioco che non richieda batterie, anche solo per far accendere una lucina lampeggiante. L’elettronica è un’arte!

Arte allo stato puro, ancor più se si pensa all’impatto che ha dato ad una specifica categoria dei giochi cosiddetti elettronici: i video game! Un dolce connubio tra elettronica e animazione video per rendere le emozioni ancora più immersive e profonde. Emozioni fatte di sprite, i personaggi del video game, e poligoni renderizzati, per storie meravigliose ed avventure fantastiche davanti ad uno schermo luminoso.

L'intrattenimento video ludico ha oramai una storia così profonda da poter essere raccontata: dai primi quadratini sgraziati del Pong agli ultimi open world vasti e sterminati. Ed è divertimento immersivo allo stato puro.

Nintendo, Sony, SEGA, Konami, e tante altre ancora sono le aziende che hanno allietato i pomeriggi di tanti ragazzi e non, e che hanno creato un mercato miliardario. Ma facciamo un passo indietro: cosa è un video gioco?

Un videogioco, è un software che ha come scopo principale l'intrattenimento, tramite una combinazione di impulsi audio-visivi che il giocatore recepisce, analizza e che fanno generare in lui una risposta sia emotiva che di comando. Al contrario di altre forme di svago audio-visivo, quindi, il videogioco è una comunicazione puramente bidirezionale e multidimensionale, dove input ed output, sia dalla macchina di calcolo che genera il programma che dall'essere umano, sono scambiati costantemente. Gli aspetti emotivi hanno una importanza capitale e determinano anche il successo commerciale del video game. Quali sono le caratteristiche che determinano il successo di un video game? I due parametri che un disegnatore deve saper equilibrare in funzione del target di business che si dà al progetto sono denominati: giocabilità e realismo. Il primo induce quella percezione di essere parte integrante e determinanti nell’esito della evoluzione del gioco. Il secondo invece determina un altro tipo di percezione, di essere dentro uno spazio di gioco realistico e quindi non finto, fake, pre-confezionato.

La visione estrema della prima categoria determina appunto la perdita di sensazione di essere parte del gioco, se si fanno goal spettacolari ma si percepisce che si tratta di decisioni prese dalla macchina e non determinate dalle azioni del giocatore allora viene meno quell’emozione del sentirsi parte attiva. Estremizzando dalla parte opposta, ovvero quando il realismo si spinge a livelli altissimi la giocabilità decade ed il gioco diventa sostanzialmente un simulatore difficilissimo da condurre. Ecco quindi che nelle sfumature di grigio tra questi due parametri si celano le scelte di progetto che si prefiggono come scopo e valore quello di divertire, dare senso di immersione nello scenario senza ricadere in una difficoltà di gioco che farebbe immediatamente abbandonare la console a chiunque.

Si capisce bene quindi quanto sia delicato realizzare un video game di successo e quanti livelli di attenzione e competenza siano necessari.

Passiamo in rassegna alcuni milestone storici, parrebbe che il primo videogioco sviluppato dall'uomo, grazie al calcolo elettronico, risalga addirittura all'inizio del 1950, quando l'informatica era una scienza complessa, primitiva, estremamente costosa ed in mano solamente a grandi istituti di ricerca oppure organizzazioni militari. Nel 1952 all'Università di Cambridge venne sviluppato quello che fu poi ritenuto il primo software prettamente ludico della storia: una versione digitale del tris denomianato OXO. Il programma girava su un calcolatore EDSAC (Electronic Delay Storage Automatic Calculator), e permetteva l'interazione del giocatore attraverso un monitor a fosfori verdi, regolando le posizioni scelte della scacchiera di gioco con un semplice disco telefonico: il giocatore poteva selezionare la casella da 1 a 9 girando l'apposita corrispondenza sul disco analogico, che immetteva il dato direttamente nell'accumulatore del computer.

Un sistema di certo primitivo, e che non aveva velleità commerciali: fu infatti sviluppato solamente come esempio d'interazione umano-macchina durante una tesi di dottorato. Certamente il 1972 rappresenta una data storica per il mondo dei video games, Atari, azienda Americana appena nata, rilasciò per le sale gioco PONG. Il gioco in sé era una versione estremamente semplificata del ping pong: due giocatori si sfidavano in contemporanea, cercando di passarsi una pallina virtuale, in realtà un piccolo quadrato, colpendola con due piccole barre verticali che fungevano da primitive racchette, se il giocatore mancava la ribattuta, veniva assegnato un punto all'avversario.

Proprio in quegli anni proprio grazie ad Atari nacque la prima console di gioco da casa spostando dalla sala giochi al domestico la possibilità di divertirsi e provare quelle emozioni uniche che solo un video game, per quanto stilizzato, può e sa dare.

Nel 1978 invece, la società giapponese Taito mise in commercio un cabinato destinato a fare la storia del video game: space invaders.

Chi non ricorda gli alieni che avanzano ed il cannoncino che spara a una o più mitraglie difendendosi dietro meteoriti! Anche space invaders come il primo Pong, era un cabinato a monete da sala giochi.

Negli anni successivi si è assistito ad un vero boom dei video game da casa, furono anche gli anni dei primi personal computer baasti su CPU delle famiglie 286, 386, 486 della Intel e della grafica basata su bitmap piuttosto che vettoriale. Insomma le console di gioco raggiunsero uno standard architetturale dalle buone prestazioni, almeno per quei tempi, ed una grande diffusione. Cosa pensate di Pac-Man ?

Davvero incredibile l’emozione che si prova nel vederlo ancora attivo nelle sala gioco di appassionati del settore. Altro milestone storico degli anni 80 è stato dato dalla emergente Nintendo che con Donkey Kong, disponibile anche su console portatili, per la prima volta portò alla luce un idraulico dalla tutina blu ed un cappellino rosso divenuto poi il personaggio principale di tante sfide: Mario.

Vi ricorda qualcuno? Insomma fu un periodo quasi da bolla speculativa per società del settore e console come Commodore. Sul fronte delle simulazioni sportive, sempre molto apprezzate dai videogiocatori, è doveroso far notare come grazie al mondo dei PC, queste abbiano potuto evolversi in pochissimo tempo, soprattutto con i titoli calcistici: le saghe di Kick-Off e Sensible Soccer, amatissime dai fan, aprirono il mercato al proficuo filone del calcio digitale, facendo da apripista all'annosa guerra tra la saga di FIFA dell'Electronic Arts e PES della Konami che si sviluppò a partire dagli anni '90 in poi. All'inizio dell'ultimo decennio del 1900, la tecnologia del mercato PC conobbe un'espansione incredibile, ben più di quella delle console: nuovi e potenti processori venivano aggiornati con cadenze quasi trimestrali, e cominciarono ad essere sviluppate le prime schede grafiche dedicate (GPU); questo, unito al crollo repentino dei prezzi di produzione delle memorie RAM, permise una rapidissima espansione dell'hardware, a costi molto competitivi per le aziende. Nacque così l’era del video gaming per PC.

Con il fallimento di Commodore, avvenuto nel 1992 e con l'Apple verso una fortissima crisi, sia economica che industriale, il mercato andò totalmente il mano ai PC, con il binomio Windows-Intel: tale coppia inossidabile detterà legge per tutti gli anni '90, indirizzando obbligatoriamente la produzione di videogiochi verso una direzione ben specifica, in cui l'uso intensivo delle librerie DirectX di Microsoft si dimostrerà imperativo.

Vi immaginate quanto deve essere elettrizzante sviluppare un video game? Geometrie, grafica, algoritmi di collision detection per poter impartire istruzioni specifiche nel caso in cui il piede d’oro di un grande del calcio come colpisce il pallone. Il computer o la console che fanno milioni di calcoli geometrici al secondo muovendo i vertici di strutture dati tridimensionali rappresentative di tutto lo scenario di gioco. Nel dicembre del 1994, la Sony lanciò in Giappone la sua prima console da gioco, chiamata Playstation. La console, arrivata in Europa ed USA nel 1995, fu una vera e propria rivoluzione del mercato dei videogiochi: molto ben progettata e dall'ottimo hardware specificatamente ideato per la grafica in 3D - la nuova moda del periodo - la Playstation riuscì a piazzare oltre 100 milioni di unità in pochissimi anni di commercializzazione.

Forse proprio la Playstation ha delineato una ripartizione delle competenze tra PC e console. Il video gaming per PC tornò ad essere una nicchia mentre gli appassionati cosiddetti videogamers si sono specializzati con le console da casa e questa nicchia di mercato frutta business per milioni e milioni di fatturati spartiti tra Xbox di Microsoft, Playstation di Sony e Nintendo.

Quanta strada è stata percorsa dagli anni in cui si chiedeva a Babbo Natale di portarci un “gioco elettronico” ad oggi?



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