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DAL GALLINARO AL MAURIZIO NATALI

Aggiornamento: 5 mag 2021

DAL GALLINARO AL MAURIZIO NATALI

Sarebbe troppo facile ripercorrere la storia del Colleferro Rugby, troppo facile, per chi dal lontano 1965 ha vissuto da coprotagonista alla stesura di questi primi meravigliosi e difficili anni.

Peraltro la storia continua e parlare di ciò che avverrà nei prossimi 50 anni, sarà prerogativa di chi, oggi, si trova nella posizione di chi inaspettatamente ha ricevuto una eredità da un lontano zio emigrato oltre atlantico e del quale non ne conosce neanche il nome. Bontà sua.

Un passato fatto di immensi sacrifici e di migliaia di kilometri percorsi con tutti i mezzi di locomozione messi a disposizione, grazie alla questua quotidiana perpetrata dai frati cercatori reclutati dall’indimenticato ed indimenticabile Dott. Carmine Sarno (parlo per coloro che hanno vissuto i primi 50 anni in trincea) i quali con passione e dedizione si sono adoperati affinchè un imprecisato numero di giovani e meno giovani mettessero alla prova la resistenza delle loro strutture ossee nonché della qualità delle lavatrici di mamme, mogli e, qualche volta, fidanzate orgogliose di avere il ragazzo che giocava a “rebbi”.

Il Colleferro Rugby ha segnato il passo in una città dove lo sport, tutti gli sport, dal calcio alla pallacanestro (in italiano) passando per la boxe e l’atletica leggera, senza dimenticare il ciclismo e il motociclismo. Tennis tavolo e su terra rossa, bocce, maratoneti, sciatori, pallavolisti, insomma una città dedicata allo sport, che senza temere nessuna smentita, annoverava il maggior numero di impianti sportivi in assoluto, della intera regione.

Sembrava quindi giusto, che il Colleferro Rugby arrivato nell’olimpo della serie “A” potesse essere allocato in uno stadio degno di questo nome con annessa Club House.

...E COSI FU CHE nel momento in cui, anno 2000, l’Italia del Rugby entrò a far parte del prestigioso 6 nazioni, quale miglior consacrazione del nostro Rugby ante 50 se non quello di ospitare, in assoluto, il primo incontro della rappresentativa italiana vs quella scozzese sul Maurizio Natali di Colleferro!!

Ricorderanno, gli ante 50, che con un colpo di genio del comitato organizzatore dell’incontro, si fece letteralmente dipingere di verde il terreno di gioco dove l’erba non cresceva mai, d’altronde calpestavano quel terreno diciamo…lasciamo stare, non capireste.

Il Colleferro Rugby ha contribuito alla crescita e diffusione del Rugby Nazionale non solo con giocatori di livello, ma anche con dirigenti federali, direttori di gara, istruttori per direttori di gara, non sto qui ad elencare le decine di giovani atleti, ma non posso esimermi dal fare una menzione speciale a Roberto Campagna e Mario Sironi, dirigenti federali ante 50, la cui memoria resterà scolpita nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerli.

In questo periodo qualcuno ha avuto anche la felice idea di fondare un museo dedicato a questo sport “minore”, ma non sta nel perimetro dove anche la nazionale veniva a fare degli stage ai nostri allenatori e giocatori, oggi il Colleferro Rugby non ha un campo e una club house invidiata e copiata da società rugbystiche più blasonate, oggi il Colleferro Rugby è ospite di una società di atletica, ma questa è storia per i prossimi 50 anni, perché i presidenti passano, i giocatori non giocano più, la retorica del terzo tempo forse finirà anche quella, ma il RUGBY FATTO DAI RUGBYSTI NON DAI GIOCATORI DI RUGBY non passerà, perché l’etica di uno sport può diventare anche poesia, se qualcuno avesse l’umiltà di capire la nostra etica.


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