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COLLASSO SANITA' FALLIMENTO ANNUNCIATO

Aggiornamento: 5 mag 2021

Dopo anni di “razionalizzazione” della rete ospedaliera a colpi di chiusura di ospedali e di interi reparti nei nosocomi più attrezzati, la sanità laziale è al collasso.


Nelle foto: le manifestazioni popolari in difesa dell’ospedale di Colleferro contro la decisione della Regione Lazio di chiudere numerosi reparti.


Dopo anni di “razionalizzazione” della rete ospedaliera a colpi di chiusura di ospedali e di interi reparti nei nosocomi più attrezzati, la sanità laziale è al collasso.

Diciamolo con franchezza. La pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che mettere in luce, con spietata virulenza, una inadeguatezza strutturale e organizzativa da tempo denunciata, ma mai seriamente affrontata da chi, in Regione, ma non solo alla Pisana, aveva ed ha tutt’ora la responsabilità della politica sanitaria nei nostri territori.

La legge in materia è chiara. In sintesi, la Regione, grazie alla riforma dl Titolo V della Costituzione, è pienamente responsabile delle politiche sanitarie.

I sindaci sono le autorità sanitarie principali dei territori amministrati e le Asl sono lo strumento operativo cui è affidata la gestione delle strutture ospedaliere. Nella ripartizione delle competenze il quadro delle funzioni e delle responsabilità è abbastanza chiaro.

Eppure, quando spuntano le emergenze, non si capisce più nulla. Se poi l’emergenza assume i caratteri di una pandemia, come quella che da un anno ormai ci sta maledettamente ossessionando, seminando morti e panico dappertutto, la confusione regna sovrana.

Dalla confusione il passaggio al rimpallo delle responsabilità è pressoché immediato. A rimetterci, come sempre, sono i cittadini, i malati e gli stessi operatori, spesso lasciati soli a fronteggiare l’emergenza.

E’ quanto sta accadendo anche nella nostra Asl Roma 5, dove la situazione è diventata insostenibile. Pronti soccorsi sovraffollati, ospedali al limite della capienza, personale medico e infermieristico insufficiente, turni massacranti per gli operatori, strutture inadeguate: sono la punta di un iceberg che affonda nel mare magnum di una raccapricciante inadeguatezza politica.

Il Comitato libero “ A difesa dell’Ospedale di Colleferro”, di fronte all’aumento vertiginoso dei contagi dovuto alla diffusione del virus, ha fotografato una situazione a dir poco allucinante.

Parlare di fatalità non ha senso, è una offesa alla intelligenza. Aver smantellato, dopo la prima fase del contagio, la rete Covid territoriale è stata una colossale imprudenza.

Ancor più grave il fatto di non averla subito riattivata, quando il virus è tornato a circolare diffusamente. Si sono sprecati mesi “senza colmare i vuoti organizzativi della rete ospedaliera e della medicina territoriale di prossimità”.

“Si è perso tempo nel corso dell’estate e per tutta risposta la Regione Lazio ha deciso di fronteggiare l’emergenza con la sospensione dell’assistenza ospedaliera per i malati no Covid in tutta la Asl, con il blocco dei ricoveri di elezione, negando ai pazienti affetti da patologie diverse dal virus, che necessitano di visite ed esami diagnostici, il diritto alle cure”.

La denuncia del Comitato non si ferma qui. Continuano ad essere insufficienti i posti letto in tutta la Asl; a Colleferro i letti di terapia intensiva e subintensiva sono ancora 4, nonostante siano stati annunciati come disponibili a marzo 2 nuovi posti letto, finanziati da Avio Spa e in parte con donazioni di privati.

Per non parlare dei tamponi. I Drive-in e i laboratori per processare i tamponi sono stati attivati in ritardo. Ritardi anche nei tempi di risposta sull’identità dei cittadini da porre in isolamento e sull’esito dei tracciamenti dei contagi.

Mentre le ambulanze con “positivi” a bordo sostano per ore in attesa di un ricovero.

Di fronte a un tale disastro, si sono svegliati anche i sindacati. La Cisl invoca “soluzioni alternative” e di agire in fretta. Si paventa lo “sgretolamento del sistema sanitario”. Ci si accorge che esistono “problemi di sicurezza e di inadeguatezza strutturale”.

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. La verità è che siamo al cospetto di un fallimento annunciato. E la politica latita. Purtroppo.

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