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Farina di grillo e insetti, ambiguità targata Europa

Aggiornamento: 16 feb 2023

Pochi giorni fa è rimbalzata dalle agenzie di stampa la notizia dell’approvazione da parte della Commissione Europea dell’immissione sul mercato della polvere di grillo comune per usi alimentari.

Molte grandi testate ne hanno parlato, tra le quali il Sole 24 Ore, La Repubblica, il Messaggero, con toni tra il sorpreso e il distaccato, chi portando il discorso su economia e industria, chi su nutrizionisti e cucina, chi infine sull’ecologia e territorio.

Ma chi grida alla novità è un distratto o un male informato; in verità, questa autorizzazione, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in tempi record (in data 4 gennaio 2023, il giorno dopo la decisione) a firma della nostra ineffabile Ursula Von Der Leyen, non è la prima e, forse, è rilevante solo perché consolida un cammino durato almeno 4 anni, per lo più sotto traccia, che le aziende dell’estremo oriente hanno fatto per sdoganare gli insetti nei cibi europei, percorso che oggi vorrei pazientemente ripercorre.

Tutto è cominciato nel novembre del 2015 con l’approvazione da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio del Regolamento n° 2283, che disciplina i cosiddetti “nuovi alimenti”, cioè stabilisce che - per tutelare la salute - ogni nuovo cibo, prodotto in Europa o importato da paese terzi, sia sottoposto ad una precisa autorizzazione.

Essendo noto da un lato che l’industria alimentare era alla continua ricerca di nuovi prodotti più economici, dall’altro che diverse comunità di immigrati facevano uso di alimenti a base di insetti, importati illegalmente, la norma ha previsto in modo salomonico che venisse considerato “nuovo alimento” ogni cibo che non fosse significativamente presente nel consumo umano prima del 15 maggio 1997 sul territorio europeo, data in cui erano state definite le prime disposizioni del Regolamento CE sugli alimenti; prevedeva inoltre, con abrogazione definitiva delle regole del 1997, l’istituzione dal 1° gennaio 2018 dell'elenco dell'Unione dei nuovi alimenti autorizzati o ammessi.

Il Regolamento del 2015, però, se da un lato sancisce l’illegalità del commercio di cibi “nuovi”, sino ad espressa autorizzazione della UE, al punto 15 lascia una grande porta aperta all’ingresso di nuvel food con una frase molto sibillina: l'immissione sul mercato dell'Unione di alimenti tradizionali da paesi terzi dovrebbe essere agevolata, in presenza di una storia di uso sicuro come alimento e tale alimento dovrebbe essere stato consumato in almeno un paese terzo per almeno 25 anni nella dieta abituale di un numero significativo di persone.

Tralasciando altre perle della normativa, desta sospetti, non solo nei diffidenti, il perché si “dovrebbe agevolare” questa immissione di cibi, conclamata al punto 29 del Regolamento stesso con concetti chiari nel senso ma deboli nella motivazione e con molti riflessi ambigui se non capziosi: “è opportuno promuovere le nuove tecnologie e le innovazioni nella produzione alimentare poiché ciò potrebbe ridurre l'impatto ambientale della produzione alimentare, migliorare la sicurezza alimentare e apportare benefici ai consumatori, a condizione che sia garantito il livello elevato di tutela del consumatore”.

Infatti, se andiamo a consultare l’elenco europeo dei nuovi cibi ammessi sin ad oggi (gli aggiornamenti sono pubblicati periodicamente) troviamo soprattutto alimenti e ingredienti inesistenti nel 1997, derivati tutti dalla ricerca di impiegare le più disparate materie prime, disponibili a basso costo, o sottoprodotti di altre produzioni che l’innovazione industriale riesce a sfruttare ulteriormente, oppure sostanze create in laboratorio (ad esempio l’olio prodotto da krill antartico o i nuovi copolimeri per la gomma da masticare, etc. etc.). Su quasi 500 documenti europei che riguardano l’alimentazione umana e animale le autorizzazioni che riguardano gli insetti si contano sulle dita di una mano per cui si rimane perplessi che si debba agevolare un alimento già disponibile presso operatori che non hanno certo bisogno di essere aiutati al punto di dubitare che l’immissione di tali prodotti sia dovuta più all’azione di lobby commerciali, che ad effettive esigenze alimentari degli europei.

Guardiamo perciò alcuni dei soggetti che hanno presentato domanda autorizzativa per nuovi cibi, poi accolta:

· Il 7 gennaio 2018 presenta una domanda per l’immissione sul mercato quale nuovo alimento delle larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) la società Ÿnsect NL B.V. (precedentemente nota come Proti-Farm Holding) nelle varianti congelate, in pasta, essiccate e in polvere. L’azienda con più di 200 dipendenti, composta da molti giovani, scelti (strategicamente) da almeno 20 nazioni diverse, vanta una pletora di oltre 30 partner istituzionali tra i quali l’Agenzia Francese per la transizione ecologica, il fondo della FootPrint Coalition dell’attore Robert Downey, la multinazionale cinese ID Capital, la finanziaria Happiness Capital di Hong Kong, la multinazionale californiana Global Footprint Network, etc. etc.

· Il 13 febbraio 2018 presenta una domanda per l’immissione sul mercato della larva di Tenebrio molitor (larva gialla della farina) la società francese SAS EAP Group Agronutris, nelle forme essiccata, come insetto intero, sotto forma di snack e come ingrediente alimentare. La ditta francese ha circa 30 collaboratori, ha un piccolo stabilimento che opera dal 2011 producendo esclusivamente Gryllodes sigillatus (grillo tropicale) e larve della Hermetia illucens (mosca soldato nera) per l’alimentazione animale. Nel 2021 raccoglie investimenti per 100 milioni di € (non è dato sapere da chi) e fa il salto verso gli alimenti umani.

· Il 28 dicembre 2018 presenta una domanda per l’immissione sul mercato quale nuovo alimento del Tenebrio molitor (larva gialla della farina), dell'Acheta domesticus (grillo domestico) e della Locusta migratoria (cavalletta) la società olandese Fair Insects B.V., tutti insetti presentati nelle varianti congelati, essiccati e in polvere. La misteriosa ditta olandese con solo 5 dipendenti ufficiali (ma dai soci sconosciuti) per questioni di tutela dei dati industriali, ottiene di mantenere riservate tutte le informazioni presentate, come la descrizione dettagliata del processo di produzione, i dati analitici sulla composizione del prodotto, gli studi di stabilità, lo studio sulla digeribilità delle proteine, lo studio sulla citotossicità, una valutazione dell’assunzione nonché gli usi e i livelli d’uso proposti. Questi aspetti però non creano interrogativi nella commissione esaminatrice su come una Newco, o meglio una startup, venuta dal nulla, possa controllare una moltitudine degli aspetti tecnologici e scientifici senza avere dietro un’industria ben organizzata e tecnologicamente molto forte, che la usa come testa di ponte.

· Il 24 luglio 2019 presenta una domanda quale nuovo alimento della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo comune), la società vietnamita Cricket One Co. Ltd, autorizzazione che ottiene facilmente visti i precedenti della Fair Insects. La ditta ha 8 sedi nel mondo, tra le quali una anche in Italia, inizialmente aperte per il commercio di alimenti per la zootecnia o ingredienti di cibo per animali.

Il paradosso è che i grandi produttori di farine e della pasta, sino a ieri contestati per la presenza di parassiti nelle derrate, oggi che questi insetti diventano cibo, potrebbero affermare che tali presenze, per giunta commestibili a tutti gli effetti, non solo non rappresentano una contaminazione dell’alimento ma sono un arricchimento proteico; quindi, tutti zitti!

Converrà comunque analizzarli attentamente i citati presupposti autorizzativi.

L’ambiguità industriale

Se un nuovo cibo proviene da un paese terzo che lo consuma da almeno 25 anni, quali nuove tecnologie la UE vuole promuovere in Europa? L’industria estera che lo produce (alleva, tratta, confeziona e distribuisce) sarà senz’altro più avanti dell’Occidente con un gap tecnico di oltre un quarto di secolo, per cui è difficile che si sviluppi un’attività industriale in Europa in grado di competere efficacemente con chi ha già tecnologia consolidata e gode di un proprio mercato di assorbimento che già assicura volumi significativi, tuttalpiù si potrà creare un indotto commerciale, sempre satellite dei leader esteri della materia prima, come semplici consumatori. In altri termini, con un mercato potenziale vastissimo ma in pratica inesistente, il rischio finanziario su un investimento produttivo di successo è molto elevato.

L’ambiguità sul marketing

Un altro interrogativo legittimo: generalmente è la domanda che fa il mercato e non l’offerta. Secondo Coldiretti, il 54% delle persone intervistate si è dichiarata contraria, il 24% indifferente, solo il 16% si è detto possibilista, mentre l’ultimo 6% ha preferito non rispondere. C’è da interrogarsi se i favorevoli parlano per la propria dieta o per l’alimentazione degli altri… in effetti oggi la domanda di alimenti a base di insetti negli europei è quasi inesistente al punto che i produttori dell’estremo oriente stanno facendo una grande propaganda promozionale di questi cibi. Non è un caso che sia cinese l’entomofago Zilu Wan (https://www.entomofago.eu/2018/05/24/avaento/) promotore dagli USA del cibo di insetti, che vanta ben 1.660 followers nel mondo (non sembrano tanti però!) e annuncia il progetto del villaggio Avaento, dove gli abitanti del villaggio vivono di insetti, auspicando l’automazione degli allevamenti di insetti come l’unico modo per abbattere i prezzi delle materie prime. Però se volete comprare in Italia un pacco di fusilli alla farina di grillo della Cricket Pasta (350 grammi, prodotti dalla Bugsolutely in Tailandia o in Cina) vi accorgereste che siamo ancora lontani dall’economicità.

Colpisce comunque la grazia del packaging con cui la società francese Jiminis (https://www.jiminis.com/it/) presenta sul proprio sito i grilli aromatizzati alla cipolla affumicata o alla curcuma o i vermi molitor all’aglio e erbe di Provenza. Ma è un modo per indorare la pillola; se si va sul sito (cinese) di Alibaba le immagini delle confezioni sono molto meno appetibili dato che nella stessa pagina spuntano anche cibi per animali (https://www.alibaba.com/countrysearch/CN/cricket-protein.html). Però ad un primo senso di disgusto per il cibo segue un’altra domanda: ma una ditta che accetta solo ordini minimi di una tonnellata di grilli (la Heze Jianuojia Pet Products Co., Ltd.) quanti ne produce complessivamente? Un’azienda europea può confrontarsi con un produttore di tali dimensioni?

L’ambiguità nutrizionale

Secondo illuminati commissari europei, l’alimentazione a coleotteri e ortotteri dovrebbe essere promossa per la sostenibilità economica della produzione. In realtà, in Occidente si rischia più l’obesità che la fame e la salute è compromessa da diete iperproteiche, al punto che la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) suggerisce di non superare la percentuale di proteine del 12 -15% delle chilocalorie introdotte quotidianamente completando con il 45-60% di carboidrati e, in secondo luogo, dal 25-35% di grassi.

Verrebbe da dire: che bisogno c’è di introdurre un ulteriore ingrediente proteico che viene usato nel terzo mondo dove mancano altre proteine animali, se non c’è tutta questa necessità?

C’è forse un intento di sostituire o modificare l’attuale regime alimentare del vecchio continente su modelli che storicamente e culturalmente non ci appartengono? Al riguardo la longa manus delle lobby degli insetti fa pubblicare una ricerca (progetto PROMISS), avviata (guarda caso) nel 2016 e conclusa nel 2021, interamente finanziata da contributi europei per 6,9 milioni di euro, che afferma che in Europa almeno gli anziani, quelli sì, hanno diete ipoproteiche quindi, suggerisce, perché non pensare agli insetti per loro?

A conti fatti, tuttavia, le “specialità” prodotte in Europa o importate dall’estero - a parità di apporto proteico - costano notevolmente di più del miglior vitello, come succede per la relativa pasta ed altri prodotti da forno, quindi non sarebbero adatti ad un pubblico anziano, che può essere economicamente meno disponibile; perciò tutti i siti che promuovono l’entomofagia oggi cercano di essere accattivanti sul gusto e puntano sulla curiosità e poco sul contenuto nutrizionale di un pubblico più vasto e più giovane.

Questo anche per non far pensare all’aspetto economico, dato che un etto di ortotteri contiene circa il 22% di proteine contro il 17-21% della carne, tuttavia se compriamo da un importatore cinese grilli essiccati, a 60 centesimi di dollaro l’uno (quantità minima 500 pezzi), stiamo pagando il prodotto circa 38 euro al kg, quindi la sostenibilità economica per il cliente va a farsi benedire…

L’ambiguità sulla sicurezza alimentare

Va detto che le valutazioni della sicurezza alimentare per l’autorizzazione del nuvel food sono effettuate dall’Autorità europea per la sicurezza (EFSA), con sede a Parma che dal 1° gennaio 2018 è stata inondata da richieste di autorizzare nuovi prodotti, in primis da ditte dei paesi asiatici (molte ditte Cinesi) o da intermediari non meglio identificabili.

Una prova lampante di come sia ancora sfuggente il percorso delle autorizzazioni ai nuovi cibi è quello sull’impiego del Tenebrio molitor, un coleottero che assalta la farina, di cui si nutre avidamente, ormai autorizzato ad arrivare sulle nostre tavole come larva essiccata, congelata ed in polvere, sin dal giugno 2021 Il gruppo di esperti dell'EFSA a riguardo ha rilevato che il consumo della larva, sia essiccata intera che in polvere, non desta preoccupazioni in materia di sicurezza, anche se contiene chitina, non digeribile dall’uomo al pari della cellulosa delle fibre delle verdure. Se mai, afferma l’Ente, i rischi derivano dai livelli di contaminanti presenti nelle sostanze date come mangime agli insetti (!). In altri termini l’insetto è commestibile, però possono essere tossici i mangimi che gli danno per cui il risultato dovrebbe essere lo stesso. Praticamente è come se avessero detto: mangiate l’insalata anche se non la digerite, quindi potete anche non digerire la chitina, cosa cambia? Evidentemente il dramma della mucca pazza non ha insegnato nulla!


L’ambiguità ambientale

Il Regolamento europeo afferma con sicurezza che si devono “promuovere le innovazioni nella produzione alimentare poiché ciò potrebbe ridurre l'impatto ambientale della produzione alimentare”.

Questo è uno degli aspetti più capziosi: infatti nella procedura prevista per presentare la richiesta di autorizzazione di un nuovo prodotto all’EFSA non viene assolutamente pretesa la valutazione dell’impatto ambientale della produzione, per cui la frase del Regolamento assume una valenza più emotiva che procedurale, ed in ogni caso sarebbe un compito ben arduo confrontare con un reale bilancio ecologico tutti i parametri produttivi di un nuovo alimento con quello che in teoria vorrebbe sostituire.

Ciononostante i venditori della farina di grilli sostengono che per produrre 1 kg di proteine di carne di manzo servono 10 ettari di territorio e 16.000 litri d’acqua per kg prodotto mentre per lo stesso quantitativo di proteine da grilli (circa 5 kg di insetti) basta 1 ettaro e 800 litri d’acqua.

In realtà (e per fortuna) non ci sarà mai una competizione diretta tra una bistecca e una tartina di grilli, per cui spero di non dover veder mai pascolare migliaia di cavallette sul prato, almeno dalle nostre parti.



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