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DISCARICA, UNA STORIA INFINITA

NONOSTANTE LE ASSICURAZIONI DEL SINDACO IL SITO NON E' STATO MAI CHIUSO DEL TUTTO

Mancano ancora le opere previste per la salvaguardia dell'ambiente. Tante parole, pochi fatti

Con la pandemia c'è chi si arricchisce e chi la usa come pretesto per giustificare i propri interessi, indifferente al resto del mondo che sta pagando duramente gli effetti della crisi.

Possiamo forse dire che la pandemia ci ha resi tutti più responsabili e consapevoli dei nostri comportamenti? O invece dobbiamo prendere atto che non si vuole parlare di prevenzione soprattutto in ambito ambientale?

Fatta questa premessa possiamo ora introdurre l'argomento che tratteremo: le opere a protezione della discarica di Colleferro, chiusa o meno che sia, per prevenire danni ambientali.

Con questa definizione, riconosciuta a livello nazionale ed europeo, giuridicamente rilevante, si intende il pregiudizio, il deterioramento o la distruzione, diretta o indiretta, in tutto o in parte dell'ambiente, delle risorse naturali e della biodiversità.

Se dunque il danno ambientale, secondo questa classificazione, si identifica con la lesione anche a singole matrici o ad un unico soggetto la difesa della sua integrità non può essere esclusiva competenza dello Stato, ma di quanti costituiscono lo Stato stesso, ovvero i suoi cittadini.

In definitiva è interesse di tutti che la discarica di Colleferro, nello stato in cui si trova, sia gestista correttamente sia oggi sia per il futuro, ponendo in atto tutte le opere previste ed evitare il sorgere di contenziosi con i residenti e gli abitanti.

E' da poco trascorso un anno dalla chiusura dei cancelli di colle Fagiolara avvenuta per acclamazione del Sindaco di Colleferro, sotto la spinta di una sincera volontà popolare.

Con una manifestazione che ha avuto eco oltre la valle del Sacco e la valle Galeria (dove si riunisce il Consiglio regionale), i Sindaci e agli amministratori locali sono giunti da ogni dove per rendere verosimile, attraverso la loro presenza e le nobili fasce, le parole di Sanna, non avvalorate da un atto amministrativo della Regione Lazio.

Che cosa è accaduto il giorno della chiusura? E il giorno dopo? Nulla.

Un entusiasmante corteo con i Sindaci in testa ha raggiunto l’area antistante la discarica per sbarrare l’accesso ai TIR allo scopo di fare pressione sulla Regione, che aveva dimenticato di dare attuazione alla Legge regionale 17/2016, ai sensi dell’art.3, c. 85.

L’operazione “lucchetto tricolore” per galvanizzare gli elettori non poteva non riuscire visto che il contratto di servizio tra il gestore della discarica, Lazio Ambiente spa, e il Comune di Colleferro era scaduto esattamente il 31.12.2019, data di ultimo conferimento. La ricezione dei rifiuti è stata poi prorogata al 15 gennaio 2020 “e non ulteriormente prorogabile”. Ma nella successiva ordinanza Zingaretti dell’8.1.2020 la frase “15 gennaio 2020 non ulteriormente prorogabile” viene soppressa, dando spazio a molte preoccupazioni, poi avvalorate dal comunicato stampa del giorno precedente al grande evento, con il quale la Regione Lazio si riserva di valutare la futura destinazione del sito.

I delegati dei Comuni che interverranno per fare massa acritica ignoreranno totalmente questo comunicato che prevede la cessazione dei conferimenti in via Palianese, ma che per il futuro si vedrà.

L’operazione peraltro fallisce, a quanto pare, nei confronti della Regione Lazio che non si è lasciata impressionare dai numeri della manifestazione e, ad oggi, non ha pubblicato i documenti sulla chiusura della discarica.

Cosa è successo all’interno della discarica dopo un anno dalla proclamazione della chiusura? Sono state adottate tutte le misure di prevenzione e attuate le misure previste dal piano di monitoraggio e controllo? Intanto sono trascorse ben due stagioni invernali che, con il loro carico di piogge, hanno fatto aumentare la produzione di percolato. Per far fronte a ciò, la società ha indetto un avviso per lo smaltimento in eccesso.

Arriviamo al 2021 con alcune domande sulle scelte amministrative del Comune di Colleferro e della Regione Lazio. Per cercare di rispondere dobbiamo rievocare i fatti emblematici dal punto di vista economico per le casse pubbliche.

Nel 2018 il Comune di Colleferro si dà l’obiettivo di riaprire la discarica gestita da Lazio Ambiente spa, ma la determinazione regionale non basta. Per riaprire ai conferimenti devono essere prima rimossi i tralicci di Terna spa ricadenti all'interno di colle Fagiolara. Il trasloco permetterà di recuperare nuova volumetria senza autorizzazione poiché creerà un enorme grande invaso dove allocare circa 600.000 mc di rifiuti.

Arriva la vigilia di Ferragosto del 2017 e il Comune di Colleferro stanzia 12.700,00 euro e commissiona uno studio per acquisire il parere tecnico sullo spostamento dei tralicci di Terna, mentre il costo economico della rimozione sarà iscritto nel bilancio della società regionale Lazio Ambiente spa.

Nel successivo mese di dicembre mediante ordinanza urgente il Sindaco Pierluigi Sanna dispone lo spostamento dei tralicci e pochi giorni dopo vengono acquisite “per l’assoluta prevalenza dell’interesse pubblico” al patrimonio immobiliare comunale due particelle di terreno, adiacenti la discarica e ricompresi nel progetto di riordino del sito. Per poco più di un ettaro e mezzo, di proprietà della società SPL, Il Comune sborsa 122.979,42 euro (l’Agenzia del Territorio avrà attestato la congruità del prezzo?).

C’è anche chi crede che l’operazione abbia carattere di urgenza perché si vogliono evitare incidenti in discarica e che l’ordinanza sindacale risponda a ragioni di sicurezza.

Spostati gli elettrodotti ora è necessario riempire la buca di rifiuti per evitare frane, crolli e cedimenti del fronte di discarica. Viene chiarito ai dubbiosi che la discarica deve essere colmata al punto tale da eliminare le due gobbe di cammello e dare alla sagoma esterna la forma del panettone.

Dopo oltre un anno, dove è finita tutta l’urgenza? Perché l’invaso non è stato ancora colmato? O meglio, l’invaso sarà stracolmo di maleodorante percolato, dopo che per il secondo inverno consecutivo non risultano (forse solo a noi?) avviate le opere post mortem per la chiusura di colle Fagiolara. Come e quando si intende portare a chiusura il sito? Oppure la chiusura è in corso? La Regione Lazio ha disposto gli atti amministrativi?

Forse è proprio per supplire alla mancanza di tali atti regionali che la Giunta comunale di Colleferro ha deliberato la “Chiusura della discarica di Colle Fagiolara” e con un proprio atto ha disposto nei confronti di una società pubblica regionale, incaricandola di garantire il presidio ambientale della discarica. Siamo certi che Comune possa farlo nei confronti di Lazio Ambiente spa? La società, in qualità di soggetto obbligato, deve provvedere alla gestione del sito della discarica, ma l’attribuzione di tali adempimenti competono al Comune o alla Regione?

Vengono a questo punto in evidenza tutte le criticità, il capping, il piano di vendita delle quote della società, l’impianto del biogas e del percolato, l’esecuzione del piano di gestione post operativa e del piano di ripristino ambientale, le fideiussioni, il titolo giuridico sulla scorta del quale Lazio Ambiente spa ha diritto a gestire il sito, a seguito della scadenza del contratto di servizio con il proprietario di colle Fagiolara, il Comune di Colleferro, le opere pro tempore di messa in sicurezza.

Dal 16.1.2020 ad oggi siamo ancora “nelle more della definitiva formalizzazione di un nuovo rapporto contrattuale avente ad oggetto la regolamentazione della successiva fase di capping e gestione post-operativa”? Quanto dura questa transizione che, senza tempestivi interventi, aggravi i danni ambientali?

Lazio Ambiente spa sta operando solo ai fini delle attività di manutenzione e gestione ordinaria, a garanzia dei presidi ambientali, ma l’aggiornamento del progetto di capping e gestione post operativa, sulla base del quale sottoscrivere un nuovo rapporto contrattuale con il soggetto gestore che regolamenti le operazioni di ripristino ambientale, doveva essere completato, a cura e spese di Lazio Ambiente spa, entro 6 mesi, a partire dal 15.1.2020.

La fase iniziale di aggiornamento del progetto del capping e di gestione della fase post operativa è scaduta quindi a giugno 2020. Sulla base di quale atto il gestore sta continuando ad operare?

Non è escluso che la società possa chiedere “qualora a quella data (ndr 31.12.2019) dovessero residuare dei consistenti spazi non utilizzati e quindi non remunerati i residui investimenti da fare (capping) dovrebbero essere recuperati attraverso azioni di rivalsa dei conferitori che hanno fruito di corrispettivi su previsioni non conseguite”, di cui alla Determinazione del 2018 sulla tariffa di accesso dei rifiuti in discarica.

La discarica è autorizzata fino 2022, la delocalizzazione dei tralicci ha liberato 600.000. E, quindi, restano 482.193 mc di nuove volumetrie e la società potrebbe chiedere ai Comuni di pagare lo stesso qualora venga chiusa prima del suo esaurimento. Ragione di più per tenerla aperta.

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