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Genitori-figli, un difficile rapporto

Il lavoro del genitore, si sa, è un lavoro difficilissimo, forse il più difficile di tutti. Non viene fornita formazione nei mesi antecedenti alla nascita, la vite dei futuri genitori vengono stravolte. Molti si ritrovano a fare i genitori senza averlo pianificato, altri lo desiderano con tutto il cuore ma non riescono, altri ancora lo programmano e ci riescono.

Questo mestiere verrà imparato strada facendo, sbagliando, rimediando, crescendo. Ma c’è una domanda che credo sia lecito porsi: cosa rende un genitore un buon genitore? Non esiste, ovviamente, una risposta universale: non ci sono dei criteri prestabiliti per essere un buon genitore. Possiamo, però, provare ad addentrarci in questo ruolo così complicato, proiettandoci da figli in quello che, forse, un giorno, sarà anche il nostro ruolo. Una cosa che reputo sbagliata nell’approccio di un genitore è quello di avere aspettative sui propri figli: molti genitori si sentono in diritto di pensare che in quanto padre o madre hanno diritto di disporre della vita dei figli come desiderano loro, scaricando addosso ad essi le loro frustrazioni, i loro desideri, le loro aspirazioni. Molti si sentono in diritto di farlo con la scusa di fare il bene del figlio, non rendendosi conto che il volere del figlio è tutto un altro. Molti sono convinti di sapere cosa sia meglio per il figlio, non tenendo conto dei reali desideri dello stesso. La scelta, ad esempio, del percorso universitario, scelto dai genitori e non dal figlio stesso, a lungo andare mette il ragazzo in una situazione di forte ansia e disagio dovuto al fatto che se non porterà a termine il (loro) percorso universitario, i genitori ne rimarrebbero delusi. Il non rispettare le ambizioni, i desideri e la volontà del figlio, credendo di sapere, in quanto genitore, ciò che sia meglio per esso non porterà buoni frutti: il figlio si sentirà sempre in dovere di dover accontentare i desideri dei genitori, mettendo da parte i suoi e destinandosi, dunque, ad una vita infelice. Allo stesso modo: notare che il ragazzo presenta dei disagi e non indagare in merito, credendo sia solo una fase, può portare a dei risvolti spiacevoli. Non sto dicendo che bisogna invadere la privacy dei figli, no. Ai ragazzi devono essere lasciati i loro spazi, deve essergli permesso di sbagliare e di capire dove e come hanno sbagliato. Ciò non significa non indagare se ci si rende conto che nella vita dei figli c’è qualcosa che non va: magari un repentino cambio di comportamento o di umore, la rinuncia, da parte del ragazzo, a cose che prima per lui erano importanti. Indagare, senza invadere pesantemente i suoi spazi, a piccoli passi, ritengo sia un buon modo per essere presente nella sua vita, aiutarlo quando serve, senza mettergli addosso troppa pressione. Anche il ruolo del figlio, così come quello del genitore, non è un ruolo semplice, anche i figli sbagliano, così come i genitori. Prima di essere genitori, figli, fratelli, mariti e mogli, si è esseri umani e in quanto tali sbagliamo. Tutti.

L’importante è riconoscerlo, ragionarci sopra e rimediare ove serva. E questo vale per i figli ma anche per i genitori: il ruolo del genitore non dev’essere un ruolo di autorità che spaventa o influenza negativamente le scelte di vita del figlio, dev’essere un ruolo di autorità che fa crescere, che fa riflettere, che protegge e che rispetta le scelte del figlio. Dev’essere una figura presente nella Vita del figlio, qualsiasi cosa accada: anche se due genitori si lasciano, si separano, divorziano e decidono di ricostruirsi una vita, che è una cosa giusta e lecita, non significa che il rapporto con il figlio debba venire meno. Al contrario: in un momento così delicato, un tale cambiamento sconvolge (e a volte traumatizza) un figlio, rendendolo vulnerabile, insicuro. La cosa più giusta da fare è rispettare i tempi del figlio nell’elaborare un cambiamento simile, non forzandolo a fare nulla che non voglia fare, essendo presente in modo costante nella sua vita, facendogli capire che il legame genitore-figlio non è venuto meno. E’ importante far capire al figlio di essere una figura stabile, di riferimento, sul quale si può contare. Nessuno nasce con il libretto di istruzioni: ognuno è fatto a modo proprio. I genitori sbaglieranno, anche quando il figlio sarà adulto e viceversa: non c’è un modo universale di fare bene le cose. Un buon genitore, dunque, è una persona che sbaglia e rimedia, accetta e supporta le scelte del figlio, lo protegge ma lo lascia comunque sbagliare permettendogli così di crescere, è presente nella Sua Vita, lo ascolta e ne riconosce i meriti. Non esisterà mai un bravo genitore universale: esisterà solo una persona che rispetta il figlio nella sua persona e individualità. E quello sarà un genitore sì imperfetto, ma bravo.



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