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Inquinamento nella Valle del Sacco, tante parole pochi fatti

In tempo di pandemia certo non è semplice parlare di Valle del Sacco, ma purtroppo o per fortuna bisogna andare avanti e allora credo sia il caso di dirle due parole.

Anche perché sul fronte regionale e dei comuni coinvolti il silenzio è assordante.

E’ evidente e va denunciato l’immobilismo degli Enti preposti a fare qualcosa per la soluzione dell’annosa problematica.

Non sappiamo a che punto siano i lavori di bonifica dei siti inquinati di Colleferro, il fatto di essere tornati nell’alveo del SIN (Sito di Interesse Nazionale) dovrebbe farci ben sperare sull’esito degli stessi ma ad oggi di fatto il cambio di passo auspicato non si è avvertito. Addirittura drammatica è la vicenda che riguarda i Comuni a valle di Colleferro. Fino a Ceprano, in provincia di Frosinone, ed oltre, abbiamo centinaia di ettari di terreno interdetti all’attività agricola che oramai da qualche decennio non vengono monitorati per la ricerca dell’inquinante nonostante le rassicurazioni regionali e comunali.

Non sappiamo di fatto se i terreni in questione continuano ad essere inquinati, se si in che percentuale e con quali valori il beta-HCH continua eventualmente ad essere presente. Sarebbe utile per la già martoriata economia agro-zootecnica dell’area conoscere la situazione, anche soltanto per mettere in campo una seppur minima strategia aziendale.

I terreni più fertili, quelli a ridosso del fiume, non possono essere utilizzati.

I decreti di interdizione, fatti abbastanza sommariamente oltre 15 anni fa, necessitano oramai di una revisione non più rinviabile.

Si sono spesi e si continuano a spendere milioni di euro in studi di settore e nella ricerca, che ha visto coinvolti importanti atenei regionali oltre alle aziende sanitarie del territorio.

Qualche tempo fa, nonostante il gran parlare, era emerso, come il beta-esaclorocicloesano nel sangue delle persone controllate non raggiungesse livelli elevatissimi e comunque non tali da giustificare patologie specifiche.

Sarebbe opportuno conoscere la situazione ad oggi, sia nei terreni che nel corpo dei cittadini residenti.

Sono lontani i tempi in cui si narrava, da parte della Regione Lazio, di flotte di pullman romani che avrebbero smesso di inquinare la capitale grazie al bio-diesel della Valle del Sacco…anzi no Valle dei Latini… E’ passato qualche anno, di biodiesel non se ne è più parlato ma il risultato ahinoi è sempre lo stesso, nulla di fatto!

La piantumazione dei pioppi, con escavazione di pozzi artesiani e posa di relativo impianto di irrigazione, che avrebbero dovuto consentire alle aziende di trarre utili dai terreni interdetti si è rilevato un boomerang per gli sventurati agricoltori!

Di fatto il pioppo è risultato un investimento fallimentare, i pozzi non sono mai entrati in funzione ed oggi i proprietari debbono sobbarcarsi l’onere di rimuovere i chilometri di tubo posato!

Potrei continuare a lungo a parlarvi delle promesse che purtroppo non hanno visto la luce e dei tanti progetti che ciclicamente il mondo dell’associazionismo e i candidati Sindaci rispolverano, salvo poi dimenticare tutto il giorno dopo le elezioni.

Brevemente ricordo che il 14/03/2016 da Ass. allo Sviluppo delle Aree Rurali di Gavignano, sollecitai il Presidente della Reg. Lazio a procedere alla nuova caratterizzazione dei terreni più volte promessa.

Con nota del 24/03/2016 fui rassicurato dal Resp. degli Interventi della Direzione Regionale Infrastrutture della Regione Lazio che mi informava che stava predisponendo una procedura ad evidenza pubblica per una nuova caratterizzazione delle aree agricole ripariali e che soltanto all’esito delle analisi sarebbe stato possibile rivedere eventualmente i provvedimenti interdittivi.

Da allora nulla di fatto.

Da ultimo con nota del 19/11/2020 inviata ai Sindaci del territorio la Direzione Regionale Area Bonifica dei Siti Inquinati ci rassicurava…sulla tempistica degli interventi con la nota ufficiale U.1002415 a firma, tra gli altri, del Direttore della struttura, che ci lasciava intendere come in breve tempo si sarebbe arrivati alla definizione della questione con la nuova caratterizzazione. Siamo in attesa ma ancora niente.

Del resto con il Coronavirus (Refugium Peccatorum) che tutti assolve e giustifica e i prioritari impegni degli amministratori locali e regionali a fare la spola tra Allumiere e la Pisana non credo si troverà il modo di mettere una parola definitiva sull’incresciosa vicenda. Il Sacco può attendere!

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